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University of Illinois Urbana-Champaign
http://www.archive.org/details/relazionestoricaOOcarl
RELAZIONE
STORICA DOCUMENTATA
DEL DONO FATTO
&>&&&& mrm^A sa vasi
DI UNA INSIGNE RELIQUIA
DEL COltPO «I S. AGOSTINO
A MONSIGNORE
ANTONIO ADOLFO DIIPUCII
VÉSCOVO DI ALGERI
PAVIA
Nella Tipografìa Vescovile di V. Fusi e G.
1842.
La presente edizione è posi a sotto la tutela delie
Leggi
27-t.b^s
I j avvenimento che forma il soggetto di questa
relazione non sarà dimenticato da quelli che
ne furono testimoni; ma il tempo che tante
cose distrugge e tante ne guasta , potrebbe
esercitare anche su questo fatto o F una o
l'altra delle sue cieche potenze. Che se dall' un
timore ci franca la speranza nella tradizione
dei devoti ? altrettanto non possiamo dire del-
l' altro ? poiché sempre si vede che i fatti
allontanandosi dalle prime origini subiscono le
più strane alterazioni. Prima ancora che questo
avvenimento fosse compito., lo deturpò la Fama?
e sebbene 1' assurdo scoprisse il falso, la ve-
rità non guadagnava per questo. Non è in-
tenzione nostra il combattere ciò che da altri
fu detto o scritto; ma noi che abbiamo ve-
duto consumarsi il fatto nella pompa augusta
e semplice della Religione non vogliamo dal
(ù
-84 iv >S~
canto nostro che sìa mandato ai posteri
con un corredo dì ornamenti d' altra natura,
che tramutino la cerimonia religiosa in uno
spettacolo mondano. E però a servizio della
verità , e sentendo la qualità del carattere
pubblico onde Noi siamo rivestiti 9 ci studie-
remo di narrare i fatti così come sono avve-
nuti , senz' altro ordine che quello del tempo,
senz' altro ornamento che la semplicità ed il
candore, senz' altra osservazione o postilla che
gli autentici documenti.
E per riassumere la cosa da' suoi principj,
ricordiamo come la Chiesa dell' Africa, della
quale per tanti secoli ha fatto strazio la bar-
barie, sia stata resa alla cattolica famiglia
colla recente fondazione del Vescovato d'Algeri
e d'Ippona. Pastore di questa nuova greggia
è Monsignore Antonio Adolfo Dupuch, succes-
sore immediato di S. Agostino nella sedia
episcopale d' Ippona , dopo j 4 secoli dacché
questo insigne Dottore e Vescovo incomparabile
passò dai combattimenti al trionfo.
Visitando Monsignor Dupuch la vasta sua
Diocesi nel 1859, si trovò il 25 di Marzo
alle rovine d' Ippoua. Ivi sotto un' arcata
tra i pochi avanzi dello Spedale fondato da
Santo Agostino 5 eresse con informi pietre
un altare. Ivi in mezzo all' armata , e quasi
in un campo marziale offerse il santo Sacri-
ficio , ed accrebbe con una sacra Ordinazione
la giovane Milizia che deve combattere con
lui le battaglie della Fede. Ivi concepì l'ar-
dentissimo desiderio d'illustrare con un gran-
dioso monumento a Sant' Agostino i ruderi di
quella città che per Lui è divenuta sì celebre;
e senza dipartirsi da quel luogo di sante
inspirazioni, ne tracciò col bastone pastorale
i contorni nella polvere , e scrisse ai Vescovi
della Francia , invitandoli ad assisterlo colle
loro oblazioni. L' invito fu tenuto da ogni
parte con pronta gioja e con fraterna sol-
lecitudine: in breve si mise mano all'opera,
e sorse il religioso edificio.
L'inaugurazione del Monumento era stabilita
pel 28 Ottobre 4 842, anniversario della con-
sacrazione di Monsignor Dupuch a Vescovo
d' Algeri seguita neh" anno \ 858. Ma que-
sti prima che ciò avvenisse voleva pellegri-
nare a quei luoghi che ricordano la penitenza
e la santità d'Agostino, voleva tesoreggiare
in se stesso la venerazione pel suo incompa-
rabile Antecessore , invocarne la protezione
-K vi fr.
particolare sopra di se e sopra la rinascente
sua Chiesa.
Nella primavera di quest' anno Egli andò
a Roma ; poi visitò Ostia 9 dove morì Santa
Monica beata della conversione del figliuolo ;
e di là scrisse al suo popolo ( Docum. N. I
pag. 5 ). Vide Milano \ dove nella bocca di
Ambrogio la parola dell' umiltà e dell' abne-
gazione era stata più potente di quella del
secolo e della carne. Il 23 marzo a notte
inoltrata giunse inaspettato a Pavia 5 meta
della sua peregrinazione 9 dove le ceneri di
Agostino 9 compre con molto oro dalla pietà
di Luitprando re dei Longobardi ? riposano
in luogo d' onore,
Il giorno seguente S.E. Reverendissima Mon-
signor Yescovo di Pavia lo volle ospitare
fraternamente nel proprio palazzo.
Quel giorno (24 Marzo) era il giovedì santo.
Monsignor Dupuch assistette nella Cappella
Vescovile alla Messa Pontificale ed alla funzione
degli Olii Santi: ed insieme al Clero ? ricevette
la Santa Eucaristia dalle mani del nostro ve-
nerato ed amatissimo Vescovo.
Compiuta la sacra funzione egli non poteva
tener celata più oltre P ardente sua brama 9
-6< va fe
lo scopo unico della sua venuta. Egli palesò
apertamente ciò che i ben veggenti avevano
già potuto desumere da tronche parole, e fin
leggerlo negli atti e negli sguardi; disse che
lo avea tratto a questa Città il desiderio di
vedere e venerare P urna benedetta che rac-
chiude le spoglie di S. Agostino, e di ottenerne
una insigne reliquia per la sua povera Chiesa,
che fosse a Lei quasi pegno di futura pro-
sperità.
11 primo di questi desiderj poteva esser
senza difficoltà soddisfatto; ma si opponevano
alP altro alcuni ostacoli , che la confidente
pietà del Prelato Africano non poteva però
riguardare come insormontabili.
E noto a tutti di questa città che il sacro
deposito è custodito e posseduto dal Vescovo
di Pavia , dal Capitolo della Cattedrale , e
dalla Congregazione Municipale. Era dunque
necessario il consenso di questi tre Depositarj
per appagare il desiderio del Vescovo d'Algeri.
Iuoltre la sacra urna fu dai Decreti Pontificj
ripetutamente suggellata a pena di scomunica,
cioè prima da Benedetto XIII nel 1728, poi
dalla Santità di Gregorio XVI nel 4 855 ,
quando per cura del nostro Vescovo , la cui
-K viii >^
pietà lascia una memoria non peritura , fu
eretta la nuova Cappella del Santo , ricomposta
e rialzata la celebre Arca, costruito il nuovo
altare, e le sacre spoglie tramutate dall' antica
Custodia d' argento in quella di Cristallo a
bronzi dorati \ in cui ora si espongono alla
pubblica venerazione.
Dicevamo che la confideete pietà del Prelato
Africano non poteva credere insormontabili
questi ostacoli ; ma possiamo anche dire che
uguale fu il pensiero di questi buoni Cittadini,
quando la lieta notizia si fu divulgata. Nessuno
avrebbe voluto dubitare della generosità del
Nostro Santo Prelato ; né credere che il Re-
verendissimo Capitolo della Cattedrale o l'Il-
lustre Rappresentanza della Città volessero
anteporre r integrità del tesoro al bene spi-
rituale che una parte di esso, fatta istromento
della grazia divina , potrà recare ai nostri
fratelli dell'Africa. Niuno poi voleva prevenire
le intenzioni del Sommo Pontefice, che ciò
sarebbe stato e indiscreto e superbo; ma nella
condiscendenza amorosa del Padre comune chi
non avrebbe confidato ?
Il Vescovo d5 Algeri passò gran parte del
Giovedì Santo prostrata innanzi all' Arca di
S. Agostino y dalla quale non sapeva staccarsi;
ed inoltratasi la notte scrisse al suo popolo,
comunicandogli con intera effusione di cuore
la dolcezza della sua commozione ? la sua
gioja? le sue speranze. Questa lettera compresa
fra i Documenti che corredano la presente
Memoria fu spedita ai Diocesani d' Algeri
soltanto in copia. L' originale , per desiderio
dello stesso Monsignor Dupuch5 dovrà rimanere
presso i Vescovi di Pavia ( Docum. IN. II pag. 9).
Il giorno dopo (2S marzo) Monsignor Ve-
scovo di Pavia ? secondo una bellissima costu-
manza della Chiesa Cattolica 5 pregò l'Apostolo
dell' Africa ad assistere pontificalmente in sua
vece alle funzioni del Venerdì Santo nella
Chiesa Cattedrale. Che se l'illustre Pellegrino
accettò con somma compiacenza l'invito., non
ne fu men lieto il Venerando Capitolo dei
Canonici 5 e tutto il Clero. Ma in vedere la
sedia episcopale occupata da questo Prelato
fiorente d' una robusta virilità , si pensava
tristamente ai tardi anni ed alle membra
affrante del nostro Pastore.
Compiuti i sacri riti, fu ammesso Monsignor
Dupuch alla visita delle reliquie. Monsignor
Vescovo ? un Deputato Capitolare ? ed il Podestà
accompagnato da un Assessore Municipale
erano presenti , recando le chiavi del sacro
deposito ( Docum. N. XVII pag. 8$ ).
Mentre si apriva l'urna, il Vescovo d'Algeri
stava prostrato, umiliandosi e pregando; quando
le sacre spoglie furono scoperte, egli fu com-
mosso fino alle lagrime, ne volle di là dipar-
tirsi se non quando furono tolte alla sua
vista, ed ancora mirava con intensità di spirito
il luogo ove si erano rinchiuse. Laonde egli
chiamò questa visita un colloquio col suo e
nostro Agostino. Prima però che Puma fosse
riposta nella cassa d' argento, egli si trasse
dal dito Y anello pastorale, e ne fece omaggio
alla santa reliquia ; presso la quale starà
perennemente a memoria di questa peregri-
nazione, ed in segno dell'alleanza della Chiesa
rinascente dell'Africa coli' antica di S. Siro.
Quali sentimenti ardessero nell' animo di
Monsignor Dupuch in quegli istanti e dopo,
noi non vorremo significarlo, poiché nei già
ricordati documenti che seguono a questa
relazione ve ne ha più d'uno che li rivela
interi e genuini. Diceva fra l'altre cose, che
P ahbondauza e l'integrità delle ossa venerate
avevano superato la sua aspettazione, poiché
prima di vederle egli aveva creduto colla
maggior parte dei Vescovi Francesi che ri-
manessero di S. Agostino poche ceneri soltanto.
Nella rimanente parte del giorno egli ri-
visitò quell'arca, e cercò notizie ed illustrazioni
sulla vita del Santo, e sulle vicende del nostro
tesoro. Vegliò poi gran parte della notte a
scrivere le tre formali domande al Vescovo ,
al Capitolo ed al Municipio, le quali nel
fervore e nell' umiltà del linguaggio ben ma-
nifestano e quanto fosse grande il suo desiderio,
e quanto apprezzasse l'oggetto della sua do-
manda ( Docum. N.IV pag. 45 — N. IX pag.
67 - N. XIII pag. 75 ).
Nella mattina del sabato Monsignor Dupuch
si accomiatò dal nostro Vescovo per ritornare
con celerità alla sua Chiesa, e da lui ricevette
in dono alcuni frammenti delle sacre spoglie
di Agostino, che furono descritti come segue:
\ .° un pezzetto di parietale ; 2.° un' apofisi
spinosa d'una vertebra; 5.° un' apofisi trasversa
d'una vertebra; 4.° un frammento di costa ;
S.° e 6.° due pezzetti di ossa del tarso; 7.° uno
di osso del carpo; 8.° un frammento d' arti-
colazione. Questi frammenti erano stati tolti
dall'urna dietro pontificia concessione all'epoca
-S< xii H-
sopraindicata dell' ultima traslazione. Furono
disposti in belP ordine in una teca d'argento
di forma ovale 5 con cristallo dalla parte an-
teriore che li rende visibili. S. E. Monsignor
Vescovo nostro munì la teca col suo suggello
episcopale 5 e vi uni la lettera di autenticità
firmata dalla Sacra sua mano il 2S marzo
4 842.
Lieto di questo dono parti Monsignor Dupuch
la mattina del 26 poco prima del mezzogiorno.,
e già pensa ognuno senza che per noi si dica.,
che non si tolse da Pavia senza avere nuo-
vamente visitato Y Arca di S. Agostino. Vi
stette prostrato per ben tre ore. A Milano
dove egli si diresse , e dove passò le Feste
Pasquali., visitò subito la Basilica Ambrosiana,
ed adorò la misericordia del Signore a' piedi
di quella Cattedra , dove si è spiegata così
luminosamente. Da Milano scrisse una terza
lettera ai suoi Diocesani ; ed impaziente di
rivederli cominciò nel 29 il suo viaggio di
ritorno ( Docum. N. HI pag. 4 8).
Poiché il Vescovo d' Algeri fu partito da
Pavia ? S. E. Reverendissima Monsignor Ve-
scovo ? il Reverendissimo Capitolo e P Illustris-
simo Municipio cui era diretta la domanda
*( xiii )&■
della reliquia se ne occuparono immediatamente.
La lettera al Municipio fu letta il 4 di aprile
al Consiglio Comunale, che votò per accla-
matone fosse assecondata. Del pari i «ignori
Canonici concordemente dichiararono essere
giusto , ragionevole e santo il desiderio del
Yescovo d'Algeri ? e ben fondata la speranza
che un' insigne reliquia di S. Agostino debba
essere seme di Fede e di Carità in quell'Africa
desolata. Monsignor Vescovo nostro, che per
lasciar più liberi i voti altrui aveva celato
il proprio , allora Io scoperse ; e non solo
consentì al dono, ma accettò l'invito fattogli
dal Reverendissimo Capitolo e dalla Congre-
gazione Municipale di scegliere Egli stesso
quale fra le sacre ossa dovesse assegnarsi a
far pago il desiderio del Prelato Africano.
La sera del 4 2 aprile fu destinata all'ispe-
zione esterna dell'urna di cristallo; e questa
operazione fu eseguita alla presenza dei Con-
cedenti, e con quella solennità di forme che
in questi casi si richiedono. La parte scelta
da Monsignor Vescovo per la Chiesa d'Ippona
fu dalle persone perite nell' arte anatomica
nominata così : U ulna , ossia V osso del
cubito del braccio destro della lunghezza
4? m ^
d£ e/rca z/rc piede parigino (Docum. N. XVIII
pag. 88 t N. XX pag. 98 ).
Tale risposta ebbe Monsignor Dupuch da
ciascuna delle Autorità concedenti , che scris-
sero in tre lingue diverse , cioè in latino
Monsignor Vescovo, in italiano il Venerando
Capitolo, ed il Municipio in francese ( Docum.
N. V pag. 4S - N. X pag. 61 <w N. XIV pag.
76 ). Queste tre lettere furono spedite in un
solo piego il 2 di Maggio, e rimasero giacenti
buona pezza nelF Episcopio d'Algeri, poiché
Colui a cui erano dirette, ed al quale dove-
vano recare tanta letizia , era allora lontano
dalla sua sede per gravi e faticose cure del
suo Apostolato. Ma quando le vide, Monsignor
Dupuch umiliò le sue suppliche al Santo
Padre pel Breve di concessione. Avendolo
ricevuto il giorno 8 Agosto, ne mandò copia
a S. E. Reverendissima, dando avviso anche
al Capitolo ed al Municipio che egli stesso
sarebbe venuto fra poco pel solenne trasporto
del sacro tesoro ( Docum. N. VI pag. 49 —
N. XI pag. 66 - N. XV pag. 79 ).
Nuove lettere poi giunte a Pavia agli 8
di Ottobre scritte dal Vascello il \ di quel
mese presso le Baleari annunciavano che
-K xv ^r
Monsignore sarebbe qui arrivato il IO, che
il 4 2 avrebbe fatta l'estrazione della reliquia ,
e sarebbe partito il 4 3. In queste egli espri-
meva il desiderio che alcuno dei nostri sigg.
Canonici e del Municipio lo accompagnasse
sino ad Ippona 5 quasi a rappresentare con
un modo sensibile l'alleanza delle due Chiese
( Docum. N. VII pag. 52 - N. XII pag. G9 -
N. XYI pag. 84 - N. Vili pag. Sa ).
Però Monsignore, tardato nel viaggio da
ostacoli non preveduti 5 arrivò a Pavia soltanto
il 4 2 poco dopo il mezzogiorno. Appena giunto
egli desiderò che fosse eseguita la sacra fun-
zione , per la quale era ogni cosa disposta.
I due Vescovi entrarono processionalmente
nella Cattedrale v seguiti dal Reverendissimo
Capitolo e dal Municipio 9 nonché dai signori
Medici che dovevano riconoscere la reliquia.
À queste Persone 9 che secondo il prescritto
del Breve Pontificio erano necessarie , si univa
il Consigliere di Governo I. R. Delegato Pro-
vinciale 9 la cui presenza manifestava l'omaggio
che presta la Civile Autorità alle auguste
cerimonie della Religione. Molto Clero faceva
seguito ai due Prelati , ed infinito era il
popolo accorso.
-*( sun >^
I Vescovi s'inginocchiarono innanzi alF Al-
tare, e fecero breve segreta orazione. Indi
Monsignor Dupuch si levò e presentò al Ve-
scovo nostro il Breve Pontificio , che subito
dopo fu letto al popolo ad alta voce ( Docum.
N. XXI pag. 100). Si presentarono allora le
chiavi del sacro Deposito 9 ed apertolo si tolse
la cassa d' argento che fu riposta sopra una
mensa decorosamente preparata di fronte al-
l' Altare. Da questa poi si estrasse l' urna di
cristallo 9 e riconosciutine intatti i suggelli
appostivi nell' ultima traslazione del 4 835 ?
furono questi tagliati ed aperta l'urna. Allora
si additò l'osso del cubito del braccio destro;
e S. E. Reverendissima il Vescovo di Pavia
lo estrasse dall' urna 5 e sopra un bacile
d' argento lo mostrò ai signori Medici 5 i quali
dopo averlo esaminato lo nominarono ad alta
voce. E V urna fu subito chiusa 5 suggellata
e riposta. Ma la reliquia devotamente baciata
dai due Vescovi , fu da quello d' Algeri ri-
cevuta nelle sue mani, e con essa benedetto
il popolo affollato. Intanto il Clero intonava
F inno dei Santi Dottori; e gli astanti sta-
vano in venerazione. Poi Monsignor d'Algeri
recando in mano il suo tesoro involto ci' un
-*> xv. r )fr
ricco velo, si avviò, e seguendolo Monsignor
nostro , la pia comitiva lo accompagnò fino
al palazzo episcopale ( Docum. N. XIX pag. 93).
Mousignor Dupuch , giusta il suo primo
divisamento, doveva partire da Pavia il ì 3 ;
ma ciò non avvenne. Quel giorno e i due
seguenti egli celebrò la S. Messa all' Altare
di S. Agostino , assistito dal Clero del suo
seguito, e da due Canonici di questa Catte-
drale. Lo stesso giorno \ 3 fu collocato appiedi
dell' altare il musaico da lui diretto al nostro
Venerabile Vescovo per la Cappella dell'Arca
con queste parole: w Bei due Musaici che
possedeva ho scelto quello che vi mando 5
perchè nel mezzo vi sono intrecciati due
anelli^ figura dei nostri cuori} delle nostre
anime , e delle dilettissime nostre Chiese »
e che rammenta i giorni dell' episcopato
di Agostino , poiché fu trovato nelle rovine
d'Ippona, ed apparisce fattura di quei tempi.
Questo musaico di forma ettagona, del diametro
di 20 once milanesi (circa un metro), è incassato
in una tavola di marmo, e porta all' ingiro la
seguente iscrizione: = HIPP. REG. CCCCXXVIIL
= t ANT. ADTJLPH. EP. ^ ECC. HIPP. RENASC .=
GRATI DABANT == TICINUM MDCCCXLIl = ALOYS.
EPISC. = CAPIT. VENER. = CIVIBUS PAPP. =s
b
-^ XVIII )>?-
Il giorno 84 Monsignor Dupuch visitò la
Certosa , questa raccolta di meraviglie 5 che
è superiore ad ogni immaginazione.
Il iS si recò a visitare il Reverendissimo
Capitolo. Ed entrato nella Sala Capitolare ,
cominciò dall' esprimere la sua commozione
ìlei trovarsi colà donde era stata datata la
lettera apportatrice a lui d' una consolante
notizia; protestò la sua perenne riconoscenza,
promise di conservare a perpetua memoria
la preziosa lettera ? pregò i signori Canonici
a volerlo quind5 innanzi riguardare come uno
di loro 5 ed a pregare per lui acciocché si
rivedessero ancora nel cielo. A questa affet-
tuosa allocuzione pronunciata in lingua francese,
uno dei signori Canonici a nome di tutti
brevemente rispose nello stesso idioma.
Poi Monsignore si recò al Palazzo Civico
per rendere lo stesso ufficio di gentile rico-
noscenza ai Signori del Municipio 5 ai quali
più volte ripeteva ciò che aveva scritto alcuni
mesi prima, eh' egli riguarderà sempre come
una seconda sua patria questa buona ed ospi-
tale città*
Yolle nello stesso giorno vedere V antica
Chiesa di S. Pietro in Cielo d' oro , ove
-* XìX >V
riposarono lungamente le sacre spoglie di
Agostino 5 gelosamente custodite. Egli ne tolse
un pezzo di marmo , per farne ad Ippona la
pietra sacra dell' altare nella Cappella del
Santo 9 e tolse dal cenobio alcuni arbusti che,
trapiantati sotto i soli dell' Africa , protegge-
ranno colle amiche ombre i nuovi discepoli
del Santo Dottore.
Così passarono queste giornate , troppo lente
per P impazienza del Vescovo d' Algeri di
ritornare fra' suoi , troppo brevi pel dolore
di doversi allontanare per sempre da questa
città; e l'aurora del 16 ottobre annunciava
ai cittadini una solenne giornata colla pompa
del sole più dell'usato brillante, e col suono
dei sacri bronzi che invitavano il popolo alla
Messa Pontificale.
Il Vescovo d' Algeri che doveva celebrare
il sacro rito , partiva subito dopo, senza più
ritornare al Palazzo Vescovile. Quali parole ,
Dio buono! sarebbero atte a descrivere l'ul-
timo abbracciamento dei Venerabili Prelati !
la commozione profonda di Chi voleva espri-
mere la riconoscenza e l'amore, e non sapeva
sciogliere la parola ! La serenità di spirito
di Chi narrando la sua gioja per P atto
•-K xx ^
Compito 5 parlava del prossimo riposo della
sua caroe presso P altare d' Agostino !
Di queste cose meglio è tacere affatto piut-
tostochè esprimerle imperfettamente.
Poco prima del Pontificale si collocò sul-
P aitar maggiore appiedi della Croce P urna
di bronzo dorato ? entro la quale era riposta
la teca d5 argento munita di cristalli „ che
racchiudeva la reliquia ipponese.
Alle 10 ore prima di mezzogiorno, il Ca-
pitolo ed il Clero della Cattedrale si avviarono
processionalmente al Palazzo Vescovile 5 e fat-
tosi loro incontro Monsignor Dupuch accom-
pagnato dai Canonici e Sacerdoti del suo
seguito 5 mosse con loro alla Cattedrale già
piena di popolo. Nel santuario assistevano col
Municipio il Consigliere di Governo I. R.
Delegato Provinciale coi primi Magistrati della
città ed i più distinti e ragguardevoli cittadini.
Terminata la messa pontificale s' intuonò Pinno
che la Chiesa consacra a celebrare le glorie
dei Santi Vescovi; e poi Monsignor Dupuch
benedisse il popolo colla sacra reliquia 5 la
quale fu subito dopo consegnata a due Ca-
nonici della Chiesa d' Algeri, incaricati di
recarla processionalmente fuori del tempio ?
-^ XXI Vs-
precedendoli il Clero ed i Canonici di questa
Cattedrale, e seguendoli Monsignor Dupuch
vestito pontificalmente.
Giunto alla porta del tempio il Prelato
africano si arresta , depone il Pastorale e la
Mitra, si spoglia degli abiti episcopali, e
rivoltosi ai Canonici che lo circondavano ,
accenna di voler parlare. Quest' ultima allo-
cuzione che fu pronunciata in latino, espri-
meva nuovamente la consolazione, la gratitudine
ed il dolore della partenza; e fu chiusa con un
addio tenerissimo, espresso colle patetiche pa-
role di S. Paolo ~ Amplius non videbitisfa-
ciern meam vos omnes per quos tramivi — .
Appena si tacque Monsignor Dupuch, il Re-
verendissimo sig. Proposto del Capitolo, Vicario
Generale di S. E. gli fece breve ed affettuosa
risposta, egli pure in latino. Poscia il Vescovo
abbracciò ad uno ad uno i sigg. Canonici, e
dato loro il bacio di congedo, alla vista del
popolo intenerito , salì nella sua carrozza , e
partì per Milano, dove giunto, andò proces-
sionalmente a collocare la reliquia d'Agostino
sulla tomba d' Ambrogio.
Ciò che riguarda il rimanente del viaggio
della nostra reliquia, ed il trionfale ricevimento
^ xxn ^r
che Ella ebbe a Milano, a Novara , a Ver-
celli , a Torino 9 in Francia e nell' Africa
non è cosa nostra il narrarlo , tanto più
che niuno dei nostri concittadini vi fu pre-
sente. Né fu già 5 che niuno fosse disposto
a sopportare la fatica di questa peregrinazio-
ne ; ma degni riguardi , che qui sarebbe su-
perfluo F esporre 9 distolsero uno de' signori
Canonici ed altri tre Sacerdoti , che già si
erano apparecchiati alla partenza. Del resto
un' esatta descrizione delle feste religiose so-
lennizzate nelle chiese africane si può leggere
in una Relazione poc'anzi stampata a Bona,
e che noi abbiamo riprodotta in italiana fa-
vella dopo la nostra.
Noi terminiamo a questo ; ma non senza
aggiungere, che la venuta del Vescovo d'Al-
geri a Pavia fu per tutti un avvenimento pieno
di commozione e di gioja.
Al nostro venerato ed amatissimo Vescovo,
a questo Pastore esemplare che ha consumata
nelle sante fatiche una lunga vita , fu con-
solata la vecchiezza nella carissima spe-
ranza , che quella Chiesa transmarina , la
quale sino dalla sua prima origine ha con
maraviglio sa fecondità partorito tanti e si
-S4 xxnr H-
illustri uomini^ sia rallegrata ora da nuova
prole.
Il Reverendissimo Capitolo e V Illustre Rap-
presentanza Municipale sono gloriosi d' aver
diviso il loro tesoro con quel paese finora
desolato , ora rinascente, e d' avere tributato
gli onori episcopali a Colui che a quella terra
deserta, solitaria , ed assetata deve gridare
di rendere i suoi morti, e profetare alle
aride ossa di sorgere e di rivivere-
Tutti i cittadini hanno preso parte ai pii
sentimenti dei Ministri del Santuario, ed hanno
compreso l'importanza del dono fatto in loro
nome dal Municipio a quel popolo, da cui
ora per volere di Dio misericordioso sembra
che si tolga il segno di maledizione e di
servitù, e sia per godere la libertà e le con-
solazioni dei seguaci di Cristo.
Cosi la nostra Chiesa è per sempre unita
col più stretto nodo a quella dell' Africa.
D' ora innanzi noi non udremo parlare di
quei paesi , delle vittorie che vi riporterà il
Cristianesimo , delle fatiche e dei pericoli di
Chi vi predica la parola di Dio, dell'armato
contrasto fra la inveterata barbarie, e la
trapiantata civiltà , senza sentirci tocchi nel
HK xxiv ^r
cuore come si parlasse di cosa nostra. Ma
mentre il secolo ricorderà le battaglie 5 e le
migliaia de' morti , e i nomi dei comandanti,
noi ricorderemo la sentenza del Re Profeta
=c Che se Iddio non custodisce la città 9
vegliano invano coloro che la custodiscono ;
e che se Iddio non edifica^ nulla si edifica. —
Canonico Giovanni Bosisio Penitenziere Maggiore.
Dottore Amilcare Gaklotti Segretario Municipale,
RELAZIONE
DEL
• » .. A. _ ^ ri 1 .. ft& 4 » >
IMI!
DI
A BONA
E DEL SUO TRASPORTO AD 1PP0M
e d/a?nAa/a a cXJo<na <nec Mcwctnvte
1841
RACCONTO CIRCOSTANZIATO
DELLA «EL1QUBA DI S. AGOSTINO
DALLA CITTA DI PAVIA SINO AL PORTO DI BONA
COMPILATO SOPRA RAGGUAGLI DI TESTIMONI
OCULARI PUBBLICATI NEI GIORNALI L AMICO
CATTOLICO MILANO l§/±1 N.° XXII E XXIII
E L AMI DE LA RELIGION PARIGI l§^1
k.* 3671 e 36^4-
Coi Tipi di V. Fusi e C.
o( in )o
irortare la reliquia di S. Agostino a Milano e
deporla sulP altare che copre le ceneri di S. Am-
brogio era pure un voto ardentissimo nel cuore
di Monsignor Dupuch. » Questo stesso giorno
( scriveva egli in suo idioma di qui a Milano il
dì i 2 ottobre \ 842 ) ricevetti il preziosissimo
tesoro che m' era stato promesso 3 e che io
era venuto a cercare da contrade sì lontane.
Un pensiero venutomi ? giova crederlo , dal
cielo 5 mi sta fisso in cuore 9 ne vi saprei re-
sistere — Vorrei , prima di lasciare per ben
molto tempo questi sacri luoghi e di via tra-
sportar meco per sempre cotesta porzione in-
signe del corpo di S. Agostino , vorrei depor-
la, fosse anche per una sola mezz' ora, sull'al-
tare ove riposa quello eli S. Ambrogio riunen-
o( ir )o
do nello stesso luogo il maestro ed il discepolo*»
e raccogliendo una doppia benedizione. Inoltre,
se non vi fosse niun inconveniente , stimerei
grande felicità potermi trattenere quell'ultima
notte in orazione dinanzi alle reliquie di S. Am-
brogio e di S. Agostino .... impetrando il
loro patrocinio sulla mia povera Chiesa, n
Già egli aveva manifestato per lettera cotal
suo desiderio al Cardinale Arcivescovo di Mi-
lano in quei giorni assente dalla Capitale., che,
oltre annuire, inviò il proprio maestro di cerimo-
nie perchè attendesse all'ordinamento della fun-
zione. Questi infatti il dopo pranzo della Do-
menica ( \ 6 ottobre) insieme al proposto parroco
di S. Maria de' Servi si recò per buon tratto
di via incontro a Monsignor Dupuch. Poco do-
po le quattro il Vescovo d'Algeri entrava in
Milano , e sceso all' atrio dell' I. R. Basilica
di S. Ambrogio vi fu solennemente ricevuto
da quel clero , che con cerei e con turiboli
al suono festivo de' sacri bronzi e dell' or-
gano accompagnò la Reliquia portata da due
canonici algerini e seguita dal Vescovo e da
Monsig. Strada proposto del luogo all' altare
maggiore, ove fu posta sulla mensa... Si can-
tarono dal clero le litanie dei Santi , a cui
0( T )0
facevano eco i pietosi fedeli ed indi 5 dopo
breve dimora 5 il Vescovo co' suoi furono scor-
tati alla casa prepositurale. A sera fatta egli
fu nuovamente a pie dell' altare 5 e consigliato
al riposo, dopo assai buona pezza si ritirò; vi
fu il dì seguente (17) innanzi l'alba; ascoltò
alcune messe che varii distinti sacerdoti si
recarono a gran ventura di poter dinanzi a
quella reliquia celebrare 5 ed ivi la celebrò
ancor egli : vi fu da ultimo per qualche ora
prima della partenza. Questa avvenne intorno
alle undici dopo le supplicazioni come alla
venuta 5 e dopo aver quel Prelato venerabile
impartita a molti astanti la sua pastorale be-
nedizione. Un canonico algerino ed uno della
basilica portarono il prezioso pegno frammez-
zo agli accoliti che recavano doppieri , pre-
cedeva con cerei numeroso clero 9 seguiva il
Vescovo con Monsig. Prevosto 3 il quale alla
porta dell' atrio incensata la reliquia ricevette
dal Dupuch egli e varii de' suoi, le testi-
monianze più affettuose di attaccamento fra-
terno.
Partito da Milano il Vescovo d'Algeri giun-
se a Novara alle tre pomeridiane dove era
aspettato da tutta la città. Quivi la cassa
o( vi )o
della reliquia fu collocata nella Cattedrale ed
esposta alla pubblica venerazione sull' altare
maggiore a tale uopo riccamente adorno ; il
clero ed un immenso popolo giubilavano di
potere venerare e possedere, sebbene per po-
chi istanti , un sì prezioso tesoro.
Sull' incominciar della notte Monsignor Du-
puch abbandonò Novara, ed alle 8 ore pome-
ridiane pervenne a Vercelli, ove la reliquia
di S. Agostino dovea ricevere straordinarii ono-
ri. Infatti all'arrivo dell'Algerino Prelato, S. E.
MJ d' Angennes Arcivescovo di quella città
accompagnato da numeroso clero e da tutte
le confraternite della città e da immenso po-
polo ha ricevuto la santa Reliquia vestito de-
gli abiti pontificali fra i sacri canti e la pub-
blica allegrezza. Una lunga e divotissima pro-
cessione scortata dai reali dragoni si è schierata
e dopo di aver percorsa tutta la città, splen-
dente per ispontanea illuminazione ritornò alla
Cattedrale bellamente addobbata, dove si fece
sentire una magnifica musica ordinata a ce-
lebrare la gloria del grande Dottore della Chie-
sa d'Africa. Il Governatore, i Magistrati della
città hanno voluto aver parte a questo reli-
gioso festeggiamento aumentandone lo splen-
o( vii )o
dorè e la bellezza colla loro presenza. La pia
cerimonia ebbe fine colla benedizione del SS.
Sacramento che fu impartita dal Vescovo
d' Algeri.
Il 4 8 Monsignor Dupuch ha celebrato la san-
ta Messa sulla tomba delP illustre S.Eusebio,
dove il giorno innanzi era stata collocata la
reliquia di S. Agostino. Il Capitolo della me-
tropolitana assistette al venerabile Prelato
Algerino nella celebrazione dell' incruento sa-
crificio; un immenso popolo era adunato nella
Chiesa per ascoltare la messa , e parteci-
pare ai sacri canti di cui echeggiavano le
volte della Cattedrale. Dopo d'aver onorato le
spoglie di S. Eusebio il grau difensore della
fede contro l'arianismo, insieme ad altre pre-
ziose reliquie esistenti in quel tempio, il Ve-
scovo d' Algeri si congedò da S. E. P Ar-
civescovo ? dal Capitolo ? dai Magistrati e
dal popolo affollato innanzi alla Cattedrale \
e partì alle dieci ore della mattina per Torino
dove arrivò la sera alle cinque. Lungo il
cammino la santa reliquia ha ricevuto le più
vive dimostrazioni di religioso ossequio dagli
abitanti dei villaggi vicini, che da ogni parte
si presentavano per osservare l' illustre viag-
o( viii )o
giatore ? e il sacro Deposito che seco tra-
sportava.
Il 4 9 la sacra relìquia venne esposta alla
pubblica venerazione nella Chiesa delle reli-
giose del Sacro Cuore ? dove il Vescovo Dupuch
celebrò la santa Messa in presenza della nu-
merosa comunità e di una folla di distinte
persone raccolte nella cappella esterna del Mo-
nastero ? che fu sempre piena di gente , che
si succedeva di continuo per vedere ed ono-
rare quella preziosa reliquia. E qui le Educande
di quel rispettabile Monastero 5 nel quale il dì
innanzi la Regina erasi degnata conferire i
premii, offersero nuovo e commovente spetta-
colo. Recatesi in divota schiera alla Chiesa ,
le premiate deposero le corone e i premj loro
sulla balaustra dell' Altare , offerendoli in osse-
quio alla preziosa reliquia. ,A1 quale atto di
venerazione intenerito Mons. Dupuch 9 tenne
un discorso , in cui disse e delle accoglienze
avute in Pavia, e del modo col quale gli fu
donato il sacro pegno, e del pregio in cui si
deve tenere quel braccio , che tanto operò per
la gloria di Dio, e della protezione, che non
sarebbe mancata a quelle fanciulle, che delle
care palme ottenute facevano omaggio al gran-
o( IX )o
de Dottore. Nello stesso giorno V africano
Prelato fu a pranzo dal re di Sardegna 5 che
gli fu liberale di cortesi parole e onorevoli
dimostrazioni.
Partito da Torino alle nove della sera at-
traversò rapidamente la città di Cuneo ; il
20 alla mattina valicò il colle di Tenda ? e
finalmente pervenne a Nizza il 2i alle 4 ore
del mattino. Alle nove la preziosa Reliquia è
stata ricevuta ad Antibo dal Clero e da tutti
gli abitanti. Prima della santa Messa il pre-
lato Dupuch ha tenuto un commovente ra-
gionamento , che ha prodotto la più viva im-
pressione. Alle undici partirono per Frejus, dove
Monsignor Michel Vescovo di quella Città , il
Capitolo, il Clero, il Seminario, e le diver-
se Confraternite hanno ricevuto il braccio di
S. Agostino sopra un altare appositamente
preparato all' ingresso della città. Cantata
1' antifona del S. Dottore , fra la melodia di
una soavissima musica , la sacra reliquia fu
portata in processione nella Cattedrale, dove
arrivato Monsignor Dupuch pronunciò un' al-
locuzione Tiva ed affettuosa dopo la quale die-
de la benedizione del SS. Sacramento.
Il 22 ottobre Monsignor Michel Vescovo di
o( x )o
Frejus accompagnato dal suo Vicario generale
e dal suo Secretano, essendosi unito al Vescovo
d' Algeri ed al suo seguito partirono insieme
da Frejus alle sei ore del mattino. Lungo la
strada a Vidauban , a Lue , a Pignans , a
Cuers, a Sollies-Pont la sacra reliquia ha ri-
cevuto i teneri omaggi degli abitanti di quei
luoghi , che si mostravano ansiosi di vederla e
venerarla. Finalmente alle cinque della sera ar-
rivò sul campo di Marte a Tolone frammezzo
a trenta mila persone, che coprivano la piaz-
za e lo spalto. Ricevuta dal Curato di No-
stra Signora, da numeroso clero di quella e
di varie altre diocesi della Francia fra un
prodigioso numero di fedeli accorsi da tutte
le parti , al suono di tre musiche militari ,
attorniata dalle Confraternite di tutte le par-
rocchie della città, fu collocata sopra 1' altare
innalzato in mezzo della vasta piazza del Cam-
po di Marte d' onde fu portata processional-
mente fra i sacri canti, ed i concenti di mi-
litari sinfonie nella chiesa maggiore di Nostra
Signora, e deposta sull'altare, fu venerata e suc-
cessivamente incensata dai sette Vescovi pre-
senti alla cerimonia , cioè Monsignor Michel
Vescovo di Frejus, Monsignor Dupuch Vescovo
o( XI )o
d' Algeri , Monsignor Donnet Arcivescovo di
Bordeaux , Monsignor de Prilly Vescovo di
Chàllons, Monsignor Mazenod Vescovo di Mar-
siglia , Monsignor Sibour Vescovo di Digne ,
e Monsignor Chatrousse Vescovo di Valenza,
indi fu esposta in una magnifica nicchia alla
venerazione del popolo.
Il 23 9 giorno di Domenica, il Vescovo di
Frejus Monsignor Michel cantò la messa so-
lenne di S. Agostino: tutti i Prelati sopra no-
minati, ai quali s'era aggiunto Monsignor Du-
fètre nominato Vescovo di Nevers, assistevano
alF augusta funzione sopra diversi troni loro
preparati nel santuario. Alle tre ore si cantarono
i vesperi solenni da Monsignor Donnet Arci-
vescovo di Bordeaux a cui furono presenti tutti
gli altri Prelati. Terminati i vesperi Monsignor
Vescovo d' Algeri rivolto al popolo , che era
affollato nella Chiesa tenne un discorso pieno
di fuoco e d'unzione in cui dimostrò che la
mano del Signore si faceva evidentemente sen-
tire nella traslazione della reliquia di S. Ago-
stino, che portava seco con tanto onore nella
sua diocesi, e manifestò inoltre le speranze che
nutriva per 1' avvenire dell' Africa. Immedia-
tamente dopo il discorso si fece una solenne
o( XII )o
processione per le principali contrade della
città: la cassa di S. Agostino era portata da
preti vestiti degli abiti sacerdotali 5 la segui-
vano i Vescovi vestiti di piviale e mitra 5 la
folla del popolo ingombrava le strade e le
pubbliche piazze. La processione rientrò nella
chiesa maggiore di Nostra Signora alle sei ore
e mezzo 9 e la sacra cerimonia fu terminata
colla benedizione del SS. Sacramento data dal-
l'Arcivescovo di Bordeaux. Subito dopo Mon-
signor Michel vivamente commosso da questo
magnifico spettacolo tenne al suo popolo (*)
una patetica allocuzione , in cui malgrado la
sua avanzata età , ha fatto conoscere ancora
quel fuoco e quella commovente unzione che
caratterizzavano tutti i suoi discorsi , allorché
faceva sentire la sua voce così sovente fra le
pareti di quella stessa chiesa di cui fu par-
roco per molti anni.
Il 24 la reliquia fu esposta tutta la gior-
nata alla venerazione dei fedeli che andavano
con trasporto ad offrire i loro omaggi ai sacri
avanzi di un Santo 5 che con eguale confidenza
viene invocato e dai giusti e dai peccatori.
(*) Tolone forma parte della Diocesi di Frejus.
o( XIII )o
Il martedì 26 ottobre alle ore otto il Ve-
scovo iV Algeri ha celebrato la santa Messa
nella chiesa di Nostra Signora alla presenza
di tutti gli altri Prelati. La folla dei fedeli
empiva tutta la chiesa. Celebrato il santo Sa-
crificio 5 Monsignor Dupuch tenne un breve af-
fettuoso discorso per ringraziare il Vescovo di
Frejus? il parroco di Nostra Signora e i buoni
fedeli di Tolone del loro zelo e premura 5 e
congedossi da loro coi più obbliganti modi.
Mosse indi la comitiva alla spiaggia del ma-
re camminando verso il porto col Clero delle
quattro parrocchie ed al suono di musicali stro-
menti. La cassa portata da quattro sacerdoti
in pianeta era seguita dagli otto Prelati. Il
Vescovo di Frejus impedito dalla sua decrepi-
tezza di seguire il nobile corteggio diede un
commovente addio agli illustri viaggiatori colle
seguenti parole:
Monsignori!
» In procinto di separarmi da voi ricevete gli
ultimi miei saluti. Oh se vorrei pure potermi
far vostro compagno! ma certo che i miei pre-
ghi almeno e i miei voti vi seguiranno sulla
terra d'Africa fino ad Ippona. Degnisi la di*
o( xiv )o
vina Maria, la Stella del mare farsi vostra guida
e splendere su di voi in questo tragitto! E
l'Angelo del Signore deh vi accompagni , egli
abbonacci sulla vostra via i furenti marosi: vi
scorga, vi conduca fino al porto, avventurata
meta delle vostre brame. Facciasi, che per voi
sia tosto resa alla cara Ippona la porzione pre-
ziosa del grande Agostino sì felicemente otte-
nuta dal venerabile mio fratello Monsignor Ve-
scovo d'Algeri. Pregherò per voi, e tutto il
mio clero del pari pregherà onde impetrare da
Dio un buon viaggio ed un felice ritorno. »
L'ammiraglio Baudin prefetto marittimo pre-
siedeva sul porto all'imbarco della preziosa Re-
liquia, dei Prelati, e del loro seguito, edalle
4 0 ore erano giunti sul pachebotto il Gassen-
di^ che partì qualche ora dopo per Bona con
favorevole vento. Trenta altri ecclesiastici rap-
presentanti diverse diocesi della Francia saliva-
no nello stesso tempo un altro batello il Tena-
ro^ che viaggiava insieme al Gassendi. Non
si poteva desiderare un tragitto più magnifico.
Il 26 la sacra reliquia venne collocata sulla
coverta della nave, e intorno ad essa con au->
gusta pompa si cantarono i yesperi solenni
dall' episcopale corteggio.
o( xv )o
Il 27 il fortunato vascello costeggiava la
Sardegna. Era intenzione dei Prelati di sbar-
care a Cagliari , ove per due secoli si con-
servarono le onorate spoglie di S. Agostino ,
ma il timore di non poter giungere il 28 a
Bona, avendo fatto abbandonare questo proget-
to, determinò i Vescovi ad accontentarsi di
benedire solennemente quell'Isola colla santa
Reliquia.
La mattina del 28 erano alla rada di Bona.
XJa che la Francia s'insignorì di questa terra
Africana ben di soventi i nemici di lei si
racconsolarono credendo non essere lontano
a giungere il giorno , in cui essa dovesse
abbandonare la sua conquista. Non pochi sta-
vano in timori e grandi trepidazioni, e colui
che appoggiate le sue speranze in un belP av-
venire erasi condotto a confidare le sue fortune
a questo suolo, ed a bagnarlo co' suoi sudori,
paventava sotto a suoi piedi gli mancasse.
Egli è, che la Francia unicamente intenta a
raffermare il suo acquisto , non per ancora
aveva posata quella pietra angolare, senza la
quale vanamente uomo s'adopera ad edificare.
Pur tuttavia da parecchi anni molti pregiudizj
si sono dissipati e tranquillati molti animi ti-
morosi 3 e se la Croce non aveva ancora com-
piutamente trionfato in questa terra degli
M IV IH
Agostini e dei Cipriani ; non pertanto però
era ai Sacerdoti concesso di percorrere con
sicurezza le città e le campagne , e di innal-
zare all'ombra del vessillo di Francia un umile
altare e di porgere ai morienti i soccorsi del
loro sacro ministero.
Ma se lungo tempo i nostri cuori hanno
ondeggiato fra i timori e le speranze , se noi
sovente abbiamo gettato uno sguardo di dolore
sopra queste belle regioni , in cui mal fermi
sembrava mettessimo i nostri passi , d' ora
innanzi le nostre trepidazioni verranno dimen-
ticate, rimosse le nostre esitazioni, e le spe-
ranze nostre rianimate sorgeranno; poiché ora
è messo il fermamento alla potenza nostra
neir Algeria col ritorno bramosamente desi-
derato delle Reliquie dei Santi.
La tradizione racconta, che allorquando la
giustizia di Dio alla fin fine si decise punire
questo paese fatto sordo alle parole d' Ago-
stino , si udirono voci , come un tempo a
Gerusalemme, che sclamavano; togliamoci di
qua*, togliamoci di quà\ ed allora uno stormo
di barbari stromento della vendetta di Dio
si estese sopra la terra dWirica come ruinoso
torrente menando per ogni parte desolazione
m v m
ed esterminio. All'appressarsi di questi infedeli
ognuno fuggiva ; i Vescovi caricatesi le spalle
delle Reliquie dei Santi , che i Vandali avreb-
bero profanate 5 Le portarono con sollecitudine
in terre straniere. Privo di questo Palladio,
P Àfrica per quattordici secoli è stata calpe-
stata come il fango dal piede del barbaro 9
per quattordici secoli la vendetta di Dio ha
passato sopra di lei , come un incendio. Ed
ecco che ora mai il viaggiatore cerca invano
le vestigia di quelle fiorenti città., che facevano
queste spiaggie orgogliose; non infrequente-
mente esso discopre ruderi di templi e di an-
fiteatri fra gli sterpi che li ricoprono ; vede
un arabo errante pascere la greggia 5 ove sor-
gevano palazzi di Re; e scorge che una triste
ed infruttifera vegetazione si stende come uno
strato funebre sopra uno scheletro roso dal
tempo dove già sorgeva Ippona e Cartagine.
Ma affrettiamoci a dirlo ; la giustizia di
Dio alla perfine si è placata , il pegno della
salute è ridonato all' Africa 5 il segnale della
riconciliazione ci è porto nel tornare alla sua
Ippona i sacri avanzi di Agostino. Se nei
trascorsi tempi V allontanamento di questo te-
soro in terre straniere fu il segno della
rovina; perchè il suo ritorno in questi luoghi
non sarà egli il segnale della riedificazione?
Ah sì questo pensiero è troppo caro ai nostri
cuori, è troppo corrispondente alla misericordia
del Signore 9 perchè noi non abbiamo ad ac-
coglierlo come una santa inspirazione.
Prima di partire per Pavia Monsignore Ve-
scovo d' Algeri in una sua pastorale tracciò
la storia della Reliquia di Sant* Agostino dal
giorno in cui il grande Dottore fu tolto al
mondo dalla morte; furono da prima i suoi
avanzi mortali trasportati da Fulgenzio di
Ruspa in Sardegna , e di poi per le pie cure
del Re Luitprando a Pavia capitale del regno
de' Longobardi. D'allora le innumerevoli grazie,
che queste ossa gloriose spargevano intorno
come soave profumo ? ne conservarono la trac-
cia per lungo corso di secoli. Monsignore ci
narrava le magnifiche promesse a lui fatte in
un precedente viaggio di rendere alla Chiesa
d' Ippona una parte insigne di questo Corpo
venerato; cioè il braccio destro del Santo, e
ci annunziava imminente il ritorno di questo
prezioso tesoro. Questa graditissima novella
preparò la città di Bona alla grande cerimo-
nia , di cui noi tenteremo di farne F espo-
sizione.
*m VII m
Otto giorni prima dell' epoca stabilita un
Missionario di Lione, il Reverendo Abate Mon-
tial aveva cominciato a predicare gli esercizj
spirituali nella piccola Chiesa di Bona. Le
sue predicazioni accolte dapprima rimessa-
mente 9 avevano ben presto riunito intorno al
suo pergamo un numeroso uditorio 9 ed a mi-
sura che si approssimava il fortunato giorno,
in cui le Reliquie di Agostino dovevano toc-
care queste rive., la Chiesa si trovava troppo
angusta a contenere la moltitudine bramosa
di ascoltare la divina parola.
Il giorno 28 ottobre appena il sole irradiò
le colline dell' Edough , il cannone annunziò
alla città di Bona V arrivo del tesoro che da
\ 344 anni era fuggito lontano dalle sue rive.
A questo segnale di festa incontanente rispose
il lieto squillo delle campane ed in ogni
parte si diceva che nella notte due basti-
menti da guerra avevano preso fondo vicino
al porto e che in quel momento bellamente
si ornavano a festa solenne. Allora pure si
narrò che sette Vescovi eletti a rappresentare
tutti i Vescovi di Francia avevano varcato
il mare seguiti da un numeroso clero per
unirsi al trionfo del gran Dottore. In quel
m w m
tanto la moltitudine corre ? s' affolla al porto
dove un beli' arco trionfale di verzure era
innalzato con questa iscrizione. Ad Agostino
la sua cara Ippona. Alle ore otto e mezzo
della mattina la processione era ordinata sul
porto e sul suolo.
Ben presto sulla placida onda s9 avanza
con solennità una lunga fila di scialuppe ; il
sonante tuffo dei remi mossi in cadenza ac-
compagnava la grave armonia del Benedictus^
che i Vescovi ed i Sacerdoti cantavano colmi
(T un medesimo sentimento di gioja e F eco
delle spiaggie ne ripeteva il suono. La molti-
tudine penetrata essa pure da un innenarrabile
sentimento di contentezza seguiva cogli occhi
la benedetta flottiglia ? che piegando intorno
al forte Cicogna si avanzava verso il molo.
I marinaj raccogliendo i remi 9 disposero le
barche a semicerchio , mentre una di esse
avvicinandosi al lido vi depose la statua di
bronzo di Agostino destinata al monumento
elevato ad onore di lui. I Vescovi avventurati
testnnonj del trionfo del Santo Dottore tan-
tosto posero piede a terra 9 mentre che il
Reverendo Abate Suchte Vicario generale
d' Algeri ed Arcidiacono d' Ippona sotto un
IX
magnifico baldacchino di veluto cremisi, donato
dal Re de' Francesi alla Cattedrale d' Algeri,
ricevette dalle mani del Vescovo Successore
d' Agostino il prezioso Deposito, che la Chiesa
di Pavia porge alla sua sorella d'Ippona. Al-
lora i Prelati, precedendoli il riunito Clero ,
s' avanzano taciti verso V arco trionfale sotto
il quale le Autorità civili e militari attende-
vano Monsignor Vescovo d' Algeri per espri-
mere a Lui ed ai Vescovi compagni del suo
devoto pellegrinaggio le loro felicitazioni ed
i voti loro. Quando la Santa Reliquia fu de-
posta sopra un altare a ciò preparato , il sig.
Pepin Maire di Bona pronunciò alla circostante
udienza con voce commossa il seguente discorso.
Monsignore !
Già la Città di Bona ben apprezzava la sua
prospera situazione (1 ) , i suoi contorni , ed
il comprender ne' suoi sobborghi le due colline,
(i) L'antica Città d'Ippona venne distrutta dal Califfo
Odmar nelP anno 65 1. Alcun tempo dopo i Maomettani
hanno fabbricata un' altra Città verso occidente che gli
Arabi nominarono Beledel — Ugueb che vale quanto, luogo
dei giuggioli^, a causa dell'abbondanza che i suoi d'intorni
producono di questo frutto. I cristiani l' hanno chiamata
Bona dall'antico nome Ippona, o perchè questo luogo è
il più fertile di tutta Barbaria. Mor. Dict.
C
x IP
dalle quali non si possono disgiungere tante
memorie grandiose e di religiosa venerazione.
Già per Bona Cristiana e Francese era una
lietissima speranza essere chiamata a ranno-
dare la catena de' tempi nella duplice storia
della Chiesa di Gesù Cristo e dell' incivili-
mento delle nazioni $ nel luogo medesimo ,
nel quale la Religione cattolica e lo spirito
umano furono glorificati con tanta rinominanza
e con tanto splendore ! Ma Bona oggigiorno
non possederà soltanto le due colline della
regale Città 5 non soltanto le memorie e le
vestigia s ma P uomo stesso che le ha fatte
celebri ; non soltanto un busto più o meno
pregiato per la preziosità della materia ? più
o meno sorprendente per la rassomiglianza ?
ma lo stesso Corpo, od una parte almeno del
Corpo di questo Principe della Chiesa così
grande innanzi agli uomini 5 così grande in-
nanzi a Dio .... !
Rifiorisce in queste regioni la civiltà e
con lei la Religione di Cristo , che è la Reli-
gione del progresso , e Bona in questo mo-
mento non solo ha la speranza di divenire, dopo
la capitale 5 il centro più luminoso di que-
st' ultima e grand' opera della nostra conquista.
ma ne possiede la certezza. Questa certezza
s' impadronisce della mente e del cuore con
tanta sicurezza, con tanta gioja o con tanta no-
bile e giusta alterezza nell'avvenimento di que-
sta solennità ed alla presenza di questo santo
Reliquiario!... Poiché il Braccio che vi è rac-
chiuso è venuto a benedire le nostre bandiere,
ad assicurare alle nostre armi tutti i trionfi
della vittoria ^ e restituito ai luoghi dove fece
cose immortali, opererà nuovi prodigi e coman-
derà alle sorgenti fecondatrici della fede reli-
giosa e della umana scienza di novellamente
scaturire e scorrere sopra questa terra sitibonda
per renderle la sua primiera ricchezza e beltà.
Voi Monsignore sì meritevole per tante virtù
di succedere a Colui ? che in terra fu insigne
fra gli uomini insigni, e che in Cielo è Santo
fra i Beati, voi. Monsignore, che sotto il pa-
trocinio del nostro Governo e col sollecito con-
corso dei grandi Diguitarj della Chiesa ci recaste
il pegno del più lieto avvenire , Voi , Monsi-
gnore , abbiate i rispettosi sentimenti di alta
ammirazione e di riconoscenza vivissima della
Città , a Voi cara, ed alla quale io mi glorio
d' essere ora il rappresentante.
A queste degne e nobili parole ? Monsignore
XII
Vescovo d'Algeri rispose ringraziando il Maire
e tutte le Autorità delle loro sollecitudini e
dello zelo con che concorsero a far bello il
trionfo del Santo ? ed i suoi voti unì a quelli
che gli erano porti 9 che sia questo giorno for-
tunato principio di un' era di benedizione per
tutta V Africa cristiana ed in singoiar modo
per la Chiesa di Bona.
Allora s'innoltra P Abate Suchet e così parla
Monsignore !
Misti Simon et accepit ossa Jonathaejratris sui,
et sepelwit ea in Modin civitate patrum
ejus. 1. Machab. e. i3. a5.
In quella stessa guisa che il Sommo Ponte-
fice e capo del popolo di Dio 5 Simone ? andò
in cerca del corpo del suo fratello Gionata 9
al quale successe 9 per trasportarlo nella Città
degli avi suoi5 così Voi, o Monsignore, Fratello
e Successore del grande Agostino 5 Voi siete
andato 9 per nulla curando i disagi di lungo e
periglioso viaggio, a cercare in terra ospitale
le sue sante Reliquie per portarle in trionfo
alla sua cara Ippona 5 per sì lungo tempo ve-
dova sconsolata del suo amatissimo pastore.
XIII
Dacché la Francia si è impadronita di que-
ste regioni , che pure sono vostre , tì parve
udire dall' alto de' Cieli la voce d' Agostino ;
come allora che Belisario ritolse P Africa ai
feroci Vandali il Vescovo Leto intese a Car-
tagine la voce di Cipriano che esclamava al
Signore: Terram tuam tuis redde: redde meis
ossa mea. Ed ecco che sollecito Esecutore dei
voleri dell' Altissimo Voi dietro le nostre vin-
citrici insegne avete ricondotto sopra questa
terra Cristiana i figliuoli del Dio vivente ed
oggigiorno Voi rendete a questi fortunati fe-
deli le ossa del suo celeste Proteggitore.
Apostolo avventuroso ! La benedizione del
Cielo scenda sopra di Voi per questa doppia
missione che avete in sì ammirabil modo adem-
piuta.
Salve, o santa Reliquia! Esulta 5 esulta di
ritornare a questa terra per sì lungo volger
d' anni sconsolata ; tripudia nelle sue alle-
grezze 5 oggi che sei ridonata all' amor suo.
Valgano a soddisfarti della ingratitudine e
della dimenticanza de' tuoi degeneri figli la
fede ? le sollecitudini , gli omaggi , i voti di
questo nuovo popolo da lontano venuto per
essere spettatore di questo giusto trionfo! Ma
IP XIV
che! questi non sono già i figli dì quel tuo
caro popolo di cui fosti il buon Pastore; una
belva crudele li ha divorati (1). Intende (2)
vedi 9 vedi la tua diletta Ippona5 la riconosci
tu? Come unr altra Rachele assisa sulle ruine
delle tombe 5 ella chiama invano da quattor-
dici secoli i suoi figli. Ella ricusa ogni con-
solazione 5 poiché eglino le sono smarriti ! E
che mai accade di que5 fervorosi cristiani ?
che faceano popolosa questa Città? Ove sono
le devote vergini per tua cura raccolte e
che per ogni dove seguivano P Agnello im-
macolato ? Ove sono quei zelanti Sacerdoti 5
que' tanti Pontefici tuoi benevoli ? che unita-
mente a Te la gloria formavate del secol vo-
stro ? Ove quei tempj magnifici 5 nei quali
del continuo le lodi del Signore risuonavano?
Ahi sventura., sventura^ sventura! Disperse sono
le pietre di que' Santuarj nei trivj ; e pian-
gono le desolate sue vie la spenta face della
vera Fede. Intende^ vedi ovunque abbattimen-
to ed esterminio.
Prospere procede. Ritorna 5 vieni a por
termine al suo dolore immenso come il mare*
(i) Fera pessima devoravit Joseph.
(2) Psal. XLIV. 5.
xv 3g
Novello Eliseo 5 che la presenza di questo tuo
prezioso Avanzo mortale renda la vita a tante
anime morte. Traggi Tu dall' annichilamento
questa antica Chiesa d' Africa , che fu già
Madre di tanti Santi , di tanti gloriosi Mar-
tiri. Vieni a por riparo a tanti mali a li-
berarci da tanta rovina ! . . . Prospere pro-
cede et regna.
Vieni a prendere novellamente possesso del
tuo Seggio insigne. Vieni a ristabilire il tuo
impero là ove sino al presente, neppure ti
fu lasciato il rifugio della tomba ! Prospere
procede et regna*
Che questo possente Braccio alla vista del
quale noi ci prestiamo, ci sostenga j e ci di-
riga ; ch? Esso s' innalzi a benedirci.
Onore, gratitudine , benevolenza a Voi,
amantissimo Prelato, l'amico, il fedele im
tatore d'Agostino, che a Lui avete preparato
con tanta sollecitudine questo bel trionfo ì
Quale gloriosa pagina Voi oggi aggiugneto
alla celebrata storia della Chiesa africana-!
In avvenire verrà benedetto di generazione in
generazione il vostro Nome come sono bene-
detti i nomi di Eugenio da Cartagine ,
Fulgenzio di Raspa e di Liutprando,
XVI
Onore 5 gratitudine., benevolenza a Voi., o
Monsignori 5 a Voi , che il vivo amore per
Agostino e per la sua rinascente Chiesa ha
fatto oltrepassare i mari intraprendendo un
così disastroso viaggio ? per dare a questo
trionfo sì gran solennità! A Voi degni rap-
presentanti dei confratelli vostri Vescovi di
Francia , che per le sollecite vostre cure sorge
questo augusto monumento alla memoria del-
l' insigne Dottore della Chiesa universale !
Onore, gratitudine, benevolenza all' illustre
Vescovo di Pavia 5 al suo Venerabile Capito-
lo, al suo Illustrissimo Municipio 5 a tutti gli
ordini degli abitatori di quella Città sì a
ragione orgogliosa di possedere un tanto pre-
zioso Tesoro., e che con tanta cortesia e ge-
nerosità amò con noi dividerlo! Questo sacro
Pegno sarà legame 9 che terrà mai sempre
unite le due Chiese di Pavia e d' Algeri.
E noi cittadini della novella Ippona gran-
demente godiamo d' esser fatti i fortunati cu-
stodi di questo insigne Deposito. Il mondo
cattolico invidia alla nostra avventura e noi
rendiamocene degni d'averla conseguita. D'ora
innanzi noi non ci prostraremo sopra mute
mine 5 davanti una vuota tomba , ma davanti
ad una Reliquia di Sani' Agostino !
s XVI1
Quivi a noi parrà vederlo, intenderlo , par-
lare a Luì 3 quivi noi l'invocheremo con mag-
giore fiducia ? con più vivo fervore. Quivi vi-
cino a Lui i nostri cuori si sentiranno ri-
scaldati da quella facella ? che infiammò il
suo cuore.
Possano i popoli accorrere in folla ad of-
frire i loro omaggi ed i voti loro a questa
venerata e santa Reliquia! Possano i miracoli
di grazia, che il nostro santo Agostino operò
vivendo 5 rinnovarsi alla sua tomba ? la quale
sempremmai diventi gloriosa nel seguito de'
secoli! Et ossa ipsius visitata sunt^ et post
mortem prophetaverunt ; ipsum gentes de-
precabuntur ? et erit sepulchrum ejus glo-
riosum (1).
(i) Eccl. 49- 18. Isaiae n. io.
*^ XVIII
La viva commozione d'animo di Monsignore
Vescovo d'Algeri non gli concesse rispondere
che brevi parole a questo discorso tutto pieno
di sacerdotale unzione.
La processione allora s' incamminava col-
F ordine seguente:
In capo s' avanzavano i fanciulli preceduti
da un umile stendardo 5 sul quale era rica-
mato il segno della Salute con queste parole:
in hoc signo vinces. Le donzelle tutte bianco
vestite venivano dappoi schierate sotto l'inse-
gna della Regina del Cielo. Queste erano
seguite dalle Dame della città 5 che precede-
vano immediatamente tredici Suore della Dot-
trina Cristiana di Nancy provvidamente giunte
il giorno medesimo. Dopo ciò veniva la mu-
sica militare elevando i guerrieri concenti alla
gravità della cerimonia; da sei marinaj del
Gassendi, che avevano chiesto questo onore ,
era portata la statua di bronzo del gran Dot-
tore atteggiata cosi che tiene fra le mani
uno de' suoi immortali volumi. Dodici bam-
bini vestiti in lunghe robe di lino e col capo
coronato abbruciavano d'innanzi alla santa Re-
lìquia incensi e spandevano fiori : di poi te-
neva dietro un numeroso Clero accorso da
5^: xix
tutte parti di Francia per assistere a questa
oltramirabile solennità. Questi Ministri dell'Al-
tissimo soli potevano degnamente apprezzare
la sublimità di questo trionfo. L' abbondante
esultazione degli animi loro gli fece prorom-
pere nel festoso cantico di Sion tanto opportuno
alla circostanza; In convertendo Domìnus (1)
ecc. A quelle parole: euntes iberni et Jlebant
eglino si richiamavano alla mente F acerbis-
simo cordoglio che avrà occupato F animo di
que' santi Vescovi d' Africa fugati e spersi
dalle loro sedi dai barbari Vandali. Ma al
vedere tornare tanto insperatamente nella sua
Ippona questo mortale avanzo d'Agostino eglino
cantavano colla più viva gioja yenientes autem
venient cura eoe ultat Ione.
Il nome dei Vescovi a che rappresentavano
il cousorzio dei Vescovi di Francia accorso
alle spinggie d' Africa per festeggiare personal-
mente il ritorno d'Agostino alla sua terra natale
di già appartengono alle pagine della Storia.
I Monsignori 5 Donnet Arcivescovo di Bor-
deaux 9 De-Monyer de Prilly Vescovo di Chà-
lors, Sibour Vescovo di Digne5 De Mazenod
Vescovo di Marsiglia ; Chtrousse Vescovo di
(i) Psal. ra5.
xx <gj|
Valenza ; Dufètre nominato ora Vescovo di
Nevers , Dupuch Vescovo d' Algeri.
La santa Reliquia locata in una cassa di
cristallo e d' argento veniva portata in una
bara ornata di belle drapperie dai Reverendi
Montial predicatore e da Banvoy Curato di
Bona 9 che da sei anni governa con paterna
sollecitudine il gregge alle sue cure affidato.
Un ricco baldacchino scintillante di ricami
d' oro era portato da sei notabili della Città.
I cordoni erano tenuti : dal Colonello della
Legion straniera rappresentante V armata ,
dal Maire rappresentante la Città , dal Pro-
curatore del Re rappresentante le Magistra-
ture, da Saint -Leon comandante della milizia
d' Africa ? dal Console della Santa Sede rap-
presentante il Corpo diplomatico, dal Capi*
tano comandante del porto rappresentante la
marina. Dopo il baldacchino erano in corpi
riuniti , il Generale Randon , il Presidente
del Tribunale e tutto le Autorità civili e
militari di Bona.
Al suono festoso delle campane , al lieto
battere dei tamburi , alla piacevole melodia
dei musicali concerti si mescolava il grave
e maestoso canto della Chiesa, Cosi preceduta
XXI
da questo corteggio e così riverentemente
ossequiata la santa Reliquia dopo essere pas-
sata sotto un secondo arco di trionfo innal-
zato nella via di Costantina arriva sulla gran
piazza 5 ove al centro di un quadrato di
truppe era stato innalzato un altare maestoso
nella sua semplicità. Fu deposto con riverenza
il prezioso Avanzo del nostro Santo in pre-
senza dei Vescovi e delle Autorità tutte riu-
nite. Al di dietro dell'altare, come all'ombra
d' Agostino , si mirava una Deputazione di
Musulmani avente alla sua testa il Cadì. Le
truppe francesi ed africane facevano chiusura
a questa mirabile scena, e più da lungi sulla
piazza e alle finestre una folla avida di ve-
dere e di udire stava protesa ed attenta per
nulla perdere di questa importante Solennità.
Il Santo Eucaristico Sacrificio si incomin-
ciò e compì accompagnato dal suono di de-
vota musica. In questa singolarissima circo-
stanza il Successore d' Agostino non seppe
tenersi dal porgere al gran Vescovo d'Ippona
un giusto omaggio di lodi e d'amore. Il suo
cuore infiammato di santo zelo gli dava un
facile ed ornato parlare. Giammai la sua
loquela, che è sempre animata ed espressiva.
XXII ££
fu sì sciolta In più ardenti espressioni. Egli
ci andava dicendo la dolce compiacenza ? di
che sentiva la sua anima inondata alla vista
d' un tale spettacolo ; di poi tracciando a
gran tratti il dominio tenuti dai Vandali in
Ippona quivi chiamati dalla vendetta di Dio5
dipinse e le calamità che questa grande Città
ebbe a patire ed il nostro Agostino moriente
pregando a prò del suo popolo. Di certo 5
soggiuns' egli*, il misericordioso Iddio per con-
solarlo nella sua ora estrema gli fece trave-
dere che fra il volgere dei secoli sarebbe
pur giunto questo giorno avventurato ? che
dovea ricondurre in trionfo nella sua cara
Ippona questo suo mortale Avanzo. Dippoi
imponendo le sue mani sul sacro Reliquiario:
Jungamus dexteras esclamò ; uniamo le mani
nostre, o Voi5 che io non so con qual nome
più giustamente chiamarvi? Se io vi dico mio
Padre ah ! Yoi lo siete di certissimo ; ma io
non oso usurparmi il nome di figliuol vostro;
se io vi dico mio Fratello 5 io arrossisco d'es-
sere cosi poco degno di così stretto paren-
tado; se vostro Successore ed amico mi dico.,
Yoi lo siete in verità 9 ma che mi son io
per succedere ad un Agostino ? Congiungiamo
3 xxnI M
però le nostre mani , o Voi che slete mio
Padre, mìo Fratello \ mio Predecessore, Amico
mio! Uniamo le nostre mani per benedire
questa novella Ippona, che con tanto tripudio
vi riceve , per benedire questo popolo , il
quale comechè non lo abbiate conosciuto 5
egli vuol essere e si dice vostro ; uniamo le
nostre mani per benedire questi prodi guer-
rieri 5 che ci stanno intorno ? e dalla bravura
de' quali noi dobbiamo questo edificante trion-
fo ; uniamo le nostre mani per benedire co-
storo che quantunque disgiunti per una stra-
niera credenza , pur tuttavia ci sono fratelli;
uniamo le nostre mani per benedire in fine
questi d' intorni , queste montagne , questa
terra , che altre volte cogli occhi vostri mor-
tali conosceste, e che ben di sovente udirono
la vostra eloquente voce.
Dette queste commoventi parole i sette
Vescovi P un dopo P altro ascesero all' altare
per venerare la preziosa Reliquia d'Agostino;
indi Monsignore Vescovo d' Algeri innalzatala
colle sue mani la mostra al popolo e solen-
nemente lo benedice. Ciò compiuto , la pro-
cessione si rimette in cammino cantando il
Te Deum , e giunta alla Chiesa fu la
XXIV
Reliquia collocata sulF altare per essere espo-
sta alla venerazione dei fedeli.
I vesperi furono cantati da Monsignore
F Arcivescovo di Bordeaux , che in un discorso
sulla solennità di questo giorno rammentò con
consolazione come quattro anni innanzi nel
medesimo dì aveva fatta la Episcopale con-
sacrazione al pio Successore d' Agostino.
La sera una generale luminaria provò la
pubblica comune gioja.
E qui non è a passarsi in silenzio la ge-
nerosità colla quale gli abitanti di Bona of-
fersero ospitalità agli illustri Personaggi, che
erano venuti a prendere parte a questa ce-
rimonia. Le Autorità civili e militari princi-
palmente gareggiarono in sollecitudini. Il sotto
Direttore dell'interno, che per indisposizione
di salute non avea potuto esser presente alla
cerimonia si fece pregio di alloggiare i Mon-
signori Arcivescovo di Bordeaux e Vescovo
di Marsiglia , e chi scrive , è avventurato di
poter essere F interprete dei sentimenti di
riconoscenza , che udì esprimere dai venerabili
Prelati. La memoria dei tre felici giorni pas-
sati a Bona resterà impressa nel cuore di
ognuno.
;
@ XXV
Il sabato 29 la sollecitudine del popolo
per godere la presenza dei Santi Vescovi ed
udire le loro sacre parole non fu minore di
quella del giorno innanzi. Monsignore il Ve-
scovo di Digne pontificalmente officiò e in
una istruzione piena di forza ed insiememente
di unzione rammentò che altre volte la Dio-
cesi , di cui egli è Vescovo , ebbe la grazia
di essere evangelizzata da due Sacerdoti d'Jp-
pona. San Vincenzo e San Connato, di certo
inviativi da Agostino. Profittando di questa op-
portunità offerse un giusto tributo di lodi al de-
gno Vescovo d' Algeri ( eh' egli non sapeva
presente al discorso )? Esso ricordò come virtuo-
samente questi condusse la sua giovinezza men-
tre studiava il diritto a Parigi. Monsignor Si-
bour terminò la sacra funzione amministrando
i Sacramenti dell' Eucaristia e della Confer-
mazione ad un gran numero di fedeli. Ai vesperi
solenni di questo stesso giorno la folla non
fu men grande, che quella della vigilia; a que-
sta volta Monsignor Vescovo d'Algeri raccontò
in un discorso le particolarità del suo viaggio
da Pavia a Bona; mostrò i popoli accorrenti
da tutte le parti ; gli abitanti spontaneamente
vestiti dei loro abiti festivi farsegli incontro
d
JgJ XXVI
per onorare gli avanzi del Dottor della Chie-
sa, ed eziandio i terrazzani delle minori bor-
gate , essere solleciti pararsi sul passaggio del
glorioso convoglio per contemplare la Reliquia
di Colui , che fu sì grande d' avanti a Dio 5
sì grande davanti agli uomini.
A questo discorso tenne dietro una ceri-
monia quanto semplice , altrettanto commo-
vente. Abbiarn detto essere arrivate da Fran-
cia le Suore della Dottrina Cristiana di Nan-
cy. Elleno vengono a queste spiaggie per
prodigalizzare le loro cure alla gioventù e
per portare consolazioni e soccorso agli in-
fermi.
Tutta intera la processione Le accompa-
gnò alla loro nuova dimora. Monsignore in-
dirizzò ai fanciulli ed ai parenti alquante
edificanti parole , indi benedisse questa Casa
destinata a divenire il centro di tante buone
opere.
La Domenica 50 Ottobre spuntò splendi-
dissimo il sole in un bel cielo azzurro ; i
suoi raggi non erano velati da quella densa
nebbia, che in questa stagione suol nascon-
derli in Francia, in tutto sembrava un gior-
no d' estate. AÌP aurora il continuato suono
$$ xxvu £
delle campane diceva alla Città essere venuto
il giorno del trionfo.
Di presto mattino una folla numerosa
composta di persone d' ogni età e d5 ogni
ordine si riunì nella Chiesa fatta troppo
angusta per contenerla. Ad otto ore e mezzo
la processione si mette in cammino nello
stesso ordine 5 che la prima volta 5 solo che
in luogo della statua di Agostino eravi una
elegante cassetta contenente tutte le opere
del Santo 5 dono molto apprezzabile dei fra-
telli Gaume. Questa cassetta era portata
sulle spalle ; un ramo d' ulivo carico de9 suoi
maturi frutti ombreggiava questa preziosità ,
qual ingegnoso simbolo della dolcezza e del-
l' abbondanza degli scritti del Vescovo d' Ip-
pona.
Era pure maestoso spettacolo questa proces-
sione accompagnata dai valorosi soldati di Fran-
cia vestiti in gran gala dilungarsi per la spiag-
gia della Bon-Dyemma e ricondurre in trionfo
nella sua Ippona una insigne porzione degli
avanzi del Santo Vescovo, che mille e quattro-
cento anni innanzi per colpa dei barbari di
là si dovette sottrarre; era pur piacevole udi-
re risuonar le colline dell'Edough del giulivo
^|g XX Vili
cantico: in exitu Israel (4), che sì ben ri-
cordava questo miracolo della Previdenza.
Questo giorno era ben altro da quello in
cui parecchi pietosi Yescovi si affrettarono
di sottrarre queste care spoglie dalla profa-
nazione del Vandalo. Per quattordici secoli
la Chiesa d' Ippona assisa qual vedova deso-
lata sulle rive della Seybousa mandava i suoi
gemiti all' eco impotente. In questo lunghis-
simo volger d' anni Ella era stata calpestata
dal piede del barbaro; pure alla fine un tal
giorno sorse., nel quale tutte si dovean asciu-
gare le lagrime sue. Mirate come i suoi nu-
merosi figli si racconsolano allo spuntar di tal
giorno. Al ponte antico della Bou-Dyemma vi-
cino le abbandonate ruine della Basilica della
Pace, ai piedi del poggio 5 ove Ippona scorge
il mare , sono innalzati archi di trionfo e
questo avanzo di Sant' Agostino quasi esul-
tante all' avvicinarsi alla diletta sua città per
ben tre volte ricevette gli omaggi dei Vescovi
e del popolo.
Su questa verde collinetta tutta coperta
d' ulivi al di sopra di quelle immense ci-
(i) Salmo ii 3.
XXIX ^
sterne opera colossale d' uu popolo potente ?
vuole la tradizione, e cristiana ed araba , fos-
sevi il sepolcro d' Agostino ; e quivi appunto
si eresse per le pietose cure dei Vescovi
di Francia un monumento destinato ad eter-
nare la memoria del gran Vescovo d'Xppona.
Sopra uno zoccolo circolare di trenta metri
in giro ne sorge un secondo attorniato da
un alto cancello di ferro , nel mezzo di
questo recinto selciato di marmo bianco s'in-
nalza un altare pure di marmo sopra cui
ha a posare la statua di bronzo del Santo
Dottore. Di là lo sguardo s' arresta , a si-
nistra, sulle alte colline dell' Edouch sul pia-
no paludoso, che s' estende semicircolarmente
a' suoi piedi, e prosegue sino al mare la Bou-
Dyemma, che lenta s' avvolge nelle sue sab-
biose rive j indi si vede Bona e le sue bian-
che case ed i vascelli alla spiaggia , e più
da lungi il mare. Al dirimpetto si distende
il verde piano , ove all' ombra delle ficaje e
degli oliveti 1' antica Ippona dorme da tanti
secoli un sonno di morte. Oltre questo spa-
zio lentamente scorre al mare la Seybousa
le cui acque salse non portano che piccoli
vascelli. Da ultimo sulla destra , oltre ad
XXX
assai belle pianure ove una prosperevole ve-
getazione invita il colono alla coltura , lo
sguardo incontra le azzurre montagne , che
cingono il golfo di Bona.
Ora , sopra questo rialzamento disposto a
scaglioni ove sta il monumento, alP ombra di
quei secolari ulivi i cui rami si piegano
sotto il peso de' loro frutti ( che sventurata-
mente non evvi mano che si stenda a rac-
coglierli ) , si erano raccolte ed ammucchiate
a migliaja le persone, che una santa curio-
sità aveva chiamate a questo luogo. In prima
sono le file de' soldati Francesi e le milizie
africane, che non doveano esser ultime a ren-
dere onore al Patrono della Città. Vennero
pure a prender parte a questa solennità i
marinaj dei due bastimenti , che furono av-
venturati a condurre la santa Reliquia. Di poi
e Francesi e Maltesi ed Italiani e Spaglinoli
confusi assieme erano quivi tutti vestiti coi
costumi loro sì varj e pittoreschi ; non man-
cavano parimenti i Mori e gli Arabi eh' egli-
no pure amarono unire i loro omaggi a
quelli dei Cristiani per accrescere il trionfo
del gran Renimi^ la memoria del quale anche
tra loro è celebrata; i barbari indigeni alla
XXXI
lor guisa intendono onorare il Santo portan-
dosi settimanalmente in questo luogo ad of-
frirgli sacri ficj.
La processione lentamente salendo arrivò
al rialzamento e si arrestò sulla spianata.
I Vescovi colle mitre in capo e vestiti dei
loro abiti pontificali entrano nel riservato ri-
cinto cantando il salmo Laetalus surn (i).
Monsignore Vescovo di Bordeaux dapprima be-
nedì V altare ove si celebrò il sacrificio della
Messa 5 al quale il popolo con maraviglioso
raccoglimento assistette. Spogliatosi poi de'
suoi pontificali ornamenti P Arcivescovo s'avan-
zò sino all' ingresso del recinto indirizzando
al numeroso popolo un discorso pieno di idee
elevate e di felici allusioni sviluppando que-
ste tre proposizioni. — La Religione cristiana
è eminentemente favorevole all' incivilimento.
— Ella consola neh" infortunio. — Ella sola
procura una verace felicità in terra. — Il sa-
cro Oratore ha provato la prima proposizione
scorrendo lo stato in che erano queste re-
gioni prima della irruzione dei barbari e di
quello in che caddero dacché la Religione se
(i) Salmo 221.
XXXII
pe partì ; Ed ora , soggiunse egli ? se P in-
civilimento deve ancora distendersi in questi
luoghi ? se P Àrabo dovrà un giorno imparare
a coltivare questo terreno ? che presentemente
calca con stupido piede ? saranno Sacerdoti ,
che quivi chiameranno i costumi inciviliti ,
saranno religiosi T rapisti 5 che insegneranno
a far fruttare i campi. Passando alla se-
conda proposizione il sacro Oratore dimo-
strò ; la religione è sola atta a versare ve-
raci consolazioni nelle anime dalla pietà re-
ligiosa comprese. Ei porge ad esempio il
caso di una amorosa madre alla quale per-
viene novella 5 che il suo diletto figliuolo ?
sul belP avvenire del quale tanto capitale fa-
ceva 5 sen giace agonizzante in termine di
morte. Oh! che strazio di anima all'infelice
Madre ! Oh ! come sono cocenti le ambasce !
Come acuti gli spasimi ! Ma a breve andare
viene la Religione a mettere balsamo di con-
forto nel suo cuore 5 a raddolcirle i tormen-
ti 5 a comporre i suoi dì nella calma di una
pietosa rassegnazione, fc? eloquente Prelato
sempre felice nelle sue citazioni, per la te-
stimonianza dello stesso Napoleone 5 che disse
ad un generale della sua grande armata : tu
^ xxxiii ^H
sei il pìii felice del mio Impero, poiché In
sei il più cristiano (4) 9 prova, che non en-
tra in cuore di uomo felicità vera che ove
evvi religione, ma religione veramente pra-
tica, e non stabilita in quei sentimenti va-
ghi di religiosità, che fanno Puomo contento
di ammirare senza comprendere , poiché la
religione è credere ed amare.
Questo discorso detto colla più calda effi-
cacia ed allettante insinuazione produsse una
impressione sì profonda , che se il rispetto
dovuto alla gravità delle cerimonie non aves-
se ritenuto F entusiasmo , certo F uditorio si
sarebbe levato ed in aperta maniera applau-
dito avrebbe, tanto queste parole erano assai
bene penetrate nel cuore degli ascoltanti.
Ciascun Vescovo per di poi scende alF Al-
tare e prendendo in mano il sacro Reliquia-
rio con esso benedice il popolo , la Città
ed il paese intero.
Quegli la cui voce possente non ha la-
sciato in Francia Città, che non sia stata com-
mossa, dico Monsignore Dufétre, le virtù e lo
zelo del quale ora lo hanno fatto chiamare alla
(i) Questo generale era Drcuiot.
XXXIV
cattedra Episcopale di Nevers , avendo alla
sua Tolta innalzato sopra il popolo il brac-
cio d'Agostino., volle aggiungere qualche pa-
rola alle eloquenti dell' Arcivescovo di Bor-
deaux. Laonde disse: che dal giorno in cui
riceverebbe la sacra unzione di Vescovo egli
intendeva aggiungere al nome di Domenico \
suo glorioso patrono 5 quello di Agostino le
virtù episcopali del quale proponevasi torre
ad esemplare. Egli terminò esortando il po-
polo a conservare la memoria di questo glo-
rioso giorno con raddoppiata confidenza nella
protezione del Santo, indi benedì ei pure
colla Reliquia il devoto popolo.
I Santi Vescovi sul punto di dare 1' ul-
timo vale ad Ippona 5 eh' erano venuti sì da
lungi a visitare \ vollero ancora impartire
un' ultima benedizione sopra queste spiag-
gie, che videro tante maraviglie 9 ed unendo
le loro mani consacrate tutte insieme nel
nome della Santissima Trinità benedirono il
paese e questo avventurato popolo al quale
in questi giorni furono aperte tante sor-
genti di grazia. Tutto il Clero in coro al-
lora intonò il Te Deum, quel canto di rin-
graziamento, che si crede composto dallo stesso
8 XXXV f|
Agostino ; indi si diresse al padiglione in-
nalzato a poca distanza per deponi i Sacer-
dotali ornamenti e ricevere le felicitazioni dei
generali Randon, Baraguey cT Hilliers, che
avevano assistito a questa si importante ceri-
monia alla testa del loro stato maggiore.
Egli era il mezzogiorno ed il sole percuo-
teva co' suoi ardenti raggi. Tutto il popolo
si disperse all' ombra degli ulivi dalla Basi-
lica della Pace sino alla sommità del poggio
d' Ippona per riposarsi e prender cibo. Nel
recinto delle antiche cisterne il generale Ran-
don aveva fatto allestire un banchetto , al
quale assistettero i sette Prelati e le Autorità
civili e militari.
La brama di passare la festa d'Ognissanti
ad Algeri costrinse i sacri Viaggiatori ad af-
frettare la loro partenza ; ma innanzi di al-
lontanarsi 9 forse per sempre , i caritatevoli
Vescovi vollero aver partecipi alla lor co-
mune gioja i poveri ? distribuendo loro ab-
bondanti elemosine sulP esempio del primo
Pastore 5 del quale è scritto, transiit bene
facendo. Alcune barche vennero a prenderli
al porto della Seybouse e tosto noi li vid-
dimo con rammarico di tutta la popolazione
XXXVI
montare sui loro vascelli , ed un' ora dopo
salutavano già coli' ultimo addio la città ospi-
tale di Bona.
Nel por termine a questa relazione 5 che
noi abbiamo distesa il più possibilmente esatta,
è dolce al nostro cuore offrire ringraziamenti
ed i nostri rispettosi omaggi ai venerabili
Prelati ed a quei sacri Ministri incaricati dal
Sacerdozio di Francia, che non curando i di-
sagi di un lungo viaggio , attraversando un
mare in una stagione ordinariamente procel-
losa 9 vennero ad accrescere colla loro pre-
senza il trionfo del nostro Agostino. Noi egual-
mente pensiamo essere ufficio nostro ringra-
ziare in nome del Clero le Autorità Civili e
Militari , che concorsero con tanta sollecitu-
dine e tanto zelo in tutto ciò, che poteva
dare pompa alla Solennità. Siamo pur av-
venturati di presentare alla popolazione di
Bona tanto zelante ed ossequiosa i ringra-
ziamenti di tutti gli illustri e devoti Viag-
giatori. Questa non è che l' espressione sin-
cera dei sentimenti , che noi abbiamo uditi
espressi dai Reverendissimi Vescovi.
Ed ora, che i giorni di solennità hanno
avuto termine e che la Città di Bona resta
XXXVII
avventurata depositaria del sacro mortale avan-
zo dì Agostino ci sia concesso aggiungere a
questa relazione alcune parole., che varranno
come la conclusione.
Abitanti di Bona ! troppo lungamente vi-
veste rassegnali a non avere per Chiesa che
un informe ed angusta moschea tolta ai Mao-
mettani e veramente indegna d5 aversi per
la Casa di Dio. Troppo lungo tempo ancora
non picciol numero di voi allegò per prete-
sto la ristrettezza del luogo per togliersi dal-
l' assistere ai divini uffici. La manchevole ca-
pacità 5 che prima d'ora vi valeva a scusa \ da
qui innanzi non sarà che un indegno sutterfugio,
indegno di voi 5 indegno della vostra pietà
al presente che possedete entro alle vostre
mura questo inestimabile Tesoro, Palladio sa-
cro ? che voi con tanta gioja avete accolto.
Altre volte sopra terra straniera questi ve-
nerati Avanzi hanno ricevuto una regia ospi-
talità , e sarà egli dicevole che ritornando
alla sua patria un avanzo mortale di Colui ,
che d' ora innanzi avrà il nome di vostro
Padre, non abbia un onorato monumento per
raccoglierlo ? Di certo più tardi ( ci è caro
sperarlo ) le ruine della Basilica della Pace
XXXVIII
saranno purificate dalla immonda sordizie, che
la imbrattò; sopra questi antichi fondamenti,
sopra queste vecchie muraglie, che spesso han-
no udita la voce di Agostino 5 una novella
Basilica della Pace si innalzerà , più tardi
ancora sopra queste vaste cisterne , sopra di
questo monumento elevato per fraterna cura
dei Vescovi di Francia verrà edificato un
tempio che notte e giorno risuonerà dei sa-
cri cantici ; ma sfortunatamente ancora per
gran tratto di tempo verrà ritardata V esecu-
zione di un' opera così sontuosa ; trattanto
Voi , o abitatori di Bona, Voi sarete gli av-
venturosi guardiani di questa sacra Reliquia.
Se la vostra fede non ci fosse ben cono-
sciuta ; se noi non Y avessimo veduta mani-
festarsi tanto apertamente in questi giorni $
noi ci serviressimo di argomento più umano
per eccitarvi a costruire ora una Chiesa entro
le mura di questa vostra Città , e vi diremmo,
che ci va del vostro decoro di edificare al
Divo Agostino un tempio degno di lui , de-
gno di voi. Da qui innanzi la vostra avven-
turata città sarà scopo di numerosi pellegrinag-
gi, e sarà egli condecente cosa che il devoto
viaggiatore invanamente cerchi il monumento
^g XXXIX
dalla vostra religione innalzato al patrono
della Città? E che questi ritornando dappoi
alla sua terra non abbia per la vostra Bona
che parole di biasimo? Direte voi che man-
cano i necessarj mezzi , che l'egoismo del se-
colo tiene la generosità serrata entro i cuo-
ri , che un monumento quale noi propo-
niamo richiede 1' opera di secoli ? E il con-
fessiamo , F egoismo domina \ non sono ia
gran copia le anime generose capaci a fare
un sacrificio s'elleno non vedono tantosto chia-
ramente spiccare la ricompensa. Pur tuttavia
noi crediamo non incerto il successo se voi
siete fermamente uniti in questo desiderio., in
una medesima volontà. Noi confidiamo nel
successo poiché F opera è cattolica è france-
se ; noi speriamo con gran fiducia perchè vi
sta della vostra religione, del vostro decoro,
dell' interesse della vostra Città chiamata a'
più grandi destini. Con questi tre motori ,
religione , onore ed interesse , si fanno ma-
ravigliosissime cose. Non intendiamo proporvi
una di quelle grandiosissime Cattedrali del
nord simbolo della pietà de' nostri padri.
Sopra più strette proporzioni può essere edi-
ficata una chiesa nelle vostre mura, né man-
XL
cano artisti cristiani che conoscono una Mo-
schea, un tempio di Giove non poter essere
Casa del vero Dio 5 e questi saranno glo-
riosi poter consacrare V opera loro ad ele-
vare la prima basilica Cristiana nelP Algeria.
Ànimo adunque , abitanti di Bona ! A voi
solo domandiamo che intraprendiate f inco-
minciamento; abbiate fiducia nella vostra im-
presa 5 che è pur quella di Dio ; accingetevi
senza temenza j e confidate che la Francia
nostra Cristiana patria ? che V Europa intera
si terranno avventurate poter venire coi loro
sovvenimenti ad associarsi a noi per erigere
il tempio ad Agostino.
Noi diremo alla Francia cattolica 9 il va-
lore dei nostri guerrieri ha conquistato in
queste regioni una seconda Francia , grazie ad
un augusto intervento la novella Ippona ha
veduto ritornare a se un avanzo del gran
Dottore che già le fu Vescovo; penetrata dalla
grandezza di questo favore la Città di Bona
desidera vedere innalzato nelle sue mure un
tempio cristiano atto a riunire tutti i suoi
cittadini intorno all' altare d' Agostino. Il suo
potere non giunge al bisogno per sì gran-
d' opera ; ed è perciò che alla Francia cri-
stiana ella stende Ja niano9 perchè le porga
il suo ajuto. Nei tempi andati le città ed i
popoli si collegavano assieme per innalzare sino
al Cielo quelle magnifiche Cattedrali, le quali
pur oggidì formano la gloria vostra. Ezian-
dio a' giorni nostri la Città di Bologna di
mare ha veduto sorgere un tempio magnifico
costrutto dalla carità dei fedeli. E perchè
mai questo non potrà avvenire a Bona? Bo-
logna non avea da custodire come noi un
tesoro nel mortale avanzo d' Agostino , ma
i fedeli di quella Città avevano fede nell'ope-
ra loro. Noi pure abbiamo fede in questa
impresa che non può mancare di buon suc-
cesso. Noi abbiamo fede nella vostra religione
celebrata in tutta cristianità 5 fede nella vo-
stra generosità che è illimitata , fede ancora
nelF avvenire di questo paese che V incivili-
mento cristiano , essendo Agostino guida 5 va
sempre meglio ampliandosi.
Noi diremo all' Europa tutta : Agostino non
fu solamente Vescovo d'una Provincia d'Afri-
ca ; ma fu ancora Dottore della Chiesa uni-
versale 5 e le sue immortali opere trasportate
in tutti gli idiomi da secoli formano la con-
solazione del mondo cattolico. E per rendere a
n XMI @
questa Reliquia gli omaggi che le sono do-
vuti che noi chiamiamo tutti i popoli cristiani.
Questa è impresa eminentemente cattolica ;
laonde non dubitiamo punto che la nostra
voce non sia intesa ; anzi ci teniamo nella
lieta speranza che ben tosto sopra queste
spiaggie sì lungamente deserte , s' innalzerà
un tempio degno d' Agostino, degno del mon-
do cristiano.
iDDiimiitit militala
CITATI
NELLA RELAZIONE
3 o §#3N*
ì\.° I.
AIXTOINE ADOLPHE DUPUCH,
par la miséricorde divine et la gr?ce du Saint-Siége apostoliqae,
ÉVÉQUE D' A1GER ,
ASSISTA \T AU TRONE PONTIFICAI, «,
au Cle f 'gè etauoc Fideìes de riotre Diocèse, Salut et Bénédiction
H MITRE SFJS5EU JESI S-BRIST.
E,
iNfin, nous avons pu l'aire, ce matin, Nos Très Chers
Frères , et par les portes sacrées des saints Apótres , le
premier pas de notre retour vers vous, vers notre pauvre
et chère Eglise ! Il y a si longtemps que nous sommes
séparé de vous , tant et de si graves circonstanccs ont
retardé ce bienheureux moment ! Car , e' est à peine si
nous vous avons entrevus depuis plus de sept mois ; et
pourtant vous saviez bien que si nous étions absents de
corps , nous n' avions pas cesse , nous ne pouvions pas
cesser d' ètre présents de cceur au milieu de vous tous y
fréres, enfants bien-aimés, pour lesquels nous nous laissions
ainsi aller, sur les terres, sur les mers, partout où nous
dispersait nous (et ceux qui partageaicnt nos pèlerinages)
la volonté de notre Pére celeste, de ceux qui nous le
représentent par leur autorité sacrée cornine par leur ten-
dressc et leur sollicitude pour vous et pour nous.
Eh ! qu aìlions-nous demander aux fontaines salutaires
de notre prenfiière patrie 5 si ce n' était de réparer des
forccs épuisées à votre service et qui ne devaient renaitre
que pour vous ètre livrécs de nouveau jusqu a la fin ?
Pourqttoi 9 au coeur le plus vif <T un hiver dont nous
ignorìons depuis longtenips les rigueurs, traversions-nous,
par dcux fois et par des fleuves débordés 3 des chemins
rompiis, la France presque tout entière, si ce n' était pour
trailer avec le Roi., comme bientót dans la ville sainte et
après toute sorte de nouveaux voyagcs, avec l'Evèque et
le pére de tous, les questions les plus intéressantes pour
Y avenir, 1' établisseinent, le développement de la foi dans
notre étrange diocèse ?
A Di cu mille fois graces et amour! a Dieu, qui a tout
fait, qui seul pouvait disposer tout , selon qu il Y a fait
plus que jamais pour vous et pour nous avec une admi-
rable providcnce ! — Car qui pouvait donc incliner ainsi
et jusqu' à ce point la volonté, le coeur des plus puissants
du monde et par eux encore, il est vrai aussi, par notre
sincère , notre filiale piété, qui pouvait préparer ainsi le
coeur du successeur de Pierre pour l'accomplissement des
choses si imprévues et non moins importantes qu impré-
vues que nous consommons, cà peine arrivé, avec la plus
merveiileuse comme la plus douce facilitò ?
Dix nouvclles églises 5 un nombre de nouveaux titres
correspondant cà nos nouveaux bcsoins, une maison ecclé-
siastique, tout à la fois grand et petit séminaire, solidement
établie , et déja dotée en partie , notre immense diocèse
désormais partagé cn trois provinces, qui, plus tard peut-
étre Laissons faire Dieu! et5 pour chacune de ces trois
provinces, des maisons religicuses ancicnnes dans 1' Eglise,
vigoureusement constituées , éprouvées depuis des siècles
et célèbres par tonte la terre, entre une multitude d'au-
tres, par leurs ceuvrcs exccllentcs ; l' éducation d' une por-
tion intéressante de nos jeunes diocésaines, et, avee elles,
celle de quelques orphelines chéries , assurée après trois
ans de vceux , de supplications et d' efforts, sclon nos dé-
sirs Ics plus ardents et ceux de leurs familles iinpatientcs;
Ics questions Ics plus difficiles résolucs dans le sein de
1' Eglisc mème de Rome, conune dans cclles d' une mòre,
ainsi que nous Ics avions résolucs, dans la droiturc et la
siinplicité de notre ame profondément émue de ces memes
questions, hélas ! trop et depuis trop longteinps dénaturées.
Mais nous ne finirions pas, N. T. G. F., si nous vou-
lions énumércr ce que nous avons obtenu pour vous du-
rant ces derniers temps, et cornine prix de ces courses
multipliées à 1' égal de vos besoins et de notre amour. —
Le temps, l'heure nous pressent. — C est à Ostie, pen-
dant les heures fugitives d' une des plus douces nuits de
notre vie, quand déjà fumé sur le rivagc voisin le vaisseau
rapide qui devait nous ramener vers vous au jour de la
Paque prochaine, et qui vous apporterà seulemcnt ces
quelques lignes qui s' épanchent de notre coeur dans le
vótre.... Huit jours après son heureuse arrivée nous tou-
cherons nous-meme au port.
À Ostie ! Après avoir célèbre le sacrifico ( qu' elle recom-
mandait à Augustin d'offrir fidèlement a sa mémoire chérie)
sur son corps vénérable lui-mème , et au moment de le
célébrcr de nouveau cà la place moine où elle lui fesait
cette touchante recommandation, à la veillc de notre pè-
lerinage fratcrnel a son proprc tombeau, a TEglise d'Ani-
broisc , au Baptistaire de la basilique ambroisienne
A Ostie ! où le ciel est si pur ce soir ! presque appuyé
sur la fenètre d'où, s' entretenant ensemble, quelques
jours avant sa fin, ils crurent avoir entrevu, un pcu tou-
ché le ciel, paululum attigiinus
A Ostie ! dans la chambre mème de Monique, là où elle
moiirut entre les bras de celui dont elle était doublement
la mère...., avee quelle efTusion de coeur nous embrassions
tout-à-1' heure Y antique autel élevé à cette place sacrée ,
avec quels saints transports nous vénérions ses rcliques ,
nous leur unissions, en Ics couvrant de nos baisers et de
nos larmes, celles d'Augustin! les premiòres qui nous fu-
rcnt données après notre conséeration episcopale et par
le saint Pontife de Rome 9 elles ne nous quittaient plus ;
depuis quatorze cent cinquante ans , elles n' avaient plus
sanctifié cette demeure.... Il nous semblait que les osse-
ments s' animaient, tressaillaient, devenaient ardents entre
nos ìiiàins tremblantes. — Nous croyions presque quelle
était aussi notre mère et que nous étions son fìls , nous
qui succédions le premier a ce fds de tant de larmes ,
aprés plus de quatorze siècles Oh! que sera-ce donc
dans huit jours , quand son tombeau nous sera ouvert ,
qu'il nous apparaitra, que nous le tiendrons embrassé de
toutes les forces , de toute la tendresse de notre coeur !
que sera-ce donc au Cieli...
Au moment de quitter la Ville Sainte, N. T. C. F., nous
avons été comblé des faveurs Ics plus touchantes, des ca-
resses paternelles les plus tendres de Y Evèque des Evèques.
Que ne pouvons-nous vous écrire ses propres paroles! Elles
déborderont de nos lèvres et de notre coeur aussitót que
nous remonterons dans notre chaire episcopale. Nous vous
écrirons méme de nouveau, s' il le faut, au sujet du ma-
gnifique pouvoir que le Saint Pére a daigné nous accorder
touchant le eulte de la nouvelle protectrice de notre Egli-
se5 au tombeau de laquelle nous avions voulu aller con-
fier nos dernières négociations et le succès de notre vo-
yage principal. En signe d' union et comme premier gage
de notre reconnaissancc, nous lui avons laissc un des an«
<imm 7 ijwmi
ncaux qui, dans Ics jours solenncls, brillaicnt a notre doigt
pastoral. Quo ne lui devrons-nous pas témoigncr maintc-
nant quc, grace a sa protcction aussi puissantc que grà-
cieusc , nous avons plus quc réussi, tant le succcs a été
prompt dans tout ce qua nous avons demandò et entrepris!
Si notrc course a été licureuse et rapide, alors que par
amour nous nous éloignions de vous, combicn plus ar-
dente elle sera maintenant (pie nous revenons vers vous,
vers notre vraie patrie, vers ton berceau, Eglise cbérie!...
C est vous , ce sont vos prières et avec elles les sup-
plications de tant d' enfants que Dieu nous avait donnés
aussi , qu il nous a conservés par toute terre , sur tous
les rivages, sur ceux qui regardent vers vous en particu-
lier, qui avaient gonfie les voiles de notre vaisseau étonné,
qui le pousseront, plus fier que jamais de sa merveilleuse
vitesse, jusqu à ce qu il nous ait rendu à vos àmes, sans
plus de séparation, de longtemps du moins, et jamais
éternelle : ce n' est plus possible sur terre, nous vous Y a-
vions juré, nous vous le jurons de nouveau. — Evèque
d' Alger , nous vivrons , nous mourrons sur ce glorieux
berceau de tant de nouvelles Eglises, premier rejeton dans
ces derniers jours, rejeton vivant du tronc tant fécond
de tant d'illustres Eglises. — La mort clle-mème ne pour-
rait pas rompre ces liens, car ce sont les liens du coeur,
les liens de l'ame d'un Evèque, ces liens sont indestru-
ctibles. 11 n' y a que nous qui vous puissions dire avec
vérité: A toujours! Gomme les arbres dans une terre
vigoureuse enfoncent d' autant plus leurs racines quc leur
cime est davantage agitee par Ics tempetcs, ainsi plus que
jamais, ainsi jusqu au plus profond de cette terre d' Afri-
que 8J enfoncent les nòtres.
Mais e' est assez.... Aussi bien le jour ne tarderà guòre
à revenir j de pareillcs nuits coulent si vite! Ses premiers
feux teindront bientót les rivages où ils révélaient aux yeux,
au cceur d'Àugustin et de Monique les splendcurs du soleil
é temei de justice, de véritó, d'amour. — Déjà s'allumcnt
dans notre cceur les memes clartés, les mèmes flammes. —
Il y a long-tcmps quii ri avait élé aussi arderti eri
nous. — II est vrai (fri il notes parie dans le chemin. —
Allons , allons à l' autel de Monique ; offrons encore les
sacrés mystères, répandons, épanchons notre cceur et
puis partons.
Et toi , feuille légère , plus heureuse que nous qui ne
saurions cette fois égaler la vitesse de ta course, pars sans
plus tarder. La main écrit , parie , elle aussi , de Y abon-
dance du cceur. Ils croiront presque que e' est nous déjà.
Donne à Ostie, le 46 mars 4842, sous notre seirig
particulier.
f ANTOINE-ADOLPHE ,
Evèque d' Alger.
*m$m J) NBW*
N.° IL
ANTOINE-ADOLPHE DUPUCII,
par la miséricorde divine et la gràce du Saint-Siègeapostoìique^
ÉVÈQUE D'ALGER,
ASSISTANT AU TUONE PONTIFICAI, ,
au Clergé et auoc Fidèles de notre Dlocèse 5 Salut et Bénédiction
m NOTRE SEIGNEUR JESUS GHRIST.
Nos Très Ghers Frères
Jl y a huit jours, ce soir, à cette méme heure profon-
dément recueillie, (pie nous vous écrivions avec effusion
de cceur: nous venions de faire le premier pas de notre
bèni retour vers vous: nous étions à Ostie, ad ostia Tiberina,
humblement prosternò sur le seuil de la petite chambre où
Monique et Augustin nous semblaient encore converser avec
nous, leur indigne fìls, leur plus indigne frère; d'où nous
croions presque, nous aussi, toucher un peu le ciel avec
eux Oh! qu'il faisait bon demeurer là et que volontiers
nous y eussions à jamais fìxé la tente quii nous faut lever
chaque matin, si vous ne nous eussiez pas appelé, si nous
n'avions senti nos pas impatients de courir a un autre seuil,
à un autre autel, à cclui où nous venons de tomber à
gcnoux et duqucl nous vous éciivons encore, a toujours,
pour bénir, pour rendre gràces, d'ineffables gràces à Dieu
pour Ics biens dont il ne cesse de nous comblcr pour vous
et avec vous.
Certes, N. T. G. F., nous avions bien raison de ne vouloir
pas prévoir, de ne pas essayer par avance de goùter le
mystère que nous devions trouver à son toinbeau, là, devant
nous, aux pieds de cette arche si magnifìque par ses or-
nements, le prix de ses marbres et l'art de ses ouvriers,
par la piété du saint Pontìfe qui vient de la relever plus
magnifìque encore, mais bien autrement et mille et mille
fois plus magnifìque par le trésor quelle renferme depuis
tant de siècles! Quels siècles, N. T. G. F., et que s' est- il
passe depuis qu'ils ont commencé à se succeder ainsi jusqu'à
ce soir, quel est-il ce trésor? pourquoi est-ce ici quii
nous apparait enfin ? N' est-ce pas le nótre aussi 9 le vótre
autant que celui de cette antique et hospitalière église, la
digne sceur de Y église d'Ambroise, le nótre davantage
encore, si e' est possible, si nous osons le dire dans son
sein.... Et pourquoi ne le dirions-nous point? Ne l'a-t-elle
pas senti en nous voyant accourir avec une joie si impé-
tueuse et si tendre, en nous donnant ce matin, àia céne,
de la bouche de son Ange, le baiser fraternel, en nous
pressant entre ses bras tremblants, en nous embrassant,
pour ainsi parler, plus étroitement, plus fraternellement
encore sur ces cendres sacrées, en nous promettant de
l'ouvrir demain sans voile, sans mesure, en nous donnant
à voir, à embrasser avec elle Augustin se levant de son
sépulcre pour nous bénir, nous communiquer sa vie; ainsi
autrefois les ossements du prophète!.... pour revenir avec
nous, car elle partagera....
Entendez*-vous bien, N. T. G. F., elle partagera! non point
(ju elle puisse se dessaisir de ce que lui assurent tant de
siècles de vénération et d' hommages de tonte sorte, mah
MHiEt -1 i tanni
;;#rce (fu clic nous dannerà tout ce qu clic petit cncorc
donner depuis que Ics plus catoliques des princes et Ics
plus fervents disciplcs d'un autre Augustin se sont dispute,
et ont ravi a sa tcndrcssc le fragment d'un des bras, d'un
des pieils de l'infatigable apologiste, du plus infatigable des
pasteurs.
Entcndez-vous bien! Nous ne scrons donc pas venus en
vain! notre foi d'enfant et de frère n'aura pas été trompée!
nos vénérables frères, Ics Evcques de France n'auront donc
pas vainement uni leurs pieuses oflrandes et leurs sacrifices
à l'offrande, aux sacrifices de tout ce que nous avions de
tendresse et d'amour! nous ne reviendrons donc pas seuls,
mais chargé des plus riches dépouilles, mais courbé sous
le poids de notre bonheur autant que du doux fardeau
qui nous sera donne!
Ondes célèbres , trop souvent agitées, bouleversées par
Ics tempètes, et qui, dit-on, vous abaissàtes si dociles, si
gnteieuses , sous la petite barque qui emportait en fuyant
ces ossements mouillés de tant de pleurs, loin des rives
désolées d'Hyppónc renversée; vous, quii avait tant de
Ibis traversées, avec Monique, avec Alype, avec Adeodato
avec Nèbride... oh! abaissez-vous encore, soyez-lui, soyez-
nous plus gracieuses encore, car voici les jours de retour.
Ce ne sont plus des larmcs amères, intarissables cornine
celles que Palladie avait versées dans son sein cornine le
deuil de scs bicn-aimés; ce sont les plus douces, les plus
délicieuses larmes de la joie de son premier successeur, de
ses nouveaux bicn-aimés, dont ils seront inondés plus en-
core, si toujours il était possible.
Et toi, terre chéric, terre sacrée, tressaille! lève la tète,
ta tète sur les humiliations de laquelle nous pleurions na-
guèrcs avec je ne sais quel mélange de cette amertume et
de ccttc douceur; Ilyppòne! Ilyppòne lasienne, la notre,
qttels jours que ceux qui ont commeneé à luire, qui vont
bientót éclatcr sur toi !
Et si aux ossements d' Augusti n , à ceux d'Eugène de
Carthage, de Cypricn, de Perpétue , de FéTieité, quidéjà
sont revenus, nous pouvions unir ceux de Monique , de
Jacques et de Marien.... Nous l'avons demandé par Àugustin,
nous l'obticndrons, nous en attestons Ostie , et quand
sera couronné" le monument fraternel dont nous avons jeté
les fondements dès notre première apparition sur tes rivages,
que nous cimentàmes, au retour du jour de son sommeil,
par une de nos premières ordinations, quand pourront
accourir avec nous, selon leur touchante promesse , les plus
heureux des évéques de ces églises des Gaules étonnées
et fières de te rendre une part de ce que tu leur prodiguais
alors alors! qui eùt j a mais pu soupconner?
Etvoilàl'Eglise de J.-C; voilà l'Eglise éternelle, l'Eglise
batie sur la pierre que nous tenions si fort embrassée le
matin méme de notre départ pour Ostie, pourPavie, pour
Hyppòne! quand le jour solennel de ce nouveau triomphe
se leverà sur une de ses plus antiques, de ses plus glo-
rieuses filles, qui pourra douter encore des desseins du
maitre sur toi, sur nous, sur notre mission?
Il n'y a qu'un instant, au moment où frémissait notre
piume impartente, sìcut velociter scribcntìs, par le calme
profond de la nuit qui commencait à desccndre le long des
vitraux sacrés, nous avions attaché nos regards humides,
notre cceur qui se fondait sur le bronze de Y arche , à
l'endroit méme où reposent, où se réjouissaient ses restes
vénérables, cornine dans leur lit de gioire, saluc, chante*
par le prophète, il nous semblait que les cieux étaient
ouverts au-dessus, et qua notre vue, à notre approche
fraternelle, tout indigne que nous en sommes mille fois,
il exultait dans leur gioire.... Etait-ce une illusion, était-ce
***** -15 §3C^*
prcsque la réalitó (nous ne savons vraimcnt).... Oh! par-
donnez-nous, vous tous qui lirez ecs étranges pages; par-
donnez-nous ecs épanchements de notre ame qui s'en va
dans la vótre comme elle montait vers la sienne; nous ne
savons, mais nous avons crii que nous pouvions lui parler,
quii nous cntendait, qu'il nous apparaissait.... Tantót c'était
comme une nuéc lumineuse qui enveloppait cette sorte
d'arche d'alliancc. Exidtabunt sancii in gloria; hztabuntur
in cuhilibus suis. Avec lui, e' étaient Monique, Alypc,
Àdéodat, Possidius. — Pourquoi seraient-ils séparés là,
eux qui ne le furcnt point par la mort : elle n' avait pu
leur óter leur vie qui se confondait; ce n'est pas de ce
changement que parie l' Eglise , prò tuis.... cnim vita
mutatur, non tollitur.
Tantót il était seul: sa figure vénérablc et calme, telle
que l'avaicnt vuc Palladio et son frère, s'inclìnait vers nous,
vous cussiez dit qu'il nous tendait la main, samain ardente
comme son cceur qui jetait des flammes!
Tantót nous n' apercevions rìen , mais nous entendions
le doux, le sacre murmurc de sa voix qui nous appelait,
nous invitait, nous flattait presque, nous encourageait ;
e' étaient moins Ics récits du passe que les entrailles de
1' avenir qui s' cntr' ouvraient.
Tantót attesi nous lui ofTrions tout ce qu'il nous a donne
le premier par l'inexprimable vocation de Dieu sur vous et
sur nous; nous lui parlions de vous, de vous tous, de la
Franco, du saint et immortel Pontife dont nous quittons
à peine les gcnoux paternels, de nos premiers lévites qui
portent panni vous son nona tutélaire, d'Hyppóne,de Tagaste,
de Cirtha, de Madaure, de Garthage, de Calarne, de Julia-
Césarée, de Milan, d'Ostie; nous répétions, nous répétions
cncore ecs noms; c'était a notre bouche, à notre coeur, et
il nous scmblait au sicn, plus que le premier sue du
44 a****
printemps a l'abeille avide, plus que le lait a l'enfant, l'eau
vive au cerf, la rosee au gazon, plus que le miei le
plus pur....
Tantòt nous voulions savoir comment s'étaient préparés
ces événements merveillcux qui étonnent encore de joie
l'Eglise de la terre et du cicl et qui enfantent ton berceau,
ó pauvre et chòre Eglisc d' Àfrique !
Tantót nous lui demandions ce que tu deviendrais dans
la suite des ages, dans ces premiers jours eux-mémes, peut-
étre de notre vivant encore , ou lorsque nous irions le
rejoindre, si Oh! nous nous soinmes baigné dans la
fontaine, nous nous retrempons dans le feu, nous ne serons
pas infìdèle, adlmrmt lingua faucibus Tritisi nous le sup-
plierons, avant de le quitter, de mourir plutót sur ce
marbré où nous vous écrivons.
Etait-ce d'abord un dessein de justicc ou d'amour de
Dieu? ce dessein serait-ii chance? est -ce pour accomplir
sur toi, sur la France, sur nous une aftreuse et effroyable
mission, ou bien une mission de celeste miséricorde?....
Il y a qualorze siècles qu' il priait, qu' il ne cessait de
prier et avec lui Monique, Possidius, Fulgence, Eugène,
Optat, et avec eux le sang de Cypricn, de Théogènes,
d'Etienne, de Jacques et de Marien, de Clément et de
Vincent, de Perpétue, de Félicité et de leurs frères: l'échelle
d'or touchait encore de la terre aux cieux La divine
justice n'était-elle pas cornine lassée, et que pouvait-elle
ajouter en quelque sorte?....
Eglise d'Àlger, fille et veuve de trois cent cinquante-
quatre églises, que te restait-il? La main, la faible main
d'enfant de celui qui fa été envoyé en eùt facilement
contenu les cendres, et pas un de tes fils n'était signé de
la Croix.
Non, non, non! Et que ce cri qui monte au Cicl du
plus profond de notre coeur, et qui rctentissait, quenous
avons crii cntendre, que nous avons cntcndu si vif, si
pénctrant, si tendre, cn ce moment solennel, unique dans
notre étrange vie, ce cri, qu'il retentisse par toutes tcs
voics, par tous Ics cchos de tcs rochers et de tes déserts!
au coeur de notre glorici! x monarque 9 au coeur de tcs
intrépides guerriere ( tant de fois tu nous cntendis répétcr
que leur épee avait faconné notre Croix, et que leur plus
pur sang cn avait purifìé* l'or)! au coeur de tcs magistrats
dévoués, au coeur de tous tes enfants, quelle que soit la
langue qu'ils parlent ou qu'ils entendent, fussent-ils encorc
armés àw. yatagan homiciclement sacre, fussent-ils ensevelis
dans les plus épaisses ténèbres de la mort.... Et yous, cceurs
de prètres, cceurs de mes premiere et plus tendres frères,
gardez-le toujours! Vous qui nous accompagnez au nom
de tous, rappclez-nous-le , si nous pouvions jamais l'oublier;
n'avez-vous pas entendu aussi?
Et maintenant comprenez-vous pourquoi nous vous écri-
vons deux fois en si peu de jours? pourquoi ce soir, corame
jcudi, vendredi dernicr, nous ne pouvions contenir notre
coeur qui debordo? pourquoi, quelque languissantes et in-
complètes que soient nccessairement de semblables parolcs,
que plusieurs trouveront pourtant trop peu mesurées, corame
s'il y avait mesure dans l' incendio qui dévore, dans le
torrent qui bondit , pourquoi cependant nous sommes si
empressés de les envoyer devant en signe de prompte et
bonne arrivéc.... Oh! bicn plutót, afin que vous unissant
à nous sans le moindre délai ( il serait coupable ) , ensemble
nous puissions remercier celili de qui descend tout don
cxcellcnt, et qui ouvre d'autant plus sa main et son cceur
que, plus promptes et plus ardentes sont les actions de
graces qui multiplient ainsi les bienfaits du pére avec la
rcconnaissancc de scs enfants.
AG %m%&
Àussi , sans mème attendrc le fortune moment auqucl
nous touchons après tant de soupirs et de voyages, cornine
si déjà nous avions recu ce que nous ne possédons cncore
qu'en désirs et en promesscs qui ne sauraient ètre fallacieuses,
il est vrai; dès cette première et bienheureuse nuit, nous
vous avons écrit...., nous inquiétant peu du choix de ces
discours, ne les achevant mème point sclon que le deman-
derait leur artifice ordinaire et indispensable en d'autres
occurrences, pourvu quo vous nous ayez compris, et (ce
que notre cceur nous dit ) que celili qui voit le fonds du
nótre et du vótre bénisse l'allégresse avec laquelle vous
lui voulez donner ainsi que nous.
A ces causes, et l'Esprit Saint invoqué devant l'arche
de saint Augustin, dans cette antique et hospitalière église
de Pavie, de la plénitude de notre cceur.
Nous avons ordonné et ordonnons ce qui suit:
Art. der. A dater du jour de la reception et de la lecture
immediate de notre présente lettre pastorale dans chacune
des églises et chapelles de notre diocèse, et durant trois
dimanches consécutifs, à l'issue desVèpres, il sera chanté
un Te Deum en action de gràces de notre beni voyage,
suivi de l'antienne 0 Doctor optime et de Toraison de
saint Augustin.
Art. 2. Durant ces quinze jours, a la Messe, tous les
prètres ajouteront Ics oraisons prò gratìis agendù.
Art. 3. Après ces actions de gràces solennelles, c'est-à-dirc
à partir du quatrième dimanche qui suivra la lecture de
notre présente lettre pastorale, et jusqu'à ce que nous ayons
recu la réponse definitive à la demande que nous déposons
à l'arche de saint Augustin , dans 1' église cathédrale de
Pavie, et sur laquelle il nous semble que nous pouvons
compter, il sera chanté, chaque dimanche, avant les Vèpres,
un Veni Creator suivi du versct et oraisons ordinaires et
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de l'anticnnc 0 Doctor optime avcc l'oraison de Saint Au-
gustin. Durant le mème intervalle de temps , tous Ics prètres
ajonteront l'oraison du Saint-Esprit.
Donne à Pavie, à l'arche mème de Saint Àugustin, le
24 mars de l'an de grace 4842, sous notre seing, le sceau
de nos armes et le contre-seing du chanoine archiprètre
de notte cathédralc et notre bien-aimé compagnon de
voyage.
t ANTOINE-ADOLPHE,
E v èque d'Alter.
Par mandement de Mgr.
DAIDOU, ch.-archiprétre.
48
N.° III.
ANTOINE-ADOLPHE DUPUCH,
par la misóricorde divine et la gràce du Saint-Siègeapostolique,
ÉYÉQUE DALGER,
ASSISTANT AU TRONE PONTIFICAI. ,
au Clergé et auso Fidèles de notre Diocèse^ Salut et Bénédiction
M NOTRE SEIGNELR JESUS CHRIST.
Nos Très Chers Frères ,
Le voyage bèni que nous poursuivons en ce moment et
durant lequel nous vous avons déjà écrit par deux fois ,
est trop importante trop intéressant pour vous et pour
nous., est accompagno de trop de gràces et de providen-
tielles circonstances pour que nous craignions de vous
fatiguer^ en vous écrivant une fois encore, avant notre
arrivée si heureusemcnt prochaine pourtant et que nous
hatons de tonte 1' ardeur , de toute la tendresse de notre
cceur — D' ailleurs, ces lettres que leurs dates seules
rendraient mémorables, appartiendront par leurs détails à
cette histoire de l' Église d? Afrique , dont nous écrivons
ensemble les premières pages , en ces étranges jours de
sa résunection, après tant de gloires et de malheurs.
&%%%% di) tonti»
Àussi ce soir venons-nous moins vous exhorter , vous
presser selon notrc habitude et ce que nous inspire le
Scigneur, que réjouir , réercer vos cceurs altendris eri
revenant, aussi brièvement que nous le pourrons, sur Ics
voies pleines de graces que Dieu nous avait preparées ,
sur cellcs qu'il nous preparo chaque jour encorc Tou-
tefois, nous nous sentons ravis, en pensant que cette sorte
de conversation de famille pourrait bicn ótre , de toutes
les cxhortations la plus entraìnante, cornine bien certaine-
nient elle sera la plus doucc.
A peine donc nous polis avions quittès, le lendemain
du jour où nous vous invitions à entrer ge'néreuscment
dans la carrière entr? ouverte de la pénitence quadragesi-
male, que commencait, par une rapide traversie et notre
pólerinage a la baume sacrée de l' illustre amante du Sau-
veur, la merveilleuse suite de ecs divines rencontres dont
V ensemble nous accable en ce moment où nous compre-
nons presque , dans sa plénitude de douccur, cette éton-
nante parole , Pavebnnt , etc.
Si vous voulez savoir pourquoi, Frèues B'IEN-aihé&j nous
visitions d' abord la grotte encore numide des pleura de
Magdelainc, nous vous dirons naivement que e5 était pour
goùter tous les jours davantage la miséricorde de colui a
qui nous devrions ressembìer, et que respiro de la facon
la plus touchante ce sauvagc et tendre asilo de celle a
qui beaucoup de péchés furcnt pardonnés parccqii elle
avait beaucoup aimv... Et puis, ne vous scmblc-t-il point
que e' élait un gracieux premier pas vers le tombeau de
cet amant célèbre du mème Sauveur qui avait tant poche
lui aussi et qui aima pourtant bien plus encore?.. Lui,
notre modèlc principal dans la ressembjiance divine, notre
pére, notre ami, notrc prédécesscur immédiat Air la torre
d' Hyppóne notrc commun béritage — de vani Dieu, qua-
torze siècles sont moins qu' un installi J
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Mais nos pas , ces premiers pas surtoul s étaient impa-
tients; et prcsque aussitòt nous nous étions élancés de
nouveau sur les flots dociles — A Gènes , nous recher-
chions les traces d' une famille à qui nous voulions ren-
dre, à qui nous espérons rendre.avec bonheur une por-
tion d'elle-méme si merveilleusernent sauvée par nous des
notre premier voyage à Gonstantine , Dieu achèvera son
oeuvre ! A Pise nous baisions , dans le champ saint , la
terre sainte entre toutes les autres et qu' avaient rapportée
dans les jours anciens , des bords du Jourdain étonné ,
des hommes à foi prodigieuse et ardente. Ces souvenirs
la rallument! Oh! demandons a Notre-Seisneur, nos très
chers Frères, demandons-lui ensemble avec larmes de
V augmenter sans cesse dans nos ames qui doivent vivre
de la mème vie 5 et nolre vie, Frères bien-aimés, ne
1' oublions jamais , e' est la foi !
A Naples bientòt, anx ruines de Pompei', nous regardions
avec une sorte de stupeur, ou mieux avec transport, le
paganismo surpris tout vivant aut milieu de ses fetes, de
ses plaisirs impurs, de son orgueilleuse philosophie, par
le feu, par les entrailles épanchées du Vésuve encore fu-
mant... Il est là ! nous Y avons vu, touchc de nos mains...
Dieu ! quelle religion ! quelle différence entre ces dieux
prétendus, et vous , souveraine et immortelle beauté, vé-
rité immortelle? quo nous devrions ètre fiers, Frères ché-
ris, d'ètre chrétiens. — Quand ècouterons-nous, compren-
drons-nous la grave et profonde parole quo nous répétait
ce matin Ambroise dans sa basiiique , dans la lecon de
F Église toujours la mème... Saint Paul était venu à Pou-
zolles. — Le poète endormi sous le laurier de Parthénope,
aux flancs du Pausilippe, nous cut touchés sans cette mè-
me foi qui, nous faisant saintement dédaigner cette tom-
be vaine 3 nous faisait accourir sur les pas de Y apótre
dont nous devions baiser les traces jusqu aux eaux tal-
vienncs -, et, cn attcndant et tout aupr^s , dans les pre-
mières collines de la Campanie, aux portes de Noie, de
la ville de Paulin de Bordeaux dont la mémoire est de-
meurée si ètroitement unie à celle dJ Àugustin , au glo-
rieux tombeau de la jeune et héroique Philomène....
Durant quinze siècles et plus, sesArestes oubliés avaient
dormi aussi , non sous le laurier, mais à quinze, a seize
milles sous terre, sous Ics plus sombres voùtcs des cata-
combes de l'éterneHc et royale ville des apòtres et des
martyrs; quand tout-a-coup, ó prodigel que nous avons
vu aussi ; que nous avons touché aussi de nos mains
tremblantes d' émotion, panni d' humbles et pauvres mon-
tagnards, éclatent, se disperscnt partout F univers catho-
lique , cornine les épis des gerbes entassées qu emporte-
rait la soufflé violent de Y aquilon , ces innombrables si-
gnes , ces miracles multipliés sous toutes les formes et
ainsi qu'à Tinfini, qui en trente-huit ans à peine ont renda
si puissant et si doux le nom, l'angélique nom de la Vierge
de Mugnano. — Vous connaìtrez cette étonnante histoire ;
vous recueillerez bientòt avec avidité de notre piume, de no-
tre bouche quelques-uns de ces magiques et irrésistibles rc-
cits. — Ce sera pour nous plein de charmes, et l'acquit d'une
dette sacrée. — Gar nous lui avons insóparablement uni
notre pauvre et chère Eglise, en ótant de notre doigt pa-
storal le premier des anneaux qui l' ornaient depuis le
commencement pour 1' attacher , le laisser en signe plus
expressif que tous à sa miraculcuse chasse. — Àvant-hier,
et dans un moment plus touchant, plus solennel encore,
ainsi ólions-nous, attachions-nous, laissions-nous le second,
de telle sorte que vous ne puissiez plus etre séparés d'Àu-
gustin et de la Taumathurgc du dix-neuvième siècle, se-
lon les magnifiques expressions d' un des plus illustres
sucecsseurs de Pierre -, car 9 X anneau e' est 1' union.
®mm 22 mm&
Quel moment pourtant, nos très chers Frères , que
celai où, corame à la porte du ciel, nous étions collés a
l' autel de Mugliano , ne pouvant rassasier ni nos yeux 5
ni nos oreilles , ni notre cceur ! Dans la compagnie du
saint et vénérable Custode, panni les petites soeurs (So-
relle ) de Philomène, au milieu des trésors entassés de la
piéìé des fidèles de totite la terre, pendant que des voix
cV enfants mèlées aux sons ravissants de Y orgue et des
instrumcnts sacrés, l'invoquaient, l' implorai erit pour nous,
ora prò eoi alors que tout le peuple se levant à la fois,
entonnait le symbole antique, ou se jetait sur nos mains
indignes pour les couvrir de larmes et d' embrassements;
ou quand une jeune fillé nous reprochait dans sa naive
vivacité F infirmité de notre foi ; ou bien encore quand
nous embrassions nous-mèmes la pierre de son sépulcre
avec ses fìècbes , son ancre , ses fouets , son lys et sa
palme, examinant en évèque les six reliquaires miraculeux,
l' image aux yeux miraculeusement ouverts ou celle qui
arrivait du fond de la Chine chrétiennc aux nouveaux
raartyrs et aux nouvelles catacombes; ou bien en sentant
sur notre tète, sur notre co3iir qui palpitait si fort, sur
notre bouche ardente , ce sang aux gouttes animées de
diamants , dont la seule vue con\ ertissait naguère de cé-
lèbres protestami à la transubstantiation de celui de J.-C;
ou bien en nous laissant aller sans efibrts, avec un calme
divin, a cet abandon de Fame qui, par moments , en
fesant évanouir la foi, fait croire que e' est déja la rea-
lite Mais pourquoi commencer ici cette longue suite..
ces détails que nous vous promettons de nouveau, et qui,
quand il en sera temps, vous feront comprendre comment
nous regardons désormais cette toute-puissante enfant ,
cornine une des plus fermes , des plus indestructibles co-
lonncs de notre Episcopat durant lequcl son eulte se sera
si solennellement et si complètemcnt établi panni vous,
selon notre filiale domande au supreme Pontife et sa ré-
ponse si empressée, si consolante pour nous... Nous vous
rapportons avec bonheur plusieurs fragments de ses osse-
ments sacrés , et cornine une couronne de sa chevclure
sans cesse coupéc et sans cesse renaissance Qu' il fesait
bon là aussi! Mais nous aliions à Rome, au seuil des Saints
Apótres, au coeur de l'Èglise catholique- nous étions pressés
de traiter de graves et délicates afìaires, du succès desquel-
les nous ne doutions pas. — C était le prix de nos pro-
messes à Magnano... cornine a Ostie , à Pavie , à Milan ,
e' est notre reconnaissance après l'heurcuse issue. — Gar
moine alors, nous ne Ics pouvions séparer du saint villane
(jue nous quittions le coeur si plein.
Or, à Rome, et déja ne le savez-vous point, ne vous
l'avons-nous point écrit d'Ostie, en quelques jours bénis
de Dieu, toutes, mème les plus graves, les plus délicates,
toutes nos négociations réussissaient; e' était cornine par
une sorte d' enchantement. Les dames du Sacré-Goeur fon-
daient enfin, assuraient à n' en pouvoir plus douter la fon-
dation de lenr maison d'Alger; des maìtres excellents ,
dès longtemps éprouvés acceptaient la direction de notre
nouveau séminaire; des mesures extraordinaires que d'ex-
traordinaires circonstances nous avaient para rendre né-
cessaires ( cornine elles 1' étaient au fond ) ; étaient confir-
mées par l'évèque des évèques (1); de nouvelles faveurs
nous étaient prodiguées; le saint vieillard qui preside si
glorieusement, qu il y prèside de longues années encore!
aux destinées de l' Eglise , nous pressait dans ses bras
(i) Laissant de coté des détails désormais inutiles, puìsrju il en
est ainsi , nous disait-il, allez et que Dieu soit avec vous! Nous
devions peut-étre cette note à quelques- uns de nos bien-aimós Dio-
césains — daigne le Seigneur leur en donner la parfaite intelligence!
paternels , nous Y embrassions avcc 1' effusion de la piété
d' un fils.. Cependant , nous revoyons Y arène des Martyrs,
la prison de Pierre et de Paul, leur sépulcre glorieux
presque a l'égal de celui du maitre, le ehristianisme em-
brassant, dominant , étouffant le paganisme enlacé dans
ses mille triomphes, et surtout, oh! surtout Frères rien-
aimés, nous retrouvions, nous revoyions Ies CatacombesL.
nous rentrions, nous nous enfoncions, chaque jour, pres-
que dans leurs muettes et si éloquentes entrailles, nous
revenions aut lit de gioire de notre Adéodat, à celui de
Philomène , nous prions encore sur le corps d' Etienne ,
sur celui de Laurent, embrassant sa pierre rougie et bru-
lée , T Amphore avec laquelle il baptisait, les pierres qui
avaient brisé le front de son frère devenues comme de
précieux joyaux... c'étaitau fond de sa douce basilique!...
mais bien plus, et à sainte Agnès, parmi de nouvelles
ruines et de nouvelles victoires, contemplant à chaque pas
les naives images du bon pasteur portant sa brebis sur ses
épaules ou la désaltérant aux eaux vives qui ruissellent de
sa main, ou celle de Jonas dans les flancs de la baleine
comme eux , des enfants dans la fournaise comme eux ,
de Daniel dans la fosse aux lions comme eux , de Job
éprouvé comme eux , d' Isaac étendu sur le bois du sa-
crifice. Un peu plus loin, priant dans la basilique souter-
raine aux deux nefs unies, là où ils priaient entassés dans
les jours solennels , où sacrifìaient sur les cinq autels a la
fois les prètres fidèles , où s' asseyaient sur leurs sièges
d' argile les évèques non moins fidèles et plus cruellement
poursuivis. Il n'y avait que huit jours qu un de ces trónes
plus magnhìque que celui des Cesar venait d' ètre décou-
vert! — Nous avons osé nous y asseoir un instant.. à coté
brillait d' une douceur celeste à la claité de nos torches
enflammées un fragment du tombeau des saints martyrs
25
dont Ics corps reposaicnt sous Ics autels, nous vous l'ap-
portons (dulcissima memoria), comme le disait rinscrip-
tion qui le décore.
A Pompei, e' étaìt le paganismo vivant avec scs hideu-
ses fables, ses impuretés dctestables. A Sainte Agnès, e' est
l' Église naissante , e est le christianisme des premiers
jours tout vif encore avec ses huinbles fètes , ses chastes
douleurs, ses généreux combats, scs victoires.. Quelle va-
nite, après tout, quelle infection du cceur panni ces rui-
nes dévorées et comme divinement conservées par la lave!
Quels parfums , quelle grandeur au fond de ces arenaria
et parmi ces humbles sépulcres? Ohi je ne suis plus sur-
pris que ceux de nos bien aimés frères séparés que l' esprit
de Dieu y conduit comme périodiquement en sortent pres-
que tous catholiques... Melior est dies uria in atriis tuis,
Domine , super milìia.
En quittant les pieds du saint Pére, et pour attirer de
plus en plus sur nous les bénédictions dont les siennes
étaient le gage et le commencement, avant de partir pour
Ostie, nous voulùmes offrir pour vous les sacrés mystères
sur le corps mème de sainte Monique... Durant mille ans
et plus il était reste enseveli à Ja place où Augustin, Adéo-
dat et Alype X avaient depose en pleurant, dans cette pe-
tite chambre d' où il nous semblait si bon de vous écrire
notre première lettre. Un évèque de notre France orna
magnifiquement , lors de sa translation , 1' autel où il re-
pose dans une urne de marbré vert antique au fond du
tempie élevé dans la ville sainte à la ménioire de son fils.
Là veillent ses disciplas fervents , ceux qui poursuivent
encore aujourd' Imi la canonisation de ses sceurs Perpé-
tue, Felicitò , Basilif/ue... Ils nous ont demandò d' unir
nos priòres à leurs prières, nos efforts à leurs efforts... Ne
sommes-nous pas tous comme la famille d' Augustin? mais
attendons Ics moments de Dieu.
Durant notre pélerinage a Ostie , avec quelle douceur
nous nous entretenions de la mère , du flls , de 1' autre
enfant si aimant , de Y ami le plus tendre ; d' Adéodat ,
d* Alype. Nous sortions par la porte saint Paul, de long
de sa basilique renaissante , près des trois fontaines qui
jaillirent ardentes, moins brulantes, glacées selon qu avait
bondi sa tète enfìn victorieuse a jamais sous le glaive du
bourreau, pendant que Pierre sur la colline lointaine ex-
pirait crucine" la téte en bas. Nous cheminions sur la voie
romainc , via ostiense , ses larges pavés portaient encore
F empreinte des roues pesantes des chars, le nótre y glis-
sait avec peine. Quel silence aujourd' bui sur ces voies
désolées , quel silence dans ces immenses campagnes ! à
notre droite coulait non moins silencieux le Tibre dont ils
descendirent pour Ja dernière fois à sa boucbe plus illu-
stre par leur mémoire que par la gioire des Trirèmes ro-
maines ou Y arrivée des légions victorieuses.
Enfin et vers le déclin du soleiì, par un temps magi-
que, au delà de ces étangs et de ces grands bois, de ces
moissons de roseaux desséchés j e' est Ostie! il reste
une tour, deux vieux pins avec leur verte et éternelle
couronne , des colonnes renversées, des lampes , des in-
scriptions, mille débris confus ; là où baignait la mer, où
sont encore les anneaux des Trirèmes, une porte à demi
ruinée ; et au lieu de quatre-vingt-dix mille habitants à
peine trente-cinq personnes qui ne revenaient pas de leur
étonnement en nous voyant ainsi arriver ardents, atten-
dris , empressés, les accablant dép de questions de toute
sorte. Quand tout-à-coup, et sur l'arcade irrégulière d'une
cbapelle enfoncée , nous avons lu : C est tei la petite
chambre où Monique prète à repasser eri Jfru/ue avec
Jugustin son fifa , tomba malade de la fièvre dont elle
mourut le neuvième jour 3 etc.
&mm 27 f<»^
Le reste, Frères bien aimés , vous le sentirez mieux
que nous ne sùmes vous 1' écrire alors, que nous n'essaie-
rions de vous Y écrire encore. Elle est en cflet petite, de
ce coté, cette chambre maternelle, du coté où elle mou-
rut, là où est 1' autcl où nous sacrifiames dés Ics premiers
feux du jour le lendemain matin. De 1' autre coté, elle
s' étend davantage ; e* est la mème parure qu' au temps
où elle y demeurait avec eux, Y antique voùte 1' a gardée.
La fenètre sur laquelle ils ètaient appuyés, est en avant
de 1" autel. Tout autour le sol est jonché de débris. Nous
en cherchions un que nous pussions vous apporter mèle
à nos autres trésors, nous le trouvames vite, sur le pre-
mier fragment, e' est comme sur celui de la basilique des
catacombes, àtticissima 3 sur Y autre, le bras àu bori
pasteur tcnant sa houlet/e , figure de celle que nous por-
tons parmi vous, qui désormais ne saurait tomber de no-
tre main. Deux rameaux d' oliviers s' entrelacent autour
de la petite lampe que nous y pùmes joindre . . .
Toucbé de notre joie, de notre attendrissement que
trabissaient nos moindres paroles, nos moindres gestes, le
gardien de ce sanctuaire imagina de piacer devant nous ,
qu' il en soit beni ! une portion des restes vénérables de
Monique. Vous savez ce que nous fimes, ce que nous ne
pourricns dignement retracer . . . Quelle soirée en regar-
dant coucher le soleil du cote mème où s'étaient abimés
les regards de la mère et du fils. La lune argentait dejà
depuis longtemps la terre, les pins , les lacs immenses , la
mcr lointaine, que nous ne pouvions les détacher ecs
regards confondus avec les leurs. Quelle nuit! passèe avec
elle, avec lui, avec vous. Quel sacrifico après cette nuit
divine!, puis, quel départ, et jusqu au soir, jusqu au
lendemain , sur les flots qui s' agitaient vainement autour
de notre frèle bateau, jusqu' a Pavie enfin , en dépit de
Florence et de ses trésors tant vantés , des riches cam-
pagnes de Bologne ou de Parme , quels entretiens, quels
épanchements continuels de nos coeurs !
Une fois , sur les eaux menacantes , et quand la nuit
commencait à les envelopper de ses sombres voiles , près
de l' ile à jamais célèbre par la première captivitè d' un
illustre proscrit, un pauvre petit oiseau battu des vents
se vint réfugier dans notre sein, au moment où le ro-
saire à la main nous récitions pour vous la couronne de
Marie. Nous ne lui refusames pas ce sur et singulier asile.
Le lendemain , nous lui rendions la libertè. Ainsi nous
apprenions durant cette nuit orageuse à nous réfugier et
à dormir tranquille dans le sein de Dieu; et avec lui,
nous recouvrions notre libertè sus les còtes pittoresques
de la Toscane où nous nous jetions avec impatience, pré-
férant les longues fatigues de la route des montagnes à
1' incertaine rapiditè du paquebot étranger.
Dans ces montagnes où la neige tombait à flocons pres-
sés, par deux fois, coup sur coup et aux portes de Bo-
logne, deux de nos guides devaient infailliblement perir!.,
sous la roue du char qui se précipitait , sous les chevaux
renversés ; Marie reine et mère de miséricorde, vers laquelh
nous poussions nos gemìssements et nos cris accoutumés
les releva, les sauval A elle, à son chaste époux dont
nous venions de célébrer la fé te si chère, mille fois grà-
ces, amour, confiancel
Le 24, à pareil jour que celui où le mois précédent
nous arrivions à Mugnano , nous avions traverse la ville
de Charles et d'Ambroise, nous étions déjà à Pavie! G'était
le soir tard; nous ne savions où ètait son corps, mais
nous le devinions. Nous étions cornine Y aiguille à la pointe
inquiète et agitée qui se tourmente en tout sens jusqu'à
ce qu elle ait pu s' attacher à 1' aimant vers lequel elle se
&mm 29 $m%&
tourne et retourne sans cesse. Nuit délicieuse pourtant et
qui se confonilait avec la nuit d' Ostie, avcc celle de Mu-
gnano, avec celle où nous touchcrons a vos rivages; puis-
se-t-elle se confondrc ainsi avec celle où nous aborderons
aux rivages éternelsl
Aux prcmières clartcs du jour nous commencions a in-
terroger tout ce qui nous entourait comme si tous eus-
sent dù nous comprendrel Quand de la part du Saint
vic'illard prepose a la garde du sacre dépót, et qui allait
commencer au milieu de son clergè attendri les touchantes
fonctions , ainsi parlait-il , de la cene et des huiles divi-
nes, un gràcieux message nous avertit que nous ètions
de la famille . . . Nous ne savons mieux dire, donc nous
nous mèlames parmi les siens comme un jeune frère, com-
me un fils parmi les fìls de son pere et de sa mère priant,
communiant, sacrifiant avec eux... Puis, sans vouloir
prendrc encore d' autre nourriture , déjà dans Y antique
basilique de Ticinum, devant Y arche... Ainsi nomment-ils
à cause de sa figure sans doute ( à cause du signe d' al-
liance, disons-nous et répetent-ils maintenant avec nous;
qu' il renferme, qu il garde ), le magnifique monumcnt de
la piété de leurs pères, et de la leur envers Àugustin, dont
le corps repose sous ce lit de gioire -, ils Y ont récemment
restaurò à grands frais et vraiment vous ne sauriez croire
combien il $' élève glorieusement.
Mais à 1' envi , tous, au palais du vénérable Pontife, au
sein de la célèbre université, nous en offraient de fìdèles et
superbes images; d'admirables descriptions que nous vous
apportons encore et que nous répandrons à notre tour
avec bonheur parmi vous , préférant cette voie plus sùre
a tout ce que nous n' aurions pas le temps de vous en
écrire , à ce que nous ne saurions vous raconter digne-
mcnt. Pourtant nous ne le vimes pas ce premier jour, ni
30
le lendemain ; ce ne fut qu' en le quittant quo nous son-
geames à lever nos yeux pleins de larraes vers ce chef-
d'oeuvre de l'art, ce manuscrit de marbré et de porphire
où se trouve rctracée tonte sa vie , une partie de celle
de sa mère, plus que lcur vie et lcur nom, leur triom-
phe et celui de 1' hospitalière cité.
Sur la muraille au-dcssus, tout à Y entour, vous eussiez
vu ce que ne renfcrmc pas leur magnifique Cahier 9 Hyp-
pòne en flammes, les Vandales se ruant sur ses habitants
fugitifs, une mère tenant son fils entre ses bras, à genoux
au-devant du coursier qui se cabro et arrétant le plus
furieux des barbares, pendant que Possidius et un de ses
frères plantent avec calme, et cornine une infranchissablc
barrière, leur baton pastoral ( le sien est couché sur son
cercueil ) , donnant ainsi à leurs disciples, les siens il y a
trois mois à peine, le temps de transporter ses ossements
et ses livres à bord de la Trirème où ils entrent. — La
longue planche se courbe sous le poids de tant de tré-
sors, les voiles sont gonflées , les rames s' agitent cornine
les ailes de 1' oiseau prèt à s' élancer sur les mers lointai-
nes au fond de la barque e' est un clerc de la basi-
lique de la Paix , portant la croix, ce sont des femmes,
des enfans , des vieillards qui le recoivent à genoux. —
Pour toute provision de voyage ils n' emportent que du
pain et encore
Et de F autre coté , la barque fière de son sacre fardeau
et que les vents propices ont conduite des rives de la
Sardaigne à celles de Gènes, touche au port; le cercueil
pare corame Y urne des saints descend pour la dernière
fois des mers dociles Oh ! non pas tout à fait pour la
dernière fois! Voyez-vous ce généreux prince qui a verse
plus que le poids de l'or, qui tombe à genoux au milieu
des évèqueSj des prètres^ des lévifes 5 de tout le peupte
qui accourt et qui célèbre avec transport Ics prodiges qui
accompagnent les restcs sacrés. — C est Luitprand , le roi
des Lombards, dont la mémoirc et la piote gardent encorc
Ics ossements d'Augustin, sur les bords du Tésin.
Ce jour que le Seigneur avait fait 5 un des plus beaux
de notre vie et que nous pùmes passer presque tout enticr
profondément abimés dans la contemplation de notre bon-
heur, que nous achevions cn vons écrivant notre seconde
lettre, ne le fot pourtant pas autant que le lendemain, le
25 , le jour de l'Annonciation et tout à la fois du vendredi
de la mort du Sauveur — Il y avait trois ans que le jour
où 1' Eglise célebrait ce méme mystère de l'Incarnation du
Verbe, nous cmbrassions pour la première fois les ruincs
d'Hyppòne, nous célébrions avec la pompe des déserts et
de tant de souvenirs panni les fleurs, à l'ombre des oli-
viers antiques, sous l'arcade encore debout de ses citernes...
Le matin de celui-ci, nous étions assis sur le siége des
Évequcs de la sainteéglise de Ticinum, cornine sur le notre,
durant Y office solcnnel auquel nous présidions aux accla-
mations du peuple tout entier, et en signe d'union....
Ainsi plus tard apposions-nous notre doublé sceau, le sceau
des deux heureux frères sur d' insignes reliques, ainsi devant
l'arche ferons-nous piacer la mosaì'que trouvée par nous
sur les bords de la Seybouse sub urbium , à Hyppóne ,
et dont les anneaux s' entrelacent depuis trois ans aux pieds
de notre autel episcopale et, dans l'arche méme, deux
rameaux chargés de fruits; cueillis sur le tronc séculaire
des oliviers ([iti en couronnent les collines, là où son corps
sacre fnt place d'abord, où viennent encore chaque ven-
dredi, étranges pélcrins , les enfants des tribus apportant
dumiel, de l'encens, des flambeaux, des oiscaux timides;
Iradition chérie , T unique après tout que nous ayons pu
trouver. — G'est le tombeau du grand chréticn ( Rotimi
ci Kcbir),
32
Mais pourquoi retarder encorc ? aussi bien nous ne san-
rions non plus garder dans ces effusions de notre coeur
1' ordre ou la mesure accoutumés ; L'office finissait donc,
et nous nous arrachions aux visites empressées de ce bon
peuple , de ses Podestats , de son fervent clergé pour ac-
courir de nouveau aux pieds du sépulcre, et, cette fois,
comme dans ses entrailles , car il devait nous étre ouvert...
Le premier Podestat avait apportò sa clef , le Doyen du
chapitre remettaitla sienne, l'Évéque se trainait, les deux
siennes à la main , munnurant doucement, ubi amatur ,
ibi non laboratur-, les flambeaux des clercs brillaient de
vives flammes, la foule se pressait recueillie, avide -, déjà
V habile ouvrier a détaché les premiers gonds, il a óté le
premier cristal ; les mains des prétres lui viennent en aide,
ils soulèvent le cercueil d' argent et entre les deux évéques
à genoux, ne leur demandez pas ce qu'ils éprouvent! le
déposent sur Fautel préparé à còte, sur l'autel d'honneur
lui-mème bientòt; ce n' est pas assez : l'enveloppe d' argent
est enlevée et alors....
Figurez-vous si vous le pouvez, Nos très chers frères,
ce moment! le cristal et le bronzo admirablement mariés
munissent et découvrent le corps sacre 9 il est presque
entier; du moins il ne manque qu un ossement du bras
gauche, la vertebre la plus voisine de la tète, quelques
fragments d'un des soutiens du corps, a peine quelques
autres parcelles. L'os du bras est encore parmi les disciples
d'Àugustin d'Angleterre; l'antique Eglise de Raguse, possedè
la vertebre; à l'Espagne, à Parme heureuse et fière de son
voisinage, à nous-mèmes, le reste des fragments que la
piété de Benoit Vili en détacha pour la première fois vers
Pan 4022 et à l'occasion d'un célèbre Concile de Pavie.
Depuis, et à diverses fois, ses successeurs défendircnfc
sous peine d'excommunicatìon d'y touchcr seulcment, sans
un bref special de leur supreme patcrnité. Voyez-vous ces
restes du ccrcueil de plomb d'Hyppone, de la chasse de
bois de cèdre artistcmcnt travaillée, du voile dans lequel
ils furent d* abord envcloppés ces ossemcnts maintenant sì
pressés, cornine si leurs gardiens fidèlcs craignaient encore,
s'ils étaient ainsi moins faciles à séparer. Les deux am-
poules parfumées d' huile et de nard ou mieux de la piòte
de Possidius et de ses amis, sont là. Le visage du Sauveur,
son chifTre entrelacé, le signe de Luitprand décorent la
chasse d'argent;. elle semble porter la trace de ces inon-
dations périodiques de la confession de saint-Pierre-du^Ciel-
d'Or, alors que chaque année au jour de sa fète et en signe
des flots de doctrine et de genie qui s' épanchaient de son
cceur, les eaux miraculeuses du puits montaient de ses
profondeurs sacrées (i); regardez avec nous, car enfin nous
osons lever les yeux, nos regards confus; e' est le reste du
bras gauche, l'autre bras tout entier, ce sont ses pieds,
ses cótes, ses autres vertèbres, les débris de son crane,
dans une riche soie verte quelques fragments reservés; la
poussière seule pése sept livres et trois onces (2); avec elle,
(r) In monasterio sancii Vetri in ccelo-aureo papiensi , in quo
ejusdem sancti quem magnus Dominus et Laudabilis nimis vocavit
de tenebris gentium lumen Ecclesiae sua? , depositum existit; ibique
fons indefìcientis aqua? usque in hodiernum diem effluens ( quot
annis ) ostendit inexhauribilem ejus sapientiae fontem, etc.
( Vota prò ideati tate )
(a)Dans la reconnaissance des ossemens de S. Augustin qui eut lieu
le i5 Mars 1698 on li* ce qui suit: Polvere o sii cenere pesata è lib. 7.
onz. 3. da onz. 12. per ciascuna, riposte in un Velo di seta verde
con franza verde legata con fettuccia rossa, Yoyez le P. Fulgencc
Bellelli dans son oeuvre : Collectio actorum atqueallegatorum quibus
ossa sacra Ticini in Confessione S. Tetri in ('celo Aureo anno <6q5
repcrta, esse sacras S. Augustini exuvias probatum est. Premiere Panie
p« 47- Les Editeurs*
3
te
avec Ics osseincnts tlécrits par eux à diverses fois, a cinq,
trois siècles, quelques années à peine d'intervalles, d'habiles
médecins ont en quelque facon recomposé le corps que
nous ne pouvons nous ìasser de contempler. Mais au-dessus
e est sa banche, la mandibule inférieure est encore ornée
de deux de ses dents; avez-vous lu dans ses confessions
ce quii raconte de leur gracieuse guérison? A sa forme
on peut juger de celle de son visage oblong; à son crane
on peut juger que si on ne trouve aucun de ses cheveux
blanchis par tant de travaux, de souffrances et d' années,
e' est que déjà tous étaient tombés, cornine les feuilles du
chène a la fin du long hiver, par la permission de celui
qui est notre pére et qui, seion sa promesse, n'en laissera
pas perir un seni.... Plus heureux nous avons vu, nous
emportons quelques restes de sa barbe vénérable.... Est-ce
bien vrai, Frères bien-ames, n' est-ce pas le plus aimable
des songes? C'est cornine une partie du voile de la foi
déchiré n'est-ce-pas?
Oh ! quelle scène ! nous ne respirions plus, nos joues
étaient brùlantes, nos yeux s'emplissaient goutte à goutte
des plus délicicuscs larmes, nous voulions parler, nous ne
pouvions pas, nos regards, notre coeur, notre àrae étaient
agglutinés a ces ossements de notre Pére, de notre Frère;
seul au monde et le premier depuis tant de siècles, nous
lui pouvions donner ce nom — dans les dyptiques de
Féglise d'Hyppóne après le sien, le notre! Sur terre nul
n'éprouva jamais, ne pourra sentir, nous ne sentirons jamais
plus ce qui accablaìt notre ame embarrassée de tant de
douceurs et de graces. Far intervalle, nous regardions
fixement; par moments, nous inclinions notre tète sous le
poids, sous le charme du bonheur; nous contcnions tant
que nous le pouvions les élans, les battemens de notre
coeur. D'autrcs fois nos lèvres s'ouvraient pour réciter vos
noms, pour pricr pour vous, pour tous Ics nótres, pour
nos premicrs commc nos nouveaux cnfans, pour notrc patrie
bien-aimée, pour nos guerriers, pour tous, la memoire du
cceur est la meillcurc! D'autrcs fois nous approchions nos
lèvres ainsi ouvertes a la prióre pour joindre Ics plus tendres
embrassements aux plus tendres supplications — nous nous
levions, nous tombions encorc a genoux — ceux qui nous
entouraient nous regardaient respectueusement et presque
aussi attendris que nous — notre compagnon fidale nous
imitait; il comprenait plus que Ics autresl Lesaint vieillard,
l'Ange de l'église de Pavie mouillait le pavé de ses laraies,
il croyait etre cncore au jour solennel où (Février 4855)
il restaurait avec tant de magni ficcnce, de goùt et de piété,
le monument de ses Pères, placant les osscinents d'Àugustin
dans leur nouveau cercucii, dans le cristai enveloppé d'argent
et travaillé avec le richc bronze. Le plus souvent nous
ccoutions — il nous semblait entcndrc sortir de cette bouche
entr' ouverte, il nous semblait voir couler des flots d' cr
pur.... nous cherebions quelle main avait éerit tant d'ad-
mirablcs livres, quel bras avait sì souvent tcnu le bàton
pastoral, s'était si souvent leve sur Hyppòne, sur Calarne,
sur Cirtha, sur Julia-Cesaree pour Ics bénir: les instants
se succédaient rapides et pleins cornine ceux d'une apparition
du ciel; n'en était-ce pas une que cctte entrevue?
Et déjà il fallait se séparer!... Vous rappclez-vous notre
second anneau, celili qu avait porte avant nous etjusqu'à
sa mort bienheurcuse aussi le glorieux evèque, notre Pere
dans la foi, celili qui nous envoyant a Saint-Sulpice Fècole,
la Mère bien-aimée de notre jeunesse sacerdotale, nous
disait d'un coeur qui débordait: Fifs, va, sois hcurcuxl II
portai t les traces de ses apostoliques travaux; depuis trois
ans et plus il ne nous quittait pas, c'était cclui que nous
chérissions davantagc: ainsi le guerrier, sa plus vieille épéc,
celle qui est plus belle de ses meurtrissures que de Y or
qui la garnit, avec laquelle il a plus souvent, plus vaillam-
raent combattu — Il la chérit cornine sa vie; plus quelle,
cornine ses fatigues dont elle est un récit abrégé, cornine
ses victoires... Il ne la vendrait pas au poids de l'or, il
ne la rendrait jamais! S'il reneontre pourtant le tombeau
d'un autre guerrier plus illustre mille fois, fùt-ce sur un
roc désert, il l'aiguisera, il la lui mettra s'il le peut entre
lesmains — peut-ètre quii la déposera pour toujours sur
son mausolèo, sur ses os qui tressailliront! Mais que de
larmes avant de s'en séparer tout-à-fait! et à ce moment
suprème quel dernier embrasscment ! Et après il la
clierchera sans cesse, sera comme stupéfait de ce quii a
fait, ne le regrettera pas et recommencerait mille fois, et
croirait ne le pouvoir. Àinsi et bien plus encore anneau
sacre, anneau de mon Pére et de mon épouse bien-aimée,
toi qui fus sì souvent couvert de ses larmes, de ses em-
brassements de pasteur, de Pére, de Mère, toi qui brillais
sì doucement pour mon coeur des baisers de mes enfans
et des siens, quand je t'òtai pour la dernière fois de mon
doigt, quand je t'attachai avec les bandelettes couleur de
feu à l'Ange qui couronne la chasse auguste, quand me
relevant pour la dernière fois et lui disant un long et
solcnnel adieu, je te disais adieu aussi, quand pour la
dernière fois mes lèvres te pressèrent sì tendrement, sì
long-temps (j'avais toujours cru qu' elles se colleraient en
mourant comme les siennes; sur ton humble pierre à la
couleur du ciel ) je pleurais, tous ceux qui m'entouraient
pleuraient aussi, dit-on, Je répétais les noms d' Hyppóne ,
de Calarne...! Je pleure encore, douces larmes! et toi signe
prócieux que je n'eusse pas cède au prix de l'or ou des
plus magnifìques diamants, que je n'eusse rendu qu'avec la
vie, avec qui je voulais ètre enseveli; adieu encore, adieu!
BiiKIEI 57 V'<
reste là, reste longtemps , reste toujours! que tous
ceux qui visiteront jusqu à la fin le tombeau d'Augustin te
saluent avec moi, t' embrassent aussi, prient pour mon
église, pour son pauvre éveque.... Ileureux anneau dont
j' ernie le sort, oli! qui m'eùt dit, qui cut dit à mon
pére ta destinée!
Frères bien-aimés, à peine si nous nous appercùmes
de ce qui sui vi t.... sculcmcnt quelques instants après , la
chasse était rentrée dans son asile inviolable, la foulc s'était
écoulée, nous étions sortis nous-méme, puis nous étions re-
venuSj revenus jusqu'au moment du départ — nous ne
prètions plus quJ une orci Ile et un cccur distraits a ce que
nous cntendions , mème en nous jetant pour la dernière
fois dans les bras du vénérablc éveque qui nous aceablait
de carcsses et de dons — en revenant à Milan , en par-
courant les féériques galeries de la chartreuse de Pavie ;
jusqu'au tempie gigantesque de marbré blanc, aux cent
deuze aiguilles gothiques, aux trois mille deux cents sta-
tues., elevò ad Mariae nascentis gloriami panni les checurs
ambroisiens , au milieu des plus magnifiqucs cérémonies ;
de plus de trentc-cinq mille fidòles rassemblés; jusqu à la
basilique d'Ambroisc, de Protais et de Gervais; aux pieds
de la chaire où Augustin l'cntendit sì souvent; sur le pavé
où pleuraienHes pénitents prosternés; là où priait Monique
avec tant de larmes et de ferveur- au baptistère où il
recut une seconde fois la vie avec Adéodat ,, Alypc, confessant
le Seigneur alternata ement avec Ambroise dont l' àme
transportée s'épanchait en actions de gràces; la nuit, le
jour, e' est cornine une continuation de cette apparition :
notre coeur est profondément tranquille; nous trouvons
aux pseaumes et aux cantiques divins un charme presque
inconnu jusqu' ici, nos devoirs d' éveque nous apparaissent
mille fois plus graves, plus tcndres, plus difficiles, plus
remplis eie charmes, autant que de périls et de fatigues;
il nous semble qu'Augustin est avec nous, qu'il ne nous
quittera plus; nous sommes avec lui partout, partout où
nous trouvons ses traces nous nous arretons ravis, nous
lisons ses pages, nous dévorons ses récits aux lieux mèmes
dont il décrit les touchanfs mystères; il nous semble que
rien n'y est changé puisse-t-il etre ainsi jusqu'au del!
En détachant, non pas notre coeur, mais nos yeux in-
satiables, de ses bienheureux ossements, nous lui demandions
de le revoir un jour dans sa gioire — cornine une autre
armure, un glaive nouveau, une nouvelle alliance, nous
lui demandions une de ses plus vives paroles, que nous
pussions goùter en l'emportant — ernia et fac c/uod vis ,
nous répéta-t-il cornine distinctement, et nous ri aimerions
pas! nous ri aimerions pas Dieu3 nous ri aimerions pas
r églisel nous ri aÌ7)ieHons pas les dmes , nous ne vous
aimerions pas de tout notre cceur, de tonte notre àme>
de toutes nos forces plutot mille fois anathème! Ama,
ubi amatur ibi non laboratur — sine dolore non vivitur
in amore — mnlier curii parit, eie. — Ce fut en abrégé
sa vie, ce devrait ètre la notre, ameni
Cependant, nous avons demandò aux Podestats, auCha-
pitre, à l'Evèque, au souverain Pontife la relique très-
insigne, qui tantòt doit revenir a Hyppóne,, et en gage
de laquelle nous avons déjà recu des fragments de ses
doigts, de sa tète, de ses pieds, des cótes sous lesquelles
brùlait son cceur; jusqu'à cet ornement vénérable de son
inenton, plus doux à notre eceur qu aux caresses mater-
nelles le duvet naissant de son premier né 3 plus doux que
la bianche chevelure de son aicul au petit enfant qui la
baise avec tcndrcsse.
Qu'il nous tarde de vous montrer notre trésor! de re-
cevoir pour vous celili plus précieux encore que nous avons
demandò et que nous obticndrons, selon ce que nous vous
*g£l 39 Ivi
écrivions il y a dcux jours, après (Ics démarches bcaucoup
moins assuróes pourtant quo eolles qui les ont dù suivrc.
Sans les joies pascales nous aurions à cette heure dopasse
la fidèlc, la calholiquc citò de Turin aux souvenirs sì chers
pour notre enfance! . . Nous repartons demain — jamais nous
ne fùmes impatients d' arriver cornine cn ce moment ;
avant de remontcr dans le char rapide, nous retournerons
a la basilique ambroisienne, nous célébrerons une dernière
Ibis la messe sur le corps de Saint Ambroise; nous sacri-
fierons sur l'autel de Gervais et de Protais, nous rcvicndrons
au baptistére, nous recevrons la prècieusc relique du grand
éveque que nous a promise le gardien de cet autre trósor;
et finis , que Dieu bénisse notre course jusqu'à la fin; que
la terre , les mers nous soient propices, que les montagnes
abaisscnt leurs cimes glacées , que les vents soufflcnt fa-
vorables, que les flots se courbent et s'aplanissent sous le
dépót que nous emportons! que nous vous revoyons bientot,
le plutót possible, pour ne plus vous quitter, et en vous
rexitant sans fin ces mcr\ eilles sans fin ce nous semble ,
nous ne cesserons de vous crier avec lui jusqu' au ciel
d' aimer, d'aimer Dieu, de vous aimer les uns les autres,
plus encore mille fois par la tendrcsse et le sacrifice de
notre vie, que par ces cris répétés, quelque vifs, quel-
cpie ardents qu ils puissent otre.
Ainsi soit-il en Dieu le Pére, le Fils et le Saint-Esprit!
Nous vous écrivions de Milan, le second jour des fétes
pascales, 28c de Mars de cette année 4842, a la porte de
la basilique ambroisienne, et encore sous notre seing, notre
sceau particulier et le contre-seing de notre bien-aimé
coinpasrnon de pélerinasre.
f ANTOJNE-ADOLPHE,
Kvèque d'Alger.
Par mandement de Mgr.
X. DAIDOU, ch.-hon.,
Cure de St- Philippe iV Algei\
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DI PAVIA
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Il est bicn tarcl ! C est de passage de ce saint et heureux
jour ( 25 Mars ) au-triste jour de mon depart et d' une
séparation qui me conte au delà des plus tendres et des
plus vives expressions.... et cependant je ne peux essayer
de prendre quelques heures de repos sans écrire à Vòtre
Grandeur, à son Venerable Chapitre , aux Excellents Ma-
gistrats de sa Ville bien-aimée de Pavie — Vous savez
déjà pourquoi et en quel sens,, Monseigneur et sì tendre-
ment Venere Frère , pardonnez-moi cette expression-là
quelque confusion quJ elle me cause.
G' est dans ce but sì grave et sì touchant que j' avais
1' honneur de vous écrire , il y a sì peu de jours , de la
"\ ille sainte et des Pieds mille fois bénis du Saint Pére —
C' est dans ce mème but que je suis enfìn arrivè du fonds
de ma pauvre Afrique à vos genoux et à 1' Arche sacrée
dont vous avez sì admirablement relevé la magnificence
en ces derniers temps....
J' ai pu épancher, verser mon cosur dans le vótre, et
il m' a compris — Certes e' est beaucoup , e' est mille
fois plus que je ne le inerite à tous égards que d' avoir
pu voir, contempler avec ravissement les sacrés ossements!...
et pourtant je ne peux partir qu avec 1' espoir que tous
ici du reste m' ont donne cornine à l' cnvi que dans quel-
(jucs tcmps , (]imnd auront été accomplies toute sorte de
saintes et sages formalités Hyppóne renaissante recevra
de Vous, de vos Vénérables Chanoins et Chapitre, de
1' élite des habitans de Votre heureux Diocese une Reli-
que insigne de son Angustili.
Une fois assuré, ainsi que je le suis par avance avec tran-
sport, de Votre principal assentimene et de celui de tous
selon ce que je leur écris en ce moment mème sitót
ému pour moi , je fcrai du méme cceur et avec mème
confiance auprès du saint Pére les dernières démarches
nécessaires et tout ainsi pour le mieux et pour tous
viendra en son temps et selon 1' Esprit de Dieu.
Je parts donc , Monseigneur, et pourquoi faut-il sitót
se séparer de Vous.... pourquoi m' est-il impossible autant
par écrit que de vive voix de vous dire comme je le vou-
drais ce tendre adieu de Frère ou plutót de Fiis ?.... Com-
ment vout remercier de tout ce que je vous dois déjà?
Si je dis aux autres , ce qui est vrai, que mon coeur
est trop plein, qu il déborde en leur écrivant, que de-
vrais-je donc en ce dernier moment . . .
Ah ! que N. S. entendc et bénisse mes plus ardentes
prières , mes voeux les plus sinceres ! Soyez heureux ,
bien-aimé Pere, vivez, reposez-vous à l'ombre de l'Arche
tutélaire , et gardez -y quehjue peu mémoire dans le
Seigneur du plus pauvre et du plus indigno des Evèques,
qui conserverà toujours aussi tendre et aussi plein de
grace dans son coeur le saint baiser de votre charité, de
votre touchante et paternelle afFection.
t ANT. AD.,
Cette derniere Nuit
EV.B D' ALGER.
26 Mars 1842.
Pavie
n; V.
ILLUSTRISSIMO AC REVERENDISSIMO
D. ANTONIO ADILPHO
IIipponis Regii et JulitE Césareje Episcopo
AL0IS1US TOSI EPISCOPUS PAP.
0
uod flagranti charitatis studio paucis abbine diebus
corani petiisti, id jam3 Vcnerabilis Frater, omnino e voto
contigisse Te laeto ornine certiorem facio. E litteris quas
Rcv. bujus Ticincnsis Ecclesiae Canonici ac Perillustres
Municipii Curatorcs ad Te dederunt, facile perspicere po-
teris, quo animorum consensu, quaque alacritate piis tuis
desideriis obviam itum sit. Macte igitur esto virtute! e sa-
cris Divi Àugustini exuviis quas praesens effuso corde ve-
neratus es, partem haud sane exiguam Tibi ac reflorescenti
Africae Ecclesiae, quantum in nobis est situm, destinavi-
mus atque addiximus : cetera , impetrata , ut par est ,
Summi Pontificis Gregorii XVI venia, peragentur. Quaenam
sit haec pars, quam docti sacras benigne communicare
divitias nobis ipsi libentes subtrahimus, publicum testimo-
ni um ea de re conscriptum edocet: Ulnam scilicet Brachii
dextcri mittemus, quae, ut Ipse comperisti, inter ea quae
de tam Sancto Corpore supersunt , sive rem ipsam , sive
ejus dignitatem spectes, insignem sane locum obtinet.
Quum sacram hanc Rcliquiam acceperis , nonne tibi
videbitur eadem marni , qua olim Antistes Sanctissimus
fidelibus a se institutis benedicebat > Tibi Gregique tuo
et ipsi expcctati proventus spei benedici ? nonne caderci
adhortatione, qua Ille filioìos suos adversus ingruentia
erroris et minarum pericula muniebat, te ad proelianda
Domini proelia excitari et confirmari senties ? nonne eos-
dem doctrinae fontes, qui voluminibus illa caderci marni
exaratis patent, tibi quodammodo latius reserari uberiori-
busque inde rivulis Te totum perfundi ? Sinas , quaeso ,
Vcnerabilis Fra ter, illos animi motus, quibus Te primum
improviso accedentem intuens perculsus ac pene obrutus
sum, nunc pieno pectore exundare. Mene Divi Àugustini
tot post saeculis primum sucecssorem hospitio excepisse ,
nova cum eo pietatis officia instituisse , arctius fìdei , ut
ita dicam, foedus copulasse ! eamque senectuti meae ju-
cundissimam affulsisse spem, fore ut Àfrica regio, in quam
tamdiu grassata est barbaries, Gatholicae Ecclesiae, cujus
damna divino Supremi Pastoris qui in coelis est nutu
novis semper augmentis resarciuntur , tandem aliquando
redderetur? Ecclesiaque illa transmarina, quae a vetustis-
sima statina origine tot tamque praeclaros viros, qui Ghri-
stianam fidem per labores plurimos, verbo, scriptis, vita,
morte adseruerunt , mira peperit fecunditate , post nimis
heu ! diuturnam orbitatem et vastationem , quum fiìios
more Raclielis vocaret, neque ullus esset qui eam solare-
tur, nunc demum, Ilio qui dives est in misericordiis ju-
bente , Sumnio Pontifice Gregorio XYI auctore, faventi-
bus Rege ac gente gallica , cunctis plaudentibus votaque
prò tanta re nuncupantibus , Te maxime studente totisque
viribus , qualis quantusque es, ei operi insudante , nova
prole recrearctur !
Equidem quod Te longo itinere vestigia Divi Àugustini
persequentem, ejusque sensus et cogitationes in ipsis locis,
quae Ille pedibus prcssit, rimantem viderim, quod apud
altare, quo sacra condita sunt ossa, tecum colloquutus sim,
«mi 47 mm*
misccns gaudia, spcs, lacrimasi quod ex insigni ilio the-
sauro , quem haec mihi dilcctissima Ticinensis Ecclesia
maxìmi ornamenti et tutaminis loco possidet, aliquid exi-
mium tibi Ecclesiaeque tuae, me dante simul et juvante,
impertitum sit , quod utraque haec Ecclesia cj usinoci i pi-
gnor is possessione consocietur, eum mihi videor summae
vencrationis, qua jam inde ab adolcscentia in sanctissi-
mum fìdei Doctorem et propugnatorem feror, optimum in
hac quidem vita fructum percepisse. Numquam certe ex
utriusque nostrum eorumque omnium qui aderant animis
excidet ille dies, quo ego et Tu super sacros cineres in-
vicem complexi dilatabamur cordibus et rore quodam coe-
lesti rcficiebamur , recolentes exempla priscorum Christia-
nae religionis athletarum, qui ad martyrum Memorias ven-
titantcs ibique pias producentes vigilias novum ad certa-
mina obeunda robur colligebant.
At me, quem ingravescente aetate peregrinationis meae
terminus urget, juvat sub umbra praeclari hujus monu-
menti consiclcre, locumque saepe contemplari quem ipse
mihi elegi, ubi caro mea requiescet in spe : Te manent
honesta pcricula mercesque multo cum labore parienda.
Meum est, consummato prope jam cursu, Divum Àugu-
stinum errorum profligatorem, veritatis vindicem, univer-
sae Ecclesiac lumen , pietatis amore aestuantis exemplar ,
carissimis fratribus atque fìliis precibus enixis et intermo-
ricnti pene voce colendum imitandumque proponere: Tuum
vero, tamquam ipsa ejus manu ducente, loca vasta ruinis
peragrarc, tcrrae desertae et inviae et inaquosae inclaman-
tem ut mortuos suos reddat, ossa arida jubentem revivi-
scere et prophctai i , liane domus Israel partem fere prin-
cipcm, divino afflante spiritu, e sepulchro consurgere et
laudis hymnum Deo , qui ad inferos deducit atque reducit,
voce in perpetuimi sonatura instaurare.
<%mm 48 mm&
Dum igitur ego instantis tliei memor quietem praesto-
lor in Christo absconditam, Tu confortare et esto robu-
stus : cogita quanta Tibi res incumbat, quanta de Te expe-
ctatione omnium erecti sintanimi- sed ne Te humanitatis
onus premat, meum ac tuum Ecclesiarumque nobis concre-
ditarum identidem respice Patronum: qui divinae gratiae
jura luculenter atque invicte tutatus est, eam Tibi successori
suo impetrabit, ut tanto roboratus praesidio opus egregie
inchoatum ad perfectum usque finem perducas. Quod ad
nos attinet, en habes illud quod tamquam Apostolatus tiri
certius argumentum ardenter concupisti : quid aliud rcstat,
nisi ut in imitate fidei quam arctissime conjuncti, Petrae
quae Christus est, Augustino intercedente, firmiter adhae-
rentes , omnia quieta in diesque latiora Ecclesiae Catholi-
cae Summoque Pontifici Gregorio XVI. tot nuperis pertur-
bationibus quae eam percellunt vehementer commoto omi-
nantes , numeri, cui in sollicitudine praesumus, ita fun-
gamur, ut post exactos labores ad misericordiae fontem
pariter accedere possimus !
Vale una cum Ecclesia Tua, et fratrem corpore longin-
quum sed animo praesentem Deo commenda.
Papiae VI Rai. Maji MDGCGXLII.
Hu??iillimns obsec/. addirti ssimus
Aloisius Papiensis Episcopus.
•*>ss£>2 49 Bacimi
N.° VI.
*f fòoudeiaiieut
et ttéd-teiukeiiiewt venete ftrete
Qu' avez-vous dù penser d' un silcncc qui m' a tant af-
fecté moi-meme après m' avoir écrit et adressò des lettres
sì saintes, sì bonnes , sì douces et heureuses qu il m' a
semblé qu' elles avaient été inspirées par Cclui en qui à
jamais se sont unies nos ames et nos Eglises bien-aimées?...
Oh ì que j' en ai souffert moi-meme , surtout quand j' ai
appris ces jours derniers qu un message important et
qui vous était destine n'avait pu vous parvenir!
Je commence donc par embrasser vos genoux et vous
supplier de me pardonner et de croire que sans Y attente
continuclle où ) étais à 1' égard des Lettres Pontificales
qui in arrivent dans l' instant à peine , depuis long tems
déjà j' aurais essayé de répondre à votre bien heureuse
Epitre non selon qu elle le inerite assurémcnt, mais au
moins selon la mesure de ma pauvreté , moi votre indi-
gno fils et frère, sì indigne de ces trésors de gracc, de
science et de sagesse qui coulent de votre coeur par
tout ce que vous dites ou écrivez, par tout ce que vous
(aites dans TEglise de Dieu.
4
50
Aujourd'hui je ne pcux ccrire qu'à la course, dirais-
je volontiers , tant je suis presse, accablé par les com-
bats du Seigneur auxquels vous m' exhortez d' une voix
sì tendre et sì généreuse — J' arrive de lointains voyages,
je repars pour des voyages plus lointains encore... Je me
Mte tant je suis impatient de voir briller enfìn le jour où
] accourrai de nouveau entre vos bras fraternels , au tom-
beau de mon... permettez-moi de ne pas dire ce mot qui
me couvre de confusion... moi son successeur.
Ohi par vous, très saint et très venere Seigneur, parce
que j' aurai appris auprès de vous , par ce que j' ai em-
porté de ces trop fugitifs entretiens, par ce que vous
m' avez donne , par ce que vous in avez promis et ce
que j' irai tantòt demander pour mon Eglise naissante je
commence pourtant à croire qu' en effet, malgré ma mi-
sere profonde, je peux espérer de suivre de loin ses tra-
ces sacrées.
Notre très saint Pere, le Pape Grégoire XVI, m' a écrit
dans 1' effusion de Sa Paternité -, il a daigné mème m' a-
dresser, faire passer par mes mains pour arriver à vous,
à votre co'ur si plein de tendresse et de piété , les Let-
tres authentiques et solennelles, dont je vous envoye la
copie , n' osant les confier elles-mèmes aux hazards de
pareilles voies et me réservant de vous les présenter plus
convenablement lorsque je reviendrai à Pavie.
Le monument d' lìyppòne est bientót achevé • le pre-
mier reliquaire se prépare; le Gouvernement du Roi a
mis a ma disposition un vaisseau de X état pour tran-
sférer le prócieux trésor de Toulon à Hyppóne... je vicn-
drai célébrer par cette translation miraculeuse 1' anniver-
saire de mon sacre, le jour de la fète des SS. Àpótres
Simon et Jude vingt-huitieme jour d' Octobre.
Avec les Lcttres Pontificalcs j' offrirai moi-meme en
grande joic et attendrissement la Mosaì'que mise en état
autant que l' ont permis la rareté des ouvriers et les injures
de tant de sieclcs; cntre deux que je possédais j'ai choisi cel-
le-ci parecque dans le milieu se trouvent deux anneaux en-
trelacés, figurcs de nos crcurs, de nos ames, de nos bien-
aimées Eglises , la seconde orne le marchepied de l' autel
où tous Ics jours de ma vie je monterai pour prier pour
vous ! une troisieme trouvée en meme tems parmi les rui-
nes chéries que j' embrassai encore le mois dcrnier , a
été placée à Bourdeaux ma patrie, à l' autel de Y Eglise
Cathédrale où je fus consacrò , il y aura quatre ans le
28 Octobre prochain.
Mais déjà , très illustre et très vènere Seigneur mon
Pere , il faut s' arrachcr à ces entretiens pleins d' un
charme celeste — » plaignez-moi de ne pouvoir méme
écrire } et ne cessez à l' ombre de Y Arche sacrée où vous
contemplez la place , que vous vous ètes choisie , de de-
mander pour votre jeune frere dont les combats et les
ópreuves se multiplient chaque jour davantage qu' il ar-
rive aussi paisible et fidclle que vous heureux Pere au
terme de la course
Pour lui chaque jour il ne cesserà de son coté de de-
mander pour vous au meme Pere celeste ce que vous
avez voulu qu il souhailàt du fond de son coaur de fils.
Jl ne saurait ètre ni plus profondóment et tendrement
respectueux , ni plus reconnaissant , ni plus inviolable-
ment dévoué.
f ANTOINE ADOLPHE
EVÉQUE D' ALGER
Au Palais Episcopal le 0 Aout 1842.
d' Alger.
i 52
N.° VII.
A bord du Pharamond, par le travers
des ìles Ealéares, i.er Octobre.
Très Illustre , bien-aitné Seìgne/nr et Frère
Je ne peux vous écrire longuement, la mer est trop
agitée,, mais je veux5 ne fùt-ce qu une seule ligne, vous
annoncer mon départ d'Alger pour Pavie; et s'il plait à
Jesus Christ notre Seigneur, mon heureuse et prochaine
arrivée devant Y Arche de Saint Augustin.
J' apporte avec moi la précieuse Mosaique que je veux
piacer de mes propres mains et les lettres Pontificales
dont j' ai eu 1' honneur de vous envoyer une copie.
Je serai à Pavie le dix Octobre — Je desirerais que la
cérémonie pùt se faire le douze; je repartirais, hélas! déjà
le \o\ Je trouverai à Toulon un vaisseau du Roi preparò
pour la reception du saint dépòt 9 et de tous ceux qui
doivent s'y joindre à moi , et le 27 je jeterais l'ancre
dans le bord de Bone , de manière à consacrer le mo-
nument au jour indiqué dans ma lettre à tous les Evé-
ques de France.
Je ne cherche pas à exprimer ma reconnaissance envers
vous très saint et bien-aimé Frere et Pere, ni tous les
4®&m 53 Kg •
sentiments dont mon ame est profondément émue.... Je
ne saurais pas moins vous le dire quand je serai encorc
dans vos bras; plus heureux j'essaierai en épanchant mon
coeur dans cclui d' Àugustin d' y suppléer par mes priòres
les plus sincòres.
Je cède a la violencc que me font les flots soulcvés,
Encore huit ou dix jours et je vous rédemanderai la
sainte et touchante hospitalitc que vous m' avez si géné-
reusement accordée il y a six mois ; en attcndant et tou-
jours croyez-moi le plus humble le plus respcctueux, le
plus tendrement dévoué de vos serviteurs et de vos
freres.
+ ANTOINE ADOLPHE
Évèque d' Alger.
N.° Vili.
TRÈS CHER, TRIS VENERE, TRES ILLUSTRE SEIG1LR
J arrive à Milan par la voie de Turiti avec un de mes
Chanoines et un Vicaire General d' honneur. Un de mes
plus vénérables Chanoines et mon jeune Secrétaire par-
ticulier ont suivi la route de Gènes.
Je termine ici quelques prèparatifs que les circonstances,
ont rendues nécessaires. Àussitót après , et demain vers;
midi , j' arriverai à Pavie mème. Là je prendrai les ordres
de mon très-vénéré et bien-aimé Pére et lui ferai part
de ce que j' ai cru plus convenable de faire en cette so-
lennelle et sì sainte et sì toucliante occasi on ; subordon-
nant le tout-cependant à son jugement et à ses desirs
sacrés pour-moi.
Qu' il me tarde de le revouv, de recevoir de nouveau ses
plus tendres embrasscments fraternels! Je voudrois le lui
dire , je ne peux pas ; je termine ma lettre afin qu elle
parte sans délai et lui offre du plus profond de mon ame
reconnaissante V hommage de ma plus tendre vénération
et de tous les sentiments dont est penetrò le plus indi-
ane , le plus pauvre , le plus heureux de ses frères.
t ANTOINE-ADOLPHE,
Evéque d'Alger.
Milan dans la nuit du 10 au 41 Octobre 4842, le matin.
(§^citU%w
DEL VESCOVO D' ALGESII
Uima»aiLmi
DELLA.
CATTEDRALE DI PAVIA
N.tt IX.
ILLCSTRES ET T&RÉRABLBS CIM011S ET (MITRE
DE L' ANTIQUE ET SAINTE EGLISE DE PAVIE.
Permettez à V Evéque d' Hyppóne au Successero immédiat
de Saint Augustin , pardonnez-lui d' oser ainsi parler >
humblcment prosternò devant l'Arche célèbre, dont vous
etes les vigilans et sages gardicns de vous exposer en
quelques paroles imparfaites le but de son pélerinage, du
touchant et solenncl voyage , qui le conduit auprès de
vous et de votre saint et bien-aimé Pontife
Il y a trois ans , le jour méme de V Annonciation a
peìne arrivò dans son nouveau et étrange diocèse, il ve-
nait d'offrir le saint Sacrifice sur les ruincs désolées
d' Hyppóne pour la première fois depuis plus de quatorze
cents ans au dessus méme de l'endroit où V on peut croire
encore que fut depose le corps d5 Augustin durant Ics
dcrniers jours de sa ville chérie et avant quii ne fùt
transporté en Sardaignc, d' où il devait enfin devenir
Vótre.
Une sorte d' inspiration descendit du ciel dans son
cojur profondóment attcndri. Sans le moindre retarci il y
ceda avee bonheur. Sur la piene meme encore fumante
il ccrivit à quatre-v'mgt-huit Evèques scs freres de Trance
qui lui répondirent aussitót avec transport... Pcu de tems
après et à la suite d' une ordination mémorable commen-
cait à s' élever par ses soins et en leur nom un monu-
ment destine a renouer la chaìne des traditions antiques
et à perpétuer à la place mème où il mourut la mémoire
du saint et tendre Evèque d'Hyppòne; chacun de ces
Evèques des Gaules ayant voulu contribuer de ses larges-
ses paternelles.
Eneo re quelque tems nobies et vénérables Seigneurs
et ce monument sera termine. Déjà est arrivò la superbe
statue en bronze, qui le doit couronner.... A sa conséera-
tion solennelle assisteront cornine députés par les autres
plusieurs de ces heureux Evèques.... Mais voici....
En mème temps que celui qui a 1' honneur de vous
écrire ces choses se sentait irrésistiblement inspirò d' éle-
ver cet insigne monument touchant appendice de celui
qui vous honore tant, et que tant vous chérissez dans la
fortune e Pavie, il formait la résolution et cornine le vceu
de venir le plutót , qu il pourrait au nom de ces mèmes
Evèques au nom d* Hyppóne renaissante bien plus, qu'au
sien mille fois trop obscur, vous demander à genoux la
plus notable relique que vous pourriez leur accorder con-
venablement pour que 1' Arche d' Hyppòne ne fut pas vi-
de... tout-à-fait vide!
Ah ! sans les effroyables malheurs de cette église in-
fortunée, malheurs qui coutèrent la vie à son Pontife ou
qui du moins 1' abrégèrent de beaucoup Elle n' eùt pas
cesse de le posseder!
Elle ne le redemande point, elle n'est pas jalouse
d* une jalousie mauvaise du bonheur de la vòtre... Elle
n'est pas indiscréte } elle ne croit pas 1' ètre5 mais elle
vous supplie par les instances les plus vives d' avoir pitie
d' elle y de lui donner un pcu ce que vous voudrez , ou
imbuì 59 saffi**
mieux co que vous pourrez.... Elle le rcccvra avcc tant
d' allegrasse et de reconnaissancc ! Un autre Eveque vicn-
drait le recevoir en temps et de manieres convenablcs sì...
oh! pourriez-vous rejcter cotte prióre unique depuis la
mort d' Augustin et jusqu' a la fin des temps ?
Déjà vous avez accucilH son premier envoyé d' une fa-
con sì touchantc : votre bien-aimé, votre saint Evèque ne
l'a-t-il pas traité comme un jeune frère ? Son anneau pa-
storal ne demcure-t-il pas à toujours attaché à l' urne
sacrée ? N'est-ce pas de Y arche méme , qu' il a date la
nuit dernicre la Lettre Pastorale qui se con (bi idra presque
avec cclles des Evèques de Pavie.... N' acceptez-vous point
le don qu' il vous fait avec empressement d' une admirable
mosai'que d'Hyppóne aux anneaux entrelacés ligure signi-
ficative ! et qui ornerà bientót la magnifique chapelle de
1' arche !....
Ses supplications le S. Pere Ics connait5 Ics approuve,
et si vous y consentiez, il scrait sur d'obtenir de la ten-
drcsse de son cceur, de fondateur du nouvel Evèché
d' Hyppóne les brefs et permissions nécessaires à tous....
Il y a onze jours a peinc qu' il était à ses pieds, mille
fois benis. Le Roi des Francais Ics connait et les approuve
aussi. Il a voulu pourvoir a tous les frais de cet heureux
voyage et ce serait sur un de ses vaisseaux rapides, que
scrait transporté le sacre fardeau., le don de votre coeur,
la petite portion de votre incomparablc héritage....
En vous écrivant ainsi la nuit memo d' un triste dé-
part quand ses forces défaillent presque moins sous le
poids du travail de ecs derniers jours, que sous celili de
tant d' cmotions a il compte bien moins sur la forme sì
incomplète, que sur le fond de sa domande. Il a crii de-
voir s' adresser aussi aux Magistrate qui prcsident avec
tant de sollicitudc au bien et à 1' honneur de 1' église en
union avec le vènere, le bien-aimé Pontife ; et à qui dès
le premier instant il avàit dù s' adresser.
Il attendra dans une humble et inexprimable impatience
pour la trasmettre au Roi, à quatre-vingt-huit Evèques,
à l' Evèque mème des Evèques , la réponse que vous
daignerez lui faire dans votre généreuse et intelligente
piété envers Saint Augustin lui-mème. Quant à sa recon-
naissance, à son estime profonde, à tous les sentimens
qui emplissent son pauvre coeur, permettez de renoncer
à les exprimer se contentant de vous dire une dernière
fois , qu il est impossible qu ils soient plus vifs, plus sin-
cères , et que sera ainsi toujours.
C est avec eux qu' il a Y honneur d' étre.
Nobles et vénérables Seigneurs.
Pavie, Evèché, la nuit du départ pour l'Àfrique
Ce 26. Mars 4842.
votre très-humble , très-obéìssanl
et très-qffectionné Setviteur
t ANTOINE ADOLPHE
Evèque d' Ilyppòiie et d' Alger
N.° X.
A SUA ECCELLENZA REVERENDISSIMA
VESCOVO D' IPPONA E D' ALGERI
La notizia dell' inaspettato arrivo di Vostra Eccellenza
Reverendissima nella nostra Città ci ha recata la più grande
consolazione nella fiducia di poter ammirare nella Sacra
Vostra Persona il nuovo Pontefice della testé rinata Chiesa
dJ Ippona , il Successore del nostro S. Agostino , e dopo
Lui il primo Apostolo di tanti paesi dell' Affrica novella-
mente convertiti alla nostra Santa Religione , Y Operatore
di tante rinomate azioni in quella nascente cristianità. La
nostra consolazione però giunse al colmo , allorché , dopo
replicate divotissime visite da Voi fatte al Sacro Deposito,
che si conserva nella nostra Cattedrale, che formava l'og-
getto sospirato del vostro lunghissimo viaggio, invitato dal
rispettabile nostro Vescovo vi degnaste d' assistere ponti-
ficalmente in sua vece sul suo trono episcopale alla Messa
Capitolare del Venerdì Santo. Questo fu per noi un giorno
di santa esultazione, questo giorno formerà un' epoca glo-
riosa e consolante per noi , pei nostri successori e per la
Chiesa Pavese , e ci è pur grato di confessarlo ingenua-
mente , che fu inesplicabile la commozione, che tutti prò-
varono per questo fortunatissimo avvenimento. Ma oh
quanto ci sorprese e ci riempì di nuova gioja il vederci
onorati di una vostra lettera scritta tutta di vostra mano
nella notte stessa che precedeva immediatamente il giorno
della vostra , ahi troppo presta , partenza per 1' Affrica !
In questa eloquente lettera, che noi conserveremo gelosa-
mente per sempre nei nostri archivii come un prezioso
tesoro della vostra bontà singolare , voi avete la compia-
cenza di esporci i motivi della vostra venuta fra noi , ci
parlate della statua di bronzo, e del monumento, che sta
per sorgere sub" antica città d' Ippona al più illustre Santo
Padre, che col suo nome la rese famosa per tutti i se-
coli, ci descrivete il vivo impegno , che spiegarono gli
ottantotto Vescovi della Francia all' erezione di questo
grandioso monumento, i caldi voti della nascente Chiesa
di Affrica , e la sovrana munificenza di Sua Maestà Luigi
Filippo I. che Vi somministrò le spese del lungo viaggio
intrapreso da Vostra Eccellenza Reverendissima per una
così celebre missione , che onora, ed onorerà pei secoli
avvenire la vostra memoria ; indi colle più umili maniere,
coi più efficaci modi , colle più eloquenti espressioni ci
chiedete la più notabile reliquia , che per noi vi si possa
accordare delle sacre spoglie del Santo Vescovo d' Ippona,
di cui siamo gloriosamente possessori e custodi. Venerabile
Vescovo , la vostra domanda è commendevole , giusti ne
sono i motivi, santissimo il fine. Le vostre parole intene-
rirono i nostri cuori. I canonici componenti il Capitolo
della Cattedrale di Pavia tutti unanimemente , e col mas-
simo piacere concorrono ad assecondare la lodevolissima
vostra domanda, e saranno dal canto loro ben lieti di
concedervi quella notabile porzione delle sacre reliquie ,
che tanto vi sta a cuore. Come mai potrebbero i nostri
animi essere freddi ed indifferenti al giubilo 3 all' entusiu-
smo universale dei rispettabilissimi Vescovi della Francia ,
all' alto favore , che comparte ai vostri disegni il Re de'
Francesi 9 alle autorevoli vostre suppliche approvate per-
sino da Sua Santità Gregorio XVI. Padre comune di tutti
i fedeli?
Consolatevi nel Signore , novello Apostolo dell' Affrica ,
il sacro dono, che tanto ardentemente desiderate, 1' avre-
te, e sarà tale da non defraudare la vostra aspetta-
zione, e i desiderii della novella vostra greggia, da riu-
scire accetto air illustre Chiesa di Francia , e meritevole
dell' aggradimento del vostro Sovrano. Sua Eccellenza il
nostro amatissimo Vescovo , alla cui saggezza si è da noi
lasciata la scelta del pezzo, che fra le sacre spoglie do-
veva esservi accordato in dono, ha voluto segnalare la sua
generosità , concedendovi 1' ulna ovvero osso del cubito
del braccio destro della lunghezza di circa un piede pa-
rigino. L' Illustrissimo Municipio , che tiene la cittadina
rappresentanza ed il Capitolo della Cattedrale sono con-
corsi nello stesso volere.
Fortunato Pastore, voi dunque avrete una parte insigne
del braccio destro del santissimo vostro antecessore , di
quel braccio, che reggeva la mano infaticabile a scrivere
tanti volumi pieni di celeste sapienza , di quel braccio ,
che Egli stese tante volte a benedire il dilettissimo suo
popolo , che alzò tante volte al Cielo per far discendere
suir Affrica i divini favori. Possa questo braccio, che fu sì
potente un giorno, venire in vostro rinforzo, ed operare
per voi prodigi, e corroborarvi nell'ardue imprese del la-
borioso vostro ministero.
Noi viviamo nella dolce speranza di avere compiutamente
appagate le vostre brame, e se questa speranza non ci
fallisce , Pavia si reputerà felice di aver somministrato la
porzione più nobile del monumento, che il corpo episco-
pale della nazione francese inalza a S. Agostino sul con-
quistato suolo Ipponese. In quella guisa poi, che questo
dono richiamerà all' Affrica la memoria del Santissimo vo-
stro Predecessore e dei tempi della primitiva Chiesa; cosi
il vostro anello pastorale , che già possediamo ad illustre
ornamento del Sacro Deposito , ed il musaico prezioso ,
che graziosamente ci offrite a maggior lustro della Cap-
pella del Santo, che riceveremo volontieri dalla vostra pia
generosità , segneranno per noi , per la Chiesa Pavese e
per tutto il mondo la vostra venuta fra noi , Y epoca del
Successore di S. Agostino dopo l' interruzione di quattor-
dici secoli , il risorgimento della cattolica Religione sul
crollato islamismo d' Ippona.
Noi già trascorriamo col pensiero a quella celebre gior-
nata, in cui un Vescovo della Francia, come ci assicurate,
verrà nella nostra Città a ricevere il Sacro Fardello per
trasportarlo con religiosa pompa al suo destino ! Ah po-
tesse qualcuno fra i nostri colleghi farsi compagno del
viaggio al fortunato Prelato ed assistere in Ippona spetta-
tore dell' augusta cerimonia ! In quel giorno avventurato
spargerebbe a nome della Chiesa Pavese lagrime di con-
solazione sui trionfi delle vostre apostoliche fatiche. Ma se
noi consentirà il piccol numero dei canonici componenti
il Capitolo , i più dei quali sono di assai grave età inca-
paci di sostenere un sì lungo e faticoso cammino porge-
ranno invece da questo tempio preghiere a Dio , onde a
larga copia diffonda le sue benedizioni sulla vostra no-
vella greggia e sul zelantissimo di Lei Pastore.
Piacciavi, Eccellenza Reverendissima, di accogliere i
sinceri nostri ossequj e i veraci sentimenti dell' affettuosa
venerazione , che Vi professiamo , mentre supplichevoli
invocando il sussidio delie fervorose Vostre orazioni , e la
santa vostra benedizione ci rechiamo ad onore di sotto-
scriverci e protestarci tutti
Odi vodtxct eccellenza, QJKeveienoióóiwia,
Pavia dalla Sala Capitolare il 46 Aprile 4842.
Proposto Siro handriani Volt, di Sacra Teologìa Fica-
rio Generale.
Arcidiacono Siro Chiesa Dott. di Sacra Teologia e Di-
ritto Canonico.
Arciprete Giuseppe Brambilla.
Primicerio Giovachìmo Vitaloni Dott. in ambe le leggi.
Decano Giovanni Vitali Dott. in diritto Canonico e
Teologia.
Canonico Professore Pietro Lan franchi.
Canonico Gaetano Coppa.
Canonico Teologo Carlo Vigoni Dott. in ambe le leggi.
Canonico Luigi Bosisio Dott. Collegiato.
Canonico Giovanni Bosisio Penitenziere Maggiore.
Canonico Ordinario Giovanni Zanini.
Canonico Ordinario Annibale Tronconi.
Canonico Ordinario Angelo Francesco Segagni.
Combien j' ai souffert de la longue attente qui m' a em-
pèché jusqu à ce bienheureux jour de répondre selon
ma reconnaissance très vive et de mon cceur profondé-
ment attendri aux lettres admirables que Vos Seigneuries
Excellentissimes ont bien voulu m' adresser pour m' an-
noncer dès le mois d' Àvril dernier leur généreuse réso-
lution et ses providentiels effets... A Dieu d' abord à Saint
Angustili et à Vous en lui et par lui mille et mille
actions de graces les plus tendres, les plus vives 1 à peine
si aujourd'hui encore je puis croire à un pareil bonheur!...
et cependant comment en douter après les félicitations sì
empressées, après de parcils vceux exprimés dans cette
lettre chere et précieuse dans des termes sì touchants ?
Comment en douter surtout en recevant enfin les Lettres
Pontificales par lesquelles Sa Sainteté le Pape Grégoire
XVI. applaudissant à 1' unanimité de nos desirs et à la
facon merveilleuse dont toutes choses ont été disposées
par Yous et par votre très vènérable et bien-aimé Pon-
tife, que Dieu vous le conserve de longucs années en-
core! met réellcmcnt le comblc à ce bonheur sì pur sì
doux pour nous tous.
Très excellents et vénérés Seigneurs nous attendions de
jour en jour cctte réponse du Pontife supreme pour vous
écrire de nouveau nous-mème. Etpourquoi faut-il qu'en ce
moment nous soyons tellemcnt accablés d' occupations de
toute sorte panni de continuels et fort lointains voyages,
que nous ne puissions vous écrire d' une maniere conve-
nable et digne de ce que vous nous avez adressè a nous
et a notre renaissante Eglise, mais désormais inséparable-
ment à votre ancienne et tant vénérable et insigne Eglise?
Vous daignerez nous excuser. D' ailleurs il nous serait
bicn impossible d' égaler par des paroles quelque choisies
qu' elles fussent ce que nous éprouvons pour vous et
pour elle.
Notre humble et pourtant précieuse offrande est à peu
près complétement préparée : il a fallii un certain temps
dans la disette où sommes ici d' ouvriers capables et avec
le desir de la rendre le moins indigne possible de son
but. Encore quelques semaines que Tardeur de nos vceux
abrégé et nous irons vous la présenter nous-mème alors
que sur un vaisseau du Roi des Francais nous rapporte-
rons en triomphe l' inexprimable trésor que vos saintes
largesses rendent à Y Afrique étonnée aux acclamations
de 1' Eglise universclie.
Aussitót que nous pourrons fixer le jour méme de cette
mémorable cérémonie nous le ferons sans retarder d' un
instant.
En attendant très excellents et très révérends Seigneurs
ayez de plus en plus une sainte compassi on de ce pauvre
Evèque et le recommandez a notre Seigneur et au très
Saint Pontife dont Ics sacrées dépouilles sont confiécs a
votre garde vigilante et fidelle recevant ayec bienveillance
68
le nouvcl hommage du très profond respect, de la gra»
titude sans home et de tous les sentiments affectueux
avec lesquels.
JP ai T honneur d' ètre
de Vos ExceHences Révérendissimes
le très humble , très obéissant et très
paifaitement dévoué Serviteli?'
f ANTOINE ADOLPHE
Evèque d' Àlger.
Du Palais Episcopal d'Alger ce 9 Aoùt 4842.
4»$fèg G\) m$m&
N.° XII.
A bord du Vaisaeau le Pharamond
par le travers des lles Baléares
ce i.er Ootobre 1842.
Très Illustres et Vènèvès Seigneurs,
Je ne peux guères me servir de ma piume parmi les
flots agités , mais guidée par mon coeur reconnaissant
elle est trop impatiente de vous annoncer notre heureuse
et prochaine arrivée pour que j' essaie mème de la retenir.
Je suis donc parti hier d' Alger avec deux de mes
Chanoines et mon Secrétaire particulier dont la famille
habite Hyppòne.... Je prendrai en passant à Toulon un
de mes Vicaires Généraux et tous avec autant d'empres-
sement que de joie nous hàterons le plus que nous le
pourrons le moment de notre do lice entrevue.
Parmi mes compagnons de pélerinage se trouve un
vieillard vénérable un de mes Chanoines d' honneur qui
est àgé de soixante et quinze ans dont il a passe une très
grande partie à Alger : il y est depuis quarante quatre
années.... C est un ancien religieux Trinitaire saint et
charmant personnage qui accourt vers 1' Arche de Saint
Augustin avec 1' allegresse la plus vive... Oh! quel bonheur,
si au retour quelqu un d5 entre vos très excellentes Sei-
gneuries pouvait nous accompagner jusqu à Hyppóne....
«steseci 70 ^#Jé^
Une foule d'amis nous attendra à Toulon où est préparé
le vaisseau du Roi qui doit apporter le trésor que nous
vous devons, et que nous venons chercher fidellement -,
pourquoi quelqu' un d' entre vous ne marcherait-il pas a
leur tète?
Nous n' avons pas oublié le souvenir que vous avez
bien voulu aecepter , et après vous avoir offert de nos
mams amies la mosaique sì admirablement conservée et
retrouvéea nous reclamerons la faveur de la piacer nous-
mème au sacre tombeau.
Veuillez excuser , très vénérables et excellents Seigneurs
rxne lettre écrite ou mieux dépèchée parmi les vents et
les ondes soulevées, e' est un devoir que nous accomplis-
sons5 devoir de reconnaissance de piété de respect pro-
fonda et certes nous osons dire que nous le remplìssons
avec une grande joie.
De Vos Seigneuries très Excellentes.
Le plus humble, le plus reconnaissant , et le plus
dévoué.
t ANTOINE ADOLPHE
Evèque d^ Alger.
DEL VESCOVO D' ALGERI
COLLA
CONGREGAZIONE MUNICIPALE
DI PAVIA
•*ft££g 75 §#&«*
N." XIII.
Geco viovleó et exceilentd òeiaueiwd,
J9
ai 1' honneur d' exposer avec une hunible et ferme
confìance à Yos Seigneuries le grave et délicat objet dù
voyage que je fais en ce moment à Pavie — peut-étre
déjà ne vous cst-il pas tout à fait étranger?..
Je suis, malore mon indignité profonde Evèque d'Hyp-
pòne en Afrique et le premier successcur , le successeur
immédiat de Saint Augustin sur le siége à jamais uni a
T illustre et antique siége de Saint Syr.
Dès mon arrivée a Hyppóne et sur ses ruines mèmes
où je venais de célébrer le saint sacrifice , où je fesaìs
une ordination mémorable , et ce me semblait par une
inspiration du Ciel^ j' eus la pensée d' inviter tous les
Eyéques de Franco en union avec Ieur nouveau fiere à
élever ensemble à cette place sacrée un monument le
moins indigne possible a la mémoire de mon très-saint
et très-illustre prédécesseur.
La lettre que je leur écrivis en conséquence sur la
pierre qui nous servait de premier autel fut accueillie de
tous avec transport, et sans tarder nous mimes résolu-
ment la main à 1' oeuvre quelque temps encore et le mo-
nument de Saint Augustin à Hyppóne sera cornine une
seconde arche de Pavie.... hélas !... ce ne sera pourtant
point par la magnifìccnce de 1' ouvrage , ou par quclquc
comparaison avec le trésor de son ainée , si ce voyage
n'est beni de Dieu et de Vous.
Lors de sa consécration une députation des Evèques
de France viendra de nouveau se joindre à *nous.... Mais
auparavant ils ont vivement désiré ainsi que nous , ah !
pouvions nous ne pas ètre le premier à desirer de cet
inexprimable désir , pouvoir piacer dans V autei d' Hyp-
póne une insigne relique de son Evéque
Est-il nécessaire, nobles et excellents seigneurs, d'ex-
pliquer davantage le but de mon pélerinage ? o vous les
gardiens fidelles et zélés de ce dépót sacre, qui en com-
prenez sì parfaitement le prix soyez touchés de notre
respectueuse et ardente supplique. C est aux pieds de
1* Arche célèbre qui vous est sì chere , et en embrassant
vos genoux que nous vous conjurons par Augustin lui-
mème de ne pas rejeter notre demande, celle de tant
d' Eveques , du Roi lui-mème qui a voulu que ce flit à
ses frais que nous fissions ce beau voyage, de notre pau-
vre église renaissante , de 1' église d' Hyppóne désormais
inséparable de celle de Pavie....
C est pour cela que nous vous prions d' accepter la
belle mosaique extraite par nous des ruines de la ville
d' Augustin, et que nous serions heureux de voir placèe
devant l'Arche de sa seconde patrie; e' est pour cela en-
core que nous avons óté de notre doigt pastoral et atta-
ché à l' urne sacrèe que vous nous avez permis d' em-
brasser 1' anneau qui signifiait l' alliance , et que nous
avons couvert le matin de nos derniers baisers et de nos
dernieres larmes e' est pour cela !
Si votre reponse que nous osons vous demander aussi
prompte que le permettra la gravite du sujet est favo-
rabìe , oh ! il est impossible qu' elle ne le soit pas ! ? si
celle du vénérable Chapitre de cctte Illustre Eglise^ si
celle de son saint et bien-aimé Pontife est conforme à la
votre, nous nous prosternorons de nouveau aux pieds
mille fois bénis du saint Pere qui connaìt Y ardeur de
nos desirs, et dont le coeur les approuve, pour solliciter
le bref nécessaire à leur entier et définitif accomplissement.
Et alors un Evèque viendra encore à Y Arche sacrèe
recevoir de vous le don excellent que nous serons heu-
reux et fiers de vous redevoir, qui j etera un nouveau lu-
stre sur votre admirable piété envers Saint Augustin....
puis , sur un vaisseau du Roi , accompagnò d' autres Evè-
ques il le rapporterà en triomphe vers le rives consolées
d' Hyppóne !
Je n' ai ni le temps ni la force de continuer, de re-
prendre cette lettre écrite durant les dernieres préoccu-
pations de mon pénible départ.... d' ailleurs je ne le crois
pas nécessaire tant ont été bons pour nous ceux d' entre
vous qui ont bien voulu assister à ce que nous appele-
rons nolre entrevue avec votre avec notre Augustin!
Veuillez en nous excusant de la sorte recevoir Y hom-
mage sincere de notre profond respect , de tous les sen-
timents dont déborde ce soir le cceur de Y heureux et
indigno Eveque d' Hyppóne et d' Alger.
Pavie , a Y Arche de St. Augustin
ce 25 Mars 1842.
t ANTOINE ADOLPHE,
Évèque d' Alger.
PC XIV.
Très Illustre et très exeellent Monseigneur.
V otre àrrivée en cette ville, que Vous avez saluée corn-
ine seconde patrie de Saint Augustin , nous révéla dans
toute sa sublimiti votre divine pensée lorsque inspiré par
la plus fervente rcligion , par les sacrées ruines d' Hyp-
pòne , par votre sainte mission , vous étes venu vous
prosterner aux pieds de 1' Arche qui renferme les précieu-
ses reliques de Saint Augustin , trésor dont est fiere au-
tant qu heureuse la ville de Pavie, alors vous étiez,
Monseigneur , et nous le sommes aujourd' hui avec vous
plein d' espérance que vos voeux seraient un jour exau-
cés , et avec les vótres , ceux de tous les fidelles.
Yotre oeuvre sainte sera bénie de Dieu P et 1' Eglise
Catholique aura par vos soins réunis en son sein les en-
fans , hélas ! malheureusement dégénérés de Saint Augu-
stine l'Eglise devra a vous la nouvelle ere, l'ere de salut
qui va briller pour les peuples d' Afrique , qui pleins de
reconnaissance pour une si celeste faveur, adresseront des
actions de grace avec nous , au Tout-Puissant ? et béni-
ront votre Roi , qui posa lui inème les premiers fonde-
ment de cette heureuse réunion , en vous en confiant la
grande mission , choix qui fut approuvé, avec une pieuse
et surc confiance par le Saint Pere, et toute l'Eglise ap-
plaudii au zcle courageux, avec lequel vous avez relevé
m%m 77 m$M&
l'étendard de J. C, qui gissait sans honncur depuis qua-
torze sicclcs , sur cettc terre sì chere à la mémoire du
Saint qui répandit tant de lumière, dans le monde chré-
ticn: oh! de quelle joie ne doit pas ètre remplie son ame
immortelle ! en voyant son ancien troupeau revivre et cro-
itre à 1' ombre salutaire du signe de la foi...
Nous avons admirè en vous le successeur immédiat de
Saint Augustin... Nous fùmes heureux d* assister au divin
ministère que vous ètes venu célébrer ici , et e est aux
pieds de Y Arche sacrée que vous avez embrassée , que
vous avez couverte de baisers, que vous avez baignèe de
vos larmes en détachant de votre doigt pastoral Y anneau
d' alliance pour en faire hommage à Y Arche me me , où
nous avons pleure avec vous , que nous vous assurons
qu'avant que vous eussiez manifeste votre demande, nous
y avions déjà adhéré, sans doute vous Y avez compris ,
nous y refuser ne nous était pas possible , bien que la
moindre partie de ce dépót sacre nous soit chere, et
précieuse , comme elle est chere et précieuse à toute la
ville , mais Dieu qui vous a appelè en Afriquc pour le
bien de la renaissante Eglise , ne nous a pas trouvés
sourds à sa voix , au contraire, nous n avons vu qu un
devoir de charité doux à remplir, et satisfaisant à votre
demande, k celle du Glergé francais, et du Roi lui me-
me, demando que vous avez exposée d' une sì touchante,
d' une sì eloquente maniere.
Ayez don e part à notre inestimable trésor , nous vous
1' offrons de grand coeur avec le vénérable Chapitre de
la Cathédrale et la ville, qui, dès qu elle connut votre
desir, s' empressa d' y donner son consentement par le
moyen de ses représenlans; consentement, qu ils accueil-
lerent avec des transports de joie ; S. E. notre bien-ai-
mé Pasteur , au jugement de (jui s' est laissè le choix de
78
la partic qui doit vous ètre donnée a voulu signalcr sa
générositè en vous acordant V avant-bras ( ou cubilus )
du coté droit, de la longueur d' un pied francais environ.
Nous attendons avec anxiétè V avis qu un Evèque de
France Vienne prendre cette insigne relique de Saint Au-
gustine que notre digne Prélat ótera de l'Arche, et con-
sacree aux communes espérances s remettra dans ses
mains, à fin qu' elle soit rendue à sa premiere patrie; ce
jour sera pour nous une religieuse fète, et nous serons
ravis avec vous que ce gage de notre dévotion à Saint
Augustin soit recu en triomphe aux rives consolées
d' Hyppóne.
Fidelles exécuteurs de vos volontés nous placerons aux
pieds de Y Arche de Saint Augustin la mosaique que nous
apprécions, extraite par vous des ruines d' Hyppóne , et
que vous daignez offrir à notre ville } don, que nous
acceptons avec la plus vive reconnaissance, car il eterni-
sera panni nous la mémoire d' un événement qui sera
un des plus beaux et des plus lumineux de notre patrie,
formant cornine vous le dites, Y alliance du nouveau sié-
ge d' Hyppóne et de 1' antique de Saint Syr.
Agrécz, Monseigneur, les sentiments de profonde véné-
ration de tous les habitans de Pavie, et en particulier de
Vos tres-humbles seiviteui's
Pavie, du Palais Municipale le 16 Avril 4842.
Del Maino Podesfat.
Nocca Asse ss tur.
P>urdet Assesseur.
Erba Assesseur.
Platner Assesseur.
79
N.' XV.
Très NobleS) très Eoccellents Seigneurs
Avec quelle joie vraiment inexprimable, avec quelle pro-
fonde gratitude j' ai rccu dans leur heureux temps Ics
lettres si parfaites par lesquelles répondant avec une ad-
mirable générosité a mes humbles et ardentes supplica-
tions vos très illustrcs Seigneuries m'annoncaient quel
trésor m' etait providcntiellement attribué pour mon Egli-
se d' Hyppóne la soeur, la fdle désormais et à toujours
tendrement unie et reconnaissante de celle de St. Syr.
Oh ! avec quelle impatience j' attendais le moment dif-
féré de jour en jour où je pourrais enfìn vous répondre,
vous témoigner ce que nous avaient fait óprouvcr ces let-
tres, trésor insigne aussi de notrc Eglise fortunée, autant
toutes fois que des paroles et expressions quelconques peu-
vent témoigner ces choses en aucune langue ! . . .
Ce moment, ce bienheureux moment, attendu depuis
trois mois et plus et dont 1' attente semble avoir mainte-
nant doublé la douceur, il arrive à l' instant mème, ce
matin... Nous recevons en effet le bref de Sa Sainteté le
Pape Grégoire XVI glorieusement regnant, qu' il regne
ainsi de longues et prospères années ! aclressè à 1' Illu-
strissime et Reverendissime le bien-aimé Monseigneur
Louis Tosi Evcque de Pavie et cclui qui nous est adressé
à nous-meme sur cct intéressant sujct: Ainsi tous nos
voeux sont comblés et la mesure déborde comme la joie
et la reconnaissance de nos cceurs profondémcnt éums.
Quelques semai nes encore et ce ne sera plus par ccs
froides expressions, mais de bouche et de camr tout à la
fois que nous essaierons de vous remcrcier !.... Aujourd'huy
et au moment d' un départ precipite pour de très lointai-
nes contrées ce n'est que le premier élan de notre bon-
heur et de notre gratitude.
Déjà un batiment de Y état nous a été promis par le
Gouvernement du Roi des Francais, déjà le reliquaire
précieux se prépare, la mosaique convenablement enca-
drée dans du marbré est bientót prète a partir... Fasse
le Ciel qui nous a été si favorable jusqti' ici que rien ne
traverse nos gracieux projets et que ce que nous avons
résolu au tombeau si célèbre de Saint Augustin et icy à
très peu de jours de nouveau sur les ruines consolées
d' Hyppóne sa bien-aimée se puisse bientót accomplir
sous vos généreux auspices.
G est dans ces sentiments,, très illustres et très nobles
et très puissants Seigneurs, et en vous priant d' excuser
le retard et la précipitation de cette lettre , et avec le
respect le plus profond que j' ai Y honneur d' ètre.
De Vos Seigneuries et Excellences.
Le très Humble, très Obéissant et très paifaitement Dévouè
Servitemi avec le cceur d' un Citoyen de votre chere Cité
f ÀNTOINE ADOLP1ÌE
Evèque d' .Viger
Àu Palais Episcopal d' Alger le huit Aout 4842,
Sì
N.° XVI
A bord du Vaisseau le Pharamond par le travers
des Iles Baléares i.er Octobre i84«.
Très Nobles et très Excellents , Seìgneurs
V ous daignerez excuser ces quelques lignes écrites au
milieu des flots agités et d' une main mal assurée... heu-
reusement que le cceur qui les diete est ferme dans sa
reconnaissance et dans l' entreprise sacrée à l' accomplis-
sement de laquelle vous nous avez tant aidés.
Soyez bénis de nouveau pour le don si précieux dont
nous allons reclamer la remise , apportant avec les dépu-
tés de mon Eglise renaissante les lettres Pontificales et la
Mosaique promise avec tant de bonheur et que nous de-
manderons la permission de piacer de nos mains amies
devant 1' Arche sacréé.
Nous espérons , très nobles , très chers et très excel-
lents Seigneurs , ètre arrivò à Pavie le dix ou le douze
de ce mème mois... le vingt huitième jour nous voudrions
déposer à Hyppóne l' insigne relique. Un batiment a été
mis à notre disposition par le Roi et nous attend dans
la rade de Toulon. Nous y avons donne rendez-vous à
tous ceux qui doivent venir de France avec nous à
Hyppóne.
6
82
Pourquoi quelqu' un d' entre vous ne nous y peut-il
point accompagner aussi?
L' agitation de la mer m' empèche de continuer. Je re-
clame encore une fois toute votre indulgence et vous
supplie d' agréer avec notre bienveillance accoutumée ,
l' hommage de tous les sentiments , avec lesquels j' ai
V honneur d' étre.
Très nobles et très excellents Seigneurs.
votre très humble , très obéissant,
très reconnaissant et dèvouè
t ANTOINE ADOLPHE
EVÉQUE D'ALGER.
JjSxottsm. turbati
ED
■massa 85 %mm>
N.° XVII.
Pavia oggi giorno venticinque del mese di
Marzo dell9 anno mille olio cento qua-
ranta due ( 23 Marzo X 842 ).
JrArrivato fra noi nel giorno 23 andante mese Monsignore
Antonio Adolfo Dupuch Vescovo d' Ippona e d' Algeri
accompagnato dal Reverend.mo Canonico Ordinario Fran-
cesco Saverio Daidou Arciprete Parroco della sua Catte-
drale per venerare le sagre spoglie di S. Agostino, manifestò
fervidamente questo principale oggetto del suo viaggio a
S. E. Reverend.ma Monsignore Luigi Tosi Vescovo di questa
Diocesi, e quindi lo pregò che gli concedesse di ammirare
il prezioso Deposito , di cui va gloriosa la Città di Pavia.
Ben contento il nostro Prelato di potere appagare questo
giusto e pio desiderio di Monsignore Dupuch immediato
successore di quel Santo, che veniva a venerare, si recò
questo giorno alle ore una pomeridiane nella Cattedrale
col Vescovo d' Algeri , e Canonico Daidou , ove ricevuto
dal Clero, e dal Sig. Marchese Tommaso Del Majno Po-
destà, e dal Sig. Ingegnere Burdet Assessore Municipale
si portò ai piedi della magnifica Arca.
Ivi prostrati tutti in religioso atto si consegnarono dai
Depositari le chiavi , e levata la ferrata e V imposta di
cristallo , fu tratta da un Sacerdote con cotta e stola la
sacra urna , e si collocò su d' un tavolo appositamente
addobbato ed attorniato da Chierici con cerei accesi.
Si aperse la Gassa d' argento , e si estrasse quella di
cristallo che conserva le insigni reliquie di quell'illustre
Dottore della Santa Chiesa e celebre propagatore e soste-
nitore del Cristianesimo in quelle regioni, che ora sorgono
a nuova vita dopo quattordici secoli che il benefico lume
della nostra Religione si spense allo spegnersi di queir Uomo
grande che lo vivificava.
Alla vista di quelle sacre spoglie tutti s'inginocchiarono
devoti, ed ammirarono commossi Monsignore Dupuch, che
tutta sentendo Y altezza della sua nobile missione, intercedeva
supplichevole l'ajuto di S. Agostino presso quel Dio da cui
solo dipende l'esaudimento de' suoi voti. Non sapeva stac-
carsi da quell'urna, che baciò e bagnò delle più calde
lagrime.
Avanti che riposta fosse Y urna nella cassa d* argento,
trasse egli dal suo dito l'anello pastorale, e lo appese con
un nastro di seta rosso ad uno dei lati della medesima
in omaggio alla santa reliquia come a memoria perenne
del suo pellegrinaggio in questa Città e deli' alleanza che
veniva stringendo tra la nostra, e la novella sua Chiesa,
Fece nello stesso tempo ardentemente la domanda che
aperta la cassa gli fosse concessa una insigne reliquia
delle sacre spoglie per arricchirne la sua Chiesa d'Ippona.
S. E. Reverend.ma Monsignor Tosi avvertì Monsignore Ve-
scovo Dupuch esservi divieto Pontificio con pena di sco-
munica a chiunque ardisse di rompere i suggelli, e di
aprire la cassa del Deposito senza uno speciale decreto
della Santa Sede, ed il Signor Marchese Del Majno Podestà
espose allo stesso Monsignore Dupuch che occorreva che.
la di lui domanda dovesse essere fatta in iscritto a S. E.
Monsignore Vescovo, al Reverenda Capitolo della Cattedrale,
ed al Municipio come quelli che sono i depositari di questo
inestimabile tesoro»
Restituita Y urna nel luogo del suo deposito dallo stesso
Sacerdote si rimise l'imposta di cristallo , e la ferrata venne
chiusa rendendosi le chiavi ai Depositari. Compiutosi così
questo atto solenne tutti si separarono penetrati dai sen-
timenti religiosi che inspirò.
Il presente processo verbale venne steso in triplo ori-
ginale, dei quali ne fu ritirato uno da S. E. Monsignore
Vescovo Luigi Tosi, il secondo dal Reverendissimo Capi-
tolo di questa Cattedrale, ed il terzo dalla Congregazione
Municipale.
f Luigi Vescovo.
Tommaso del Majno Podestà.
Giambattista Burdet Assessore Municipale.
Canonico Pietro Falciai Cerimoniere per il Reveren-
dissimo Capitolo.
N.° XVIII.
Pavia il giorno dodici di Aprile dell' ) anno
4 842.
Processo verbale di visita fatta alla Cassa
di cristallo contenente le Sacre Spoglie
del Corpo di S. Agostino per C esterna
ispezione di una Reliquia insigne da con-
cedersi a S. E. Reverendissima Monsignor
Antonio Adolfo Dupuch Vescovo d? Ip-
pona e di Algeri.
u, E. Reverendissima Monsignor Antonio Adolfo Dupuch
venne a Pavia nel giorno 23 del p. p. Marzo per venerare
il Sacro Deposito di S. Agostino che si conserva nella
nostra Cattedrale nella magnifica Cappella eretta per opera
di S. E. Reverendissima il nostro Monsignor Vescovo , dove
venne rialzato il bel monumento antico di marmo, chia-
mato F Arca di S. Agostino nella quale riposano le sacre
Spoglie del Santo Dottore.
Avendo inteso S. E. Reverendissima Monsignor Dupuch
che il Vescovo, il Capitolo della Cattedrale ed il Municipio
della Città di Pavia sono i custodi e possessori del sacro
Deposito di S. Agostino, il giorno avanti alla sua partenza
con tre sue separate lettere in data del 25 Marzo 4842
scritte dal Palazzo Vescovile di Pavia, una diretta all'Eccel-
lentissimo nostro Vescovo, l'altra indirizzata all'Illustrissimo
89
e Reverendissimo Capitolo della Cattedrale, e la terza inviata
all' Illustrissimo Podestà e Municipio di Pavia, porse le sue
preghiere e fece vive istanze per avere una reliquia insigne
delle sacre Spoglie di S. Agostino , onde arricchire di
questo prezioso tesoro la sua Chiesa d'Ippona.
Avendo avuto gli opportuni e convenevoli riguardi al
Vescovo d'Ippona, S. E. Reverendissima Monsignor D. Luigi
Tosi, T Illustrissimo e Reverendissimo Capitolo e l'Illustris-
sima Congregazione Municipale dopo maturo esame e gravi
considerazioni hanno di comune consenso determinato di
assecondare la domanda del Prelato africano, e fissato il
giorno 42 di Aprile per ispezionare le ossa del sacro
Deposito, e determinare il pezzo ragguardevole che si era
stabilito di accordare in dono al Vescovo della risorta
Chiesa d'Ippona.
In seguito a questa determinazione la sera di questo
giorno 42 Aprile 4842 alle ore sette e mezzo si trovarono
tutti insieme nel Palazzo Vescovile S. E. Reverendissima
Monsignor D. Luigi Tosi Vescovo di Pavia e Consigliere
Intimo attuale di S. M. I. R. A. col di lui Segretario Molto
Reverendo Sacerdote D. Giovanni Emmanuel professore di
Studi Biblici nel Seminario Vescovile, il Reverendissimo
Sig. Canonico Ordinario Teologo G. C. D. Carlo Vigoni
prò -Cancelliere della Curia Vescovile, l'Illustrissimo Sig.
Marchese Avvocato Tommaso Del Majno Podestà della R.
Città di Pavia, il Reverendissimo Sig. Canonico Ordinario
D. Giovanni Bosisio Penitenziere Maggiore della Cattedrale,
l'Illustrissimo Sig. Prof, di Medicina Legale Dctt. Camillo
Platner Rettore Magnifico dell' I. R. Università Fabbricere
della Cattedrale, f Illustrissimo Sig. Cavaliere D.Barto-
lomeo Panizza Professore di Anatomia umana, e l'Illustris-
simo Sig. Dott. Luigi Scarenzio Professore di Patologia
ambidue della stessa Università , e tutti insieme si sono
90
recati nella Chiesa Cattedrale , e pervenuti nella Cappella
di S. Agostino , S. E. Reverendissima Monsignor Vescovo ,
il Canonico Penitenziere Deputato dal Reverendissimo Ca-
pitolo , e T Illustrissimo Sig. Marchese Del Majno Capo
della Congregazione Municipale hanno consegnate le rispet-
tive chiavi agi' inservienti della Chiesa ivi preparati coi
lumi accesi all' altare del Santo. Con queste chiavi si fece
aprire la custodia , che trovasi sotto la mensa e sotto
!■ arca di marmo dell' altare di S. Agostino. Aperti i can-
celli S. E. Reverendissima s'inginocchiò sull'ultimo gradino
dell' Altare , e fatta breve secreta orazione , dal Sacerdote
assistente alla Sacrestia del Reverendissimo Capitolo D. Luigi
Valle vestito di cotta e stola si estrasse la Cassa d'argento
che racchiude quella di cristallo dove si conservano le
sacre Spoglie del Santo, ed avendola riposta sopra di un
tavolino coperto di damasco rosso, e di tovaglia bianca
circondato da torce accese , si aprì la serratura della cassa
d' argento, e se ne cavò fuori la cassa di cristallo, la-
sciandone intatti i sigilli.
Allora F Illustrissimo Sig. Podestà Marchese Del Majno
rappresentante la Congregazione Municipale, ed il Signor
Canonico Penitenziere Bosisio rappresentante l' Illustrissimo
e Reverendissimo Capitolo della Cattedrale , invitarono S. E.
Reverendissima Monsignor Tosi ad osservare diligentemente
dall' esterno dei cristalli da ogni lato le sacre Spoglie di
S. Agostino, pregandolo di determinare l'insigne Reliquia,
che la di Lui saggezza avrebbe creduto convenevole d'es-
sere accordata in dono a S. E. Monsignor Dupuch per la
sua Chiesa d' Ippona. S. E. Reverendissima Monsignor Tosi
nostro amatissimo Vescovo penetrato dal più vivo desiderio
di favorire il diletto suo Fratello Monsignor Dupuch, dopo
di avere esaminati fra le ossa del Sacro Deposito i pezzi
più conservati e notabili prevenuto da una santa ispira-.
zionc ne mostrò uno a dito: allora l'Illustrissimo Signor
Podestà ed il Canonico Penitenziere pregarono il Signor
Cavaliere Bartolomeo Panizza Prof, di Anatomia umana a
dare la denominazione del pezzo, sul quale era caduta la
scelta fatta da S. E. Reverendissima, ed egli asserì essere
l'ulna ovvero l'osso del cubito del braccio destro della lun-
ghezza di circa dodici pollici ; i sigg. Professori Platner e
Scarenzio confermarono l'asserzione del Signor Cavaliere
Professore Panizza essendo stati tutti e tre invitati espres-
samente a tale uopo a questo atto solenne. Ottenuta che
si ebbe la dichiarazione che il pezzo mostrato a dito da
S. E. Reverendissima Monsignor Tosi era l'ulna del braccio
destro di S. Agostino, il Canonico Penitenziere pregò la
compiacenza del Signor Professor Scarenzio di metterne in
iscritto la denominazione e la dimensione, ed egli ebbe
subito la bontà di scriverla in questi termini: l'ulna od
osso del cubito del lato destro della lunghezza di circa
<un piede parigino. La scrisse in tre separati biglietti , e
ne diede uno a Monsignor Vescovo, l'altro all'Illustrissimo
Signor Podestà, ed uno al Reverendissimo Sig. Canonico
Penitenziere,
Essendosi l' Illustrissimo Signor Podestà Marchese Del
Majno, ed il Delegato del Capitolo Signor Canonico Pe-
nitenziere dichiarati contenti della scelta fatta da S. E.
Reverendissima, si collocò di nuovo il Sacro Deposito nel
suo luogo assegnato , ripostivi i cancelli chiusi colle rispet-
tive chiavi, avendo ciascuna parte ritirate le proprie.
Terminata F ispezione prima di sciogliere il Consesso e
di sortire dalla Cappella di S. Agostino Sua Eccellenza Re-
verendissima Monsignor Tosi esternò all'Illustre Adunanza
il proprio desiderio, che venisse stesa a perpetua memoria
una circostanziata relazione di quanto era accaduto , e
sottoscritta da tutte le persone che ebbero parte e furono
presenti a questo atto, bramando che il processo venisse
formato in triplo originale e ne venisse consegnato uno
alla stessa S. E. Reverendissima, l'altro all' Illustrissimo e
Reverendissimo Capitolo e il terzo all' Illustrissima Con-
gregazione Municipale.
f Luigi Vescovo.
Canonico Penitenziere Giovanni Bosisio.
Tommaso del Màjno Podestà.
Bartolomeo Panizza Professore di Notomw.
Camillo Platner Professore di Medicina Legale.
Luigi Scarenzio Professore di Patologia ecc.
Canonico Teologo Carlo Vigoni Pro -Cancelliere.
N.° XIX.
Processo verbale della estrazione dell' insigne
"Reliquia di Sani Agostino da trasportarsi nella
Chiesa di nuovo eretta sulle rovine dy Ippona ,
e della consegna di Essa a Monsignor Ve-
scovo d1 Algeri.
L III.™0 e Rcv.mo Monsignor Antonio Adolfo Dupuch Ve-
scovo di Giulia Cesarea ( Algeri ), Assistente al Soglio Pon-
tificio Cavaliere dell' Ordine regio della Legione d' Onore ,
fatte vivissime instanze a voce e per lettere a Sua Eccel-
lenza Rev.ma Monsignor Luigi Tosi Vescovo di Pavia Con-
sigliere intimo di S. M. I. R. A. l' Imperatore Ferdinando I. ,
all'Ili."10 e Rev.mo Capitolo della Chiesa Cattedrale ed al-
l' Ill.ma Congregazione Municipale di questa Città per
ottenere una Reliquia insigne del prezioso Corpo di
Sant' Agostino , ed ottenutala dalle Autorità Ecclesiastica
e Civile, a cui ebbe ricorso colla condizione ch'Egli ri-
portasse dal Sommo Pontefice la richiesta permissione, co-
me il tutto consta dai Processi verbali 25 Marzo, e 42
Aprile del corrente anno a tale uopo distesi, e dalle Let-
tere che furono spedite in risposta alle fervide inchieste
summentovate , si recò per la seconda volta da Algeri in
Pavia, dove giunse in questo giorno 42 di Ottobre alle
ore 42 meridiane portando seco il Musaico estratto dalle
ruine d* Ippona e già promesso ad ornamento di questa
Cappella di Sant' Agostino, ed il Breve Pontificio nel quale
Sua Santità, encomiata la generosa pietà della Chiesa Pa-
vese e riconosciuto equo e santo il desiderio del Vescovo
d'Algeri, accorda la facoltà a Sua Ecc.za Rev.ma Monsig.r
Vescovo di Pavia di fare Y estrazione della Reliquia, cioè
94
dell' Ulna del braccio destro del Santo Dottore per una-
nime e commendevole consentimento conceduta alla Chiesa
d' Africa.
Determinata Y ora pomeridiana dello stesso giorno \ 2
Ottobre per la Sacra Funzione , S. E. Rev.ma Monsig.r
Luigi Tosi Vescovo di Pavia insieme all' Ill.mo e Rev.mo
Monsig.r Antonio Adolfo Dupuch Vescovo d'Algeri venne
alla Chiesa Cattedrale pontificalmente , preceduto dal suo
Secretario Sac.tQ Giovanni Emmanuel professore degli studi
biblici nel Seminario Vescovile e dal Sig. Abate Giuseppe
Boyer Secretario particolare del Vescovo d' Algeri. Suona-
vano le campane a solennità. Giunto alla Cappella di
Sant' Agostino vi trovò riuniti Y Ill.mo Sig. Marchese Don
Tomaso Del Majno Podestà assistito dai Sig." Assessori
Luigi Nocca ed Ingegnere Giovanni Battista Burdet rappre-
sentanti 1' lll.ma Congregazione Municipale col Sig. Dott.
Amilcare Carlotti membro della Facoltà Politico-Legale della
I. R. Università Segretario Municipale , il Rev.mo Sig.
Can.co Don Pietro Lanfranchi Sindaco 5 ed espressamente
Deputato dal Consesso Capitolare Direttore degli Studi
Teologici nel Seminario Vescovile di Pavia col Rev.mo
Sig. Can.co Teologo Dott. Carlo Vigoni ed il Rev™0 Sig.
Can.c0 Primicerio Don Gioachimo Vitaloni Cancelliere della
Curia Vescovile ed i Sig.rl Dott." Camillo Platner Profes-
sore di Medicina Legale e Rettore Magnifico di quest' anno
dell' I. R. Università degli Studi e Giacomo Rruch Medico
Chirurgo Municipale 3 Chirurgo primario e Bibliotecario
dello Spedale Maggiore, membro della facoltà Medico Chi-
rurgica Farmaceutica dell' I. R. Università a tale oggetto
da S. E. Rev.ma invitati.
Son parimenti intervenuti alla Sacra Funzione rappre-
sentanti il Clero e la Chiesa d' Africa il Sig. Cordouan
Sacerdote Stefano Andrea Arciprete Curato della Chiesa
della B. V. Maria Primaria Parrocchia di Tolone Vicario
Generale onorario della Chiesa d' Algeri Cavaliere della Le-
gione d'onore, il Sig". G' Stalter Sacerdote Maria Ubaldo
Canonico Titolare della Chiesa Cattedrale d' Algeri, e Se-
cretano generale del Vescovato , ed il Sig. Manóso Padre
Gervaso Tenente Vicario generale Castrense della Reggenza
di Spagna in Algeri Subdelegato Apostolico e Subdelegato
del Patriarca delle Indie in Africa Canonico Onorario della
Chiesa Cattedrale d' Algeri.
Onorarono pure V augusta Cerimonia della loro presenza
l'I. R. Consigliere Delegato D. Antonio Bellati, i Rev.mi
Canonici della nostra Cattedrale , molti Rev.di Parrochi e
Sacerdoti della Città e Diocesi, molte illustri persone e
grandissima affluenza di popolo.
Fatta da amendue i Prelati ai piedi dell'Altare del Santo,
insieme alla comitiva ed al popolo accorso , breve e de-
vota orazione Monsignore Vescovo d' Algeri presentò il
Breve ottenuto dal Sommo Pontefice Gregorio XVI al
Vescovo di Pavia , il quale ordinò al proprio Secreta-
no di farne lettura ad alta voce ; il che eseguito , fu-
| rono aperti i cancelli di sotto all' Altare di Sani Agostino
e trasportata la Cassa d' argento su di una Mensa decen-
temente preparata sul mezzo della Cappella medesima di
fronte all' Altare. Si estrasse da quella 1' Urna di Cristallo
contenente le Sacre Spoglie del Santo ; indi riconosciuti
intatti i sigilli e trovata ogni altra cosa corrispondente
alla descrizione registrata nel Processo verbale 26 Agosto
-1833 che il Cancelliere Vescovile avea immediatamente
prima letto a chiara voce e teneva tuttavia in mano , fu
dischiusa 1* Urna Sacra.
Quando fu l'Urna aperta Sua Eccel.za Monsig.r Vescovo
di Pavia, l'Ili.»10 Sig. Marchese Del Ma j no Podestà coi due
Sig.ri Assessori , il Rev.mo Canonico rappresentante il Ca-
pitolo, ed i summentovati Sig.ri Medici e particolarmente
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il Professore Camillo Platner che fu presente nella stessa
qualità quando veniva il Sacro Osso determinato dal Ve-
scovo di Pavia a concedersi in dono a Monsig.r d' Algeri
per la rifiorente Chiesa d' Àfrica , riconobbero quale era
1' Ulna del braccio destro già prima destinata.
Allora S. E. Rev.ma il Vescovo di Pavia estrasse dal-
l'Urna la Sacra Reliquia, e la presentò ai due periti del-
l' arte summentovati , i quali minutamente consideratala
dichiararono essere quella veramente 1' Ulna del braccio
destro e presene le più esatte misure ne distesero minuta
descrizione che al presente documento si connette. La
quale cosa eseguita, tenendo il Vescovo di Pavia in mano
T estratta Reliquia , fu di nuovo ed immantinenti chiusa
T Urna di Cristallo , e sigillata con nastro di seta bianca
e cera lacca per mano del Sig. Cancelliere Vescovile col
suggello del Vescovo di Pavia , e riposta entro la Cassa
d' argento, fu collocata sull' Altare.
Quindi S. E. il Vescovo di Pavia consegnò all' Ill.mo
e Rev.m0 Vescovo di Algeri la Reliquia estratta baciandola
amcnduc neh" atto istesso con grandissima riverenza e
commozione : indi il Vescovo d' Algeri ricevuta la Reliquia
in un bacile d' argento la espose alla pubblica vista e
devozione , e presala colle proprie dita ha benedetto con
rito pontificale il popolo intervenuto. Inoltre vennero po-
sti a custodia di Essa, secondo che piacque al Sommo
Pontefice di ordinare nel sullodato Breve , i sigilli del
Vescovo di Pavia su di nastro di seta bianca.
Cantata da ultimo Y Antifona = 0 Doctor optime zz;
fu detta li Orazione zz Deus qui abditiora zz; dal Vescovo
di Pavia, e riposta sotto l'Altare la Cassa d'argento con-
tenente 1' Urna di cristallo colle Sacre Ossa , e chiusi nel
solito modo i cancelli colle chiavi del Vescovo, del Capi-
tolo , e del Municipio , processionalmente si recarono i
due Vescovi colla descritta comitiva al Palazzo Vescovile:
Monsig.r d'Algeri portando seco involto in ricco velo il
preziosissimo dono e seguendolo Monsig.r Vescovo di Pa-
via, mentre il Clero cantava l'inno dei Santi Pontefici, ed
il popolo con venerazione accompagnava la Santa Reliquia.
f Luigi Vescovo di Pavia, f Antoine Adolphe Evèque
d" Alger.
Giovanni Emmanuel Prof. Joseph Boyer Secrétaire par-
degli Studi Biblici nel Se- ticulier de S. Exc. Ré-
minario Vescovile e Secre- vérendissime Monseigneur
tarlo di S. E. Rev.ma Mon- P Evèque d? Alger.
signor Vescovo di Pavia. Etienne André Cor douanCha-
Canonico Ordinario Pietro noine Cure de Notre-Da-
Lanfranchi Direttore degli ine de Toulon Vicaire gé-
Studi Teologici nel Semi- néral d? Alger.
nario Vescovile di Pavia Marie U balde G"* Stalter Cha-
Dep.to delV Illjno e Rev.m° noine titulaire de la Cathé-
Capitolo della Cattedrale. drale aV Alger et Secrétaire
Canonico Teologo Dottore general de V Evèché.
Carlo Vigoni 1. R. Sube- Pere Gervais Manoso Réli-
conomo Promotore e Pro- gieuoc Trinitaire Chanolne
cancelliere della Curia Ve- honoraire de la Cathédrala
scovile di Pavia. d"1 Alger.
Marchese Tommaso Del Majno Podestà della Regia Città
di Pavia.
Luigi Nocca Assessore Municipale.
Ingegnere Giovanni Battista Burdet Assessore Municipale.
Dottore Amilcare Carlotti Secretarlo Municipale.
Dottore Camillo Platner Professore Ordinario di Medicina
Legale e Polizia Medica nelV 1. R. Università di Pavia.
Dottore Giacomo Kruch Medico Chirurgo Municipale di
questa Città, Chirurgo primario e Bibliotecario nel Ve-
nerando Spedale Maggiore, Membro della Facoltà Medico-
Chirurgico- Farmaceutica delV I. R. Università.
Canonico Primicerio Dottore in ambe le leggi Gioachimo
Vitaloni Cancelliere Vescovile.
7
98
ir xx.
Descrizione della forma e dimensioni dell' Osso
di Sani Agostino, ossia Ulna del Braccio de-
stro presentata dai due Signori Medici a ciò
invitati da S. E. Reverendissima Monsignor
Luigi Tosi Vescovo di Pavia , giusta le pre-
scrizioni del Sommo Pontefice Gregorio XVI
nel suo Breve.
L Osso che ci si presenta, stato or ora estratto dall' ur-
netta ove si custodiscono le venerate Reliquie di Sant'Ago-
stino, è quello del cubito, ossia V Ulna del braccio destro.
Tale lo giudichiamo e per la sua propria forma, e per
esservi la piccola fossa sigmoidea scolpita al lato destro
del processo coronoideo , visto l' Osso dalla parte poste-
riore dell' olecrano.
È quest' Osso ben consenato tanto nella sua estremità
superiore , quanto nel corpo. In quella distintamente si
notano e 1' olecrano e il processo coronoideo e le due
cavità sigmoidee grande e piccola. Solamente per picco-
lissimo tratto manca la sostanza corticale o compatta del-
l' osso così nel margine esterno dell' olecrano , come in
quello della piccola fossa sigmoidea.
Nella faccia posteriore verso la metà della lunghezza
totale la sostanza corticale o compatta è superficialmente
per breve tratto consunta.
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Verso l' estremità inferiore manca totalmente H capo ,
epperò anche il processo stiloidco , e 1' osso ivi fatto
cilindrico si fornisce come un po' irregolarmente troncato,
lasciando visibile nel mezzo V interna sua sostanza spu-
gnosa o midollare.
Le dimensioni di quest' Ulna prese sul piede di Parigi
sono le seguenti :
a) Lunghezza totale dalla sommità dell' olecrano al-
l'estremità inferiore troncata (Pollici nove e linee tre. 9. 3.)
/;) Distanza dalla sommità dell' olecrano a quella del
processo coronoideo (Pollici uno, e linee due. \. 2.)
e) Diametro trasversale della piccola fossa sigmoidea
( linee nove. 9. )
d) Spessore dell' Osso nell' estremità inferiore troncata
( linee sei e mezzo 6. \fè. )
e) Spessore del medesimo nel corpo e precisamente
nella parte più saliente del margine acuto ( linee sette 7. )
Pavia questo giorno di Mercoledì 12. del mese di Ot-
tobre 4842.
Dott. Camillo Platner Professore ordinario di Medicina
Legale e Polizia medica neW I. li. Università di Pavia.
Dott Giacomo Kruch Medico Chirurgo Municipale di
questa Cittày Chirurgo primario e Bibliotecario del Gene-
rando Spedale Maggiore, Membro della Facoltà Medico-
Chirurgico- Farmaceutica delV 1. R. Università.
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N.° XXI.
VENERABILI FIIATRI EPISCOPO PAPIENSI
GREGORIUS PP. XVI.
V enerabilis Frater, Salutem et Apostolicam Benedictionem.
Nihil certe gratius, nihilque optabiiius Nobis esse potest,
quam ut pus, justisque Venerabiliuin Fratrum Episeoporum
postulationibus ultro, libenterque annuamus. Exponendum
nobis curavit Venerabilis Frater Aduìphus Dupuch Juliae
Gesareae Antistes novum Hipponae templum S. Angustino
dicandum in praesentia excitari , ac propterea ipsum ve-
hementissime cupere insignenti aliquam ejusdem Sancti re-
liquiam babere, quae inibì possit coilocari. Et quonìam
mortales illius Sanctìssimi viri, et clarissìmi Ecclesiae Do-
ctoris exuviae isto in Cattedrali tempio Papìensi pie, re-
ligiose, ac splendide asservantur , iccirco idem Venerabilis
Frater ut sui voti compos fieri posset , id a te , Venera-
bilis Frater, atque ab isto Galhedralis Templi Canonico-
rum Collegio, et ejusdem Urbis Magistratu efflagitavit, ac
somma animi laetitia, ex comuni omnium consensu sta-
tutum est, ulnam dextri bracbii illius Sancti ei dandam
esse. Verum cum id absque hujus Apostolicae sedis venia
peragi baud possit, propterea quod ree. me. Benedicti XIII
Fraedecessoris Nostri Apostolicae Litterae die XXII Septem-
bris anno MDCCXXVIII. datae sub exeomunicationis poena
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co ipso incurrenda, id agerc vetant, iccirco cnixis prccibus
a Nobis postulavit, ut opportunam facultatem benigne largiri
velimus. Nos vero probe nosccutes nihil profecto aequius
nihilquc j usti uà , a Venerabili Fratre Juliae Gacsareae
Episcopo peti posse, (piani ut insigni aliqua S. Augustini
reliquia novum Hipponis templum ci dicandum ditetur ,
ul)i maximum illud Catholicae Ecclesiae lumen, decus,
atque praesidium, Episcopus fuit, ejusdem Venerabilis Fra-
tris desideriis quam libentissime annuendum censuimus.
Quam ob rem bisce litteris, Auctoritate Nostra Apostolica,
Tibi Venerabilis Frater , facultatem facimus , atque imper-
timur, ut ulnam dextri brachii S. Augustini ex mortalibus
illius cxuviis amovere, eamque decenti in tbeca collocare,
et Venerabili Fratri Juliae Caesareae Episcopo dare, libere,
ac licite possis et valeas. Quod tamen ea lego concessum
volumus , ut hac vice dumtaxat id peragere queas, utque
ea omnia diligentissime implenda cures, quae hac in re
peragenda dilectus filius Praesul Andreas Maria Frattini
Fidei Promotor Nostro jussu perficienda docet. Et quo
facilius perspicias quanam potissimum agendi ratione uta-
ris opportet, Nostris hiscc Litteris quidquid idem Fidei
Promotor docendum, ac praecipiendum censuit ipsissimis
verbis inscrendum mandavimus. >? Instructio prò R.mo
Episcopo Papiensi ad extrahendum os S. Augustini Epi-
scopi et Ecclesiae Doctoris ex Urna, quae sacras ejus
contine! exuvias ». Cum K.mn3 Praesul Antonius Adulphus
Dupuch Episcopus Juliae Caesareae a I\.mo Episcopo Pa-
piensi , et aliis, qui S. Augustini Corpus possident insi-
gnem aliquam reliquiam ejus pctierit, ipsi communi Con-
silio decreverunt eidem dare ipsius S.cti ulnam , seu os
cubiti dexteri lateris , dummodo Pontifìcis Maximi venia
intercederet. Hanc igitur a SS.m< D.no Nostro Gregorio XVI
quem Deus Ecclesiae, et rcipublicae bono diu sospitct,
R.mus Episcopus Julìac Cesareae enixe rogavit, et voti
compos factus est. Annuit siquidem SS.m™ Ù.nus 9 et
hac vice tantum derogans Àpostolicis Litteris S. M. Bene-
dicti XIII datis die XXII Septembris anni MDCCXXVIII;
aliisque contrariis non obstantibus , mihi commisit in-
structionem, qua res perficeretur. SS.mi mandatis obse-
quens haec brevissime adnotabo. Reverendissimus Episco-
pus Papiensis se se conferet ad templum, ubi S. Augu-
stini Corpus asservatur una cum suo Cancellano, et aliis,
quorum interest. Brevi peracta Oratione , ea qua decet
veneratione, et reverenda ex ara Deo dicata in honorem
S. Doctoris argentea capsa extrahatur, quae aliam conti-
net crystallinam in qua ejusdem Sancti exuviae sunt. De-
inde interior educta urna super mensam collocetur de-
center instructam, quam supra vel circum ardeant lumi-
naria , et seduto inspiciantur sigilla , quae eam firmant ,
an scilicet integra sint nec ne. Prae oculis etiam habean-
tur instrumenti tabulae, quae tunc exaratae fuerunt cum
eadern sigilla sunt apposita, et quae inibì descriptio sit
cum re conferatur , ut pateat utrum omnia conveniant ,
quae in instrumento habentur. Si intacta urna reperietur,
amotis sigillis recludatur , et saltem coram duobus medi*-
cae artis peritis S. Augustini ulna amoveatur , qui eam
sedulo describant. Tandem ipsa urna rursus occludatur ,
et Episcopi sigillis rite obsignetur : extractum vero os ,
quod Algerino Episcopo dandum est decenti theca loce-
tur , quam etiam firment sigilli R.mi Episcopi Papiensis.
Quibus peractis urna , quae continet S. Doctoris corpus
in argenteam capsam reponatur, et haec sub Ara. Quae
omnia Cancellarti Litteris consignentur, qui publicum hae
de re conficiat instrumentum , et alteri adnectat , quod
mox innuimus. In reliquis autem R.mi Episcopi Papiensis
suppleant religio , pietas, et solertia, quibus plurimum
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in Domino confìdimus. » Andreas Maria Frattini Sacri
Gonsistorii Advocatus, et Sanctae Fidei Promotor ». Haec
concedimus atque indulgemus, praecipimus et mandamus
non obstantibus commemoratis Benedicti XIII Decessoris
Nostri Apostolicis Litteris, aliisque quibuslibet aliorum
etiam Praedecessorum Nostrorum interdictis, ceterisque
omnibus in contrarium facientibus quibuscumque. Datum
Romae apud S. Mariam Majorem sub Annulo Piscatoris
die Vili Mensis Julii Anno MDCCCXLII. Pontificatus No-
stri Anno Duodecimo.
A. CARD. LAMBRUSCIIINI.
( L. S.)
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RELAZIONE
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DI UNA INSIGNE RELIQUIA
DEL CORPO DI S. AGOSTINO
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A MONSIGNORE
ANTONIO ADOLFO DUPUCII
VÉSCOVO DI ALGERI